La Procura ha trasmesso la richiesta al gip in cui si contesta il reato di omicidio plurimo aggravato. Secondo quanto emerso dalle indagini, De Pau voleva lasciare l'Italia e per questo aveva cercato di ottenere un passaporto falso in cambio di denaro
È stato fissato per domani mattina l'interrogatorio di convalida del fermo di Giandavide De Pau, il 51enne romano accusato del triplice omicidio di Roma. L'atto istruttorio si svolgerà nel carcere di Regina Coeli dove l'indagato è stato trasferito sabato sera al termine dell'interrogatorio in Questura. La Procura ha trasmesso la richiesta al gip in cui si contesta il reato di omicidio plurimo aggravato. Sempre domani i pm di piazzale Clodio affideranno l'incarico al medico legale per le autopsie che verranno svolte all'istituto di medica legale del Gemelli. (CHI ERANO LE TRE VITTIME - LE PAROLE DELL'AMICA - IL TESTIMONE)
L'interrogatorio fiume di sabato
È presumibile che De Pau, che ha sostenuto sabato un interrogatorio fiume in Questura durante il quale ha affermato di non ricordare nulla dopo i fatti di via Riboty dove a morire sono state due prostitute cinesi, si possa avvalere della facoltà di non rispondere. "Io non ricordo nulla di cosa sia successo dopo. Non ricordo di via Durazzo, ho solo vagato per due giorni senza mangiare e dormire". Così ha descritto le 48 successive agli omicidi De Pau. Una versione però che sembra non trovare conferme. L'uomo è stato infatti immortalato da una telecamera in via Durazzo dove arriva a bordo della sua auto. Con ogni probabilità dopo avere ucciso Martha Castano, prostituta colombiana di 65 anni, l'ex autista del boss di camorra Michele Senese è risalito a bordo della Toyota IQ per fare perdere le proprie tracce. L'accusato di omicidio avrebbe raggiunto un pub e da lì l'incontro con la donna a cui ha chiesto di procurargli il documento per espatriare. Con l'auto, poi, il fermato è stato coinvolto in un incidente automobilistico tanto che la Toyota, che è stata analizzata dagli inquirenti, è stata trovata in un deposito.
De Pau voleva lasciare l'Italia
Dalle indagini della Procura di Roma emergono elementi che fanno supporre che De Pau aveva cercato di fuggire, di lasciare l'Italia. Gli inquirenti hanno in mano una carta che potrebbe risultare determinante per dimostrare che dopo i fatti di sangue, De Pau era consapevole di avere compiuto una strage. Nelle ore successive, infatti, l'indagato avrebbe contattato di nuovo la donna, una cittadina cubana, con cui aveva trascorso la notte prima degli omicidi consumando droghe. Alla ragazza ha chiesto aiuto promettendo denaro, circa 600 euro. Obiettivo era procurarsi un passaporto falso da potere utilizzare per andare all'estero, per scappare dalle forze dell'ordine. Al momento la posizione della donna, che nei giorni scorsi è stata ascoltata come testimone fornendo elementi utili alle indagini, non è al vaglio di chi indaga ma, forse in una seconda fase delle verifiche, la sua posizione potrebbe essere analizzata. C'è quindi anche il pericolo di fuga nel provvedimento con cui i pm hanno chiesto di convalidare il fermo. Come è presumibile i magistrati contestano anche il rischio di reiterazione del reato associato ad una indole violenta dell'uomo che nel passato è stato coinvolto in varie vicende giudiziarie compreso un episodio di violenza sessuale ai danni di una donna brasiliana nel 2006. Una vicenda che potrebbe portare chi indaga a scavare ulteriormente nel passato dell'uomo alla ricerca di eventuali collegamenti con fatti violenti che hanno avuto donne come vittime.