Sonno, come cambia con l'età e in che modo influisce sulla vita

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Durante le varie fasi della vita non si riposa sempre allo stesso modo (Getty Images)
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A partire dalle prime settimane dei neonati il numero di ore e i momenti che dedichiamo al riposo si evolvono con la crescita: ecco quali sono le fasi principali

Da adulti non è possibile dormire come quando si è giovani: durante la vita il nostro organismo riduce progressivamente le ore quotidiane dedicate al sonno, che si fa anche meno profondo. Si tratta di un processo fisiologico che comincia fin dall’infanzia, come sottolinea anche la National Sleep Foundation statunitense.

 

Il sonno nei bambini - Durante le prime settimane di vita, un neonato dorme fino a 17 ore al giorno. Il suo sonno è detto “polifasico”, perché avviene in diversi momenti della giornata (di solito 4 o 5 ore alla volta) e non in un unico periodo. Il sonno comincia a diventare tendenzialmente monofasico dai 4 mesi in poi. Con il progressivo svilupparsi del sistema nervoso si inizia a destinare la notte al riposo e a restare svegli per una buona parte del giorno. Si tratta di un processo graduale nel quale i risvegli notturni e i pisolini diurni si diradano man mano che il bambino cresce.

 

I ritmi degli adolescenti - Con la crescita, si riducono le ore di sonno necessarie: secondo la National Sleep Foundation, un ragazzo tra i 14 e i 17 anni ha bisogno di dormire fra le 8 e le 10 ore. Il problema è che spesso i bioritmi sono sfasati rispetto agli orari imposti: gli studi più recenti affermano infatti che gli adolescenti faticano a dormire prima delle 23 e quindi dovrebbero svegliarsi non prima delle 7.30-8, ritmi difficilmente compatibili con gli obblighi scolastici.

 

Cambiamenti in età adulta - Nell’età adulta, invece, il sonno arriva prima la sera, per scomparire in anticipo la mattina. Ci si sveglia in maniera naturale fra le 7 e le 8 e anche il riposo notturno è frammentato: come riporta la National Sleep Foundation, da giovani si dorme fino al 95% della notte, mentre arrivati a 60 anni questa percentuale scende all’85%.

 

Riposo interrotto - Le interruzioni del sonno notturno avvengono soprattutto perché la nostra sensibilità all’ambiente esterno aumenta con l’avanzare dell’età. Si passa meno tempo nella fase del sonno profondo, e di conseguenza si è più suscettibili a luci e rumori di cui prima non ci si accorgeva. Il “sonno leggero” può essere visto oggi come una fastidiosa caratteristica, ma era fondamentale in epoche antiche, quando l’uomo doveva costantemente stare all’erta per evitare i predatori. Retaggio di questa atavica abitudine è il “secondo sonno”, molto in voga fino ai tempi della rivoluzione industriale. Come ha spiegato Daniel Lieberman, paleantropologo della Harvard University, nel libro “The Story of the Human Body”, fino all’Ottocento era normale per le persone delle classi agiate europee “spezzare” il sonno notturno in due tranche, svegliandosi dopo 4 o 5 ore.

 

Come dormire meglio - Di certo anche per gli adulti ci sono alcuni accorgimenti che possono aiutare a conciliare il sonno e frenare i risvegli notturni: per esempio andare a dormire e svegliarsi sempre alla stessa ora. Oppure praticare un’attività serale rilassante, come la lettura, e spegnere tutte le luci della casa mezz’ora prima di andare a dormire. Particolarmente deleteria è anche la luce blu degli smartphone, come hanno dimostrano degli studi recenti. L’Associazione Italiana Medicina del Sonno suggerisce infine di eliminare alcol e caffeina dal tardo pomeriggio in poi, di concentrare l’attività fisica nelle ore centrali del giorno, di moderare i pasti serali e di non lavorare mai con il computer dal letto.

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