Nuovi dettagli emergono dall'ordinanza del gip sul 36enne precipitato lo scorso 25 luglio dalla propria abitazione a seguito di una perquisizione da parte delle forze dell'ordine
Dopo l'arresto del poliziotto e i quattro avvisi di garanzia emessi dal gip, nuovi particolari emergono dall'ordinanza cautelare in merito al caso Hasib Omerovic, il 36enne precipitato il 25 luglio scorso dalla sua abitazione nel corso di una perquisizione degli agenti.
"Le cose non stanno come hanno scritto gli operanti"
Un messaggio in chat tra un ispettore e un collega citato nell'ordinanza cautelare parla di una relazione di servizio da redigere: "Per pararsi il cu... dall'onda di m... che quando arriva sommerge tutti". Nel documento del gip si afferma inoltre che i due ispettori poco prima del messaggio inviato via WhatsApp avevano avuto un colloquio telefonico durante il quale l'agente ha raccomandato il collega: "Di svolgere in modo accurato le indagini poiché le cose non stanno come hanno scritto gli operanti' sottolineando anche l'insussistenza di valide ragioni che potessero giustificare un accesso all'interno di una privata abitazione nei termini descritti.
"Ho provato vergogna"
Hanno destato stupore anche le parole di un agente che ha collaborato con le indagini, le cui dichiarazione sono riportate nell'ordinanza: "Ho provato un senso di vergogna per non essere intervenuto e fermare quanto stava accadendo" ha affermato il poliziotto. L'agente ha inoltre riferito di essersi deciso a sottoscrivere la relazione di servizio, il cui contenuto non era corrispondente a quanto avvenuto perchè non disattendere le istruzioni dei suoi superiori, e che soltanto quando la pressione della stampa sulla vicenda si era fatta insostenibile aveva finalmente sentito l'esigenza di fornire la sua versione dei fatti.
Le condizioni di Omerovic
"Hasib sta meglio, ha iniziato a respirare da solo, mangia autonomamente e fa qualche passo. Non ha una coscienza piena e non gli è stato fatto riferimento all'accaduto. I familiari non fanno nessun accenno quando vanno a trovarlo". A riferirlo è Carlo Stasolla, dell'associazione 21 luglio, parlando delle condizioni di Hasib Omerovic. "E' nel reparto riabilitazione ad alta intensità del Gemelli - ha detto ancora - Siamo comunque ben lontani dalla possibilità di una sua testimonianza".
Capo polizia: "Vicenda grave, ci siamo messi a disposizione della procura"
"È una vicenda grave, il primo sentimento è di rammarico per quello che è successo e la vicinanza alla famiglia: speriamo si possa riprendere. Ci sono anche serenità e orgoglio per aver fatto quello che bisognava fare, per esserci messi a disposizione della procura in indagini affidate alla squadra mobile che ha ricostruito il quadro che ha portato al provvedimento". Lo ha detto il capo della Polizia Lamberto Giannini sul caso di Hasib Omerovic, nel corso dello scambio di auguri con la stampa.
Legale famiglia: "Apprezzato lavoro inquirenti"
"Un caso che rivela tutti i dati inquietanti evidenziati nell'esposto presentato ad agosto scorso dai familiari di Omerovic. La famiglia di Hasib ha comunque appreso con soddisfazione gli sviluppi dell'inchiesta della procura di Roma e ha apprezzato il lavoro dei magistrati, attenti e rapidi nello svolgimento delle indagini". È quanto afferma l'avvocato Arturo Salerni legale della famiglia del 36enne precipitato dalla finestra della propria abitazione il 25 luglio scorso nel corso di un intervento di alcuni agenti. "Ora attendiamo lo sviluppo delle indagini. La procura ha compreso la gravità e drammaticità del caso", conclude l'avvocato, assistito nella vicenda dai colleghi Susanna Zorzi e Mario Angelelli.
In foto poliziotto violenze prima della caduta dal balcone
Si tratta di due immagini di Omerovic riprese rispettivamente alle 12,16 e alle 12,21 del 25 luglio scorso - giorno dell’intervento delle due pattuglie del commissariato di Primavalle conclusosi con il volo dalla finestra di Hasib, finito in coma all’ospedale - che secondo l’interpretazione del pubblico ministero (condivisa dal giudice delle indagini preliminari) confermano che a Omerovic furono stati legati i polsi con il filo elettrico di un ventilatore strappato dalla presa della corrente. La notizia è riportata dal Corriere della Sera.
Le immagini
Nella prima foto, quella delle 12,16, si vede Hasib subito dopo l’arrivo dei poliziotti, mentre mostra loro i documenti d’identità; sul suo polso sinistro non compaiono segni particolari. Nella seconda invece, scattata cinque minuti più tardi, Hasib è seduto in un’altra stanza, e sul polso sinistro si vedono i segni di un’apparente escoriazione, sia pur lieve. Ai tecnici della Polizia scientifica il pm Stefano Luciani ha chiesto di accertare se quell’immagine fosse compatibile con lesioni o legature fatte con un filo della corrente. La risposta - riporta il quotidiano - è contenuta nella relazione in cui si si legge che esaminando la foto scattata alle 12,21 si nota "sulla superficie superiore dell’avambraccio sinistro - III inferiore… un’area discromica-iperemica ove si osservano delle sfumate impronte che potrebbero verosimilmente essere ricondotte a dei ‘solchi’ a decorso trasversale". In termini meno tecnici si tratterebbe di irritazioni cutanee dovute a "compressioni" che, per quanto desumibile dalla foto, "permettono di ipotizzare una possibile compatibilità con un mezzo contundente a scarsa capacità escoriativa che può essere individuato in un laccio o un filo o una corda".
Giudice: "Ulteriore conferma"
Quanto basta per confermare, in questa fase dell’indagine, il racconto dell’agente Ferrari sul comportamento del suo superiore Pellegrini. Secondo il giudice che ha ordinato gli arresti domiciliari per l’assistente capo, riporta il Corriere, si tratta di un’ulteriore conferma "circa il fatto che l’azione costrittiva ad opera del Pellegrini fosse stata effettuata in un momento successivo a quello dell’identificazione, e precisamente allorquando il Pellegrini, dopo aver sfondato la porta, aveva costretto l’Omerovic a sedersi sulla sedia all’interno della sua stanza da letto e gli aveva legato i polsi". È uno dei particolari decisivi a far scattare l’ipotesi del reato di tortura.