Nei confronti degli indagati si contestano, a vario titolo, i reati di emissione di fatture per operazioni inesistenti, truffa aggravata e autoriciclaggio
Sei misure cautelari, di cui tre in carcere e tre ai domiciliari, sono state emesse dal gip di Roma nell'ambito di una inchiesta in cui si procede per truffa in relazione ai sostegni "superbonus 110%". A dare esecuzione all'ordinanza è stata la guardia di finanza.
I reati contestati
Nei confronti degli indagati si contestano, a vario titolo, i reati di emissione di fatture per operazioni inesistenti, truffa aggravata e autoriciclaggio. L'indagine si è focalizzata su una serie di soggetti, molti dei quali pluripregiudicati, i quali, secondo l'ipotesi investigativa, avrebbero posto in essere plurime cessioni di crediti d'imposta, maturati nell'ambito delle misure di sostegno all'economia. Gli indagati avrebbero fatturato lavori edili per un ammontare complessivo di oltre 12 milioni di euro che, verosimilmente, non sarebbero stati effettuati, e i relativi crediti fiscali fittizi sarebbero stati successivamente rivenduti a società compiacenti e, infine, monetizzati. Le condotte illecite, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, sarebbero state realizzate anche con l'ausilio di due professionisti, entrambi operanti a Roma: un ingegnere e un commercialista che ha apposto i visti di conformità alle spese, previsti dalla normativa di settore per accedere al beneficio fiscale. I militari hanno anche proceduto al sequestro di oltre 4,5 milioni di euro.