Quindici anni fa Doina Matei infilzò l'occhio di Vanessa Russo con un ombrello, sfondandole la scatola cranica. La donna oggi non ha una fissa dimora e non può assolvere il pagamento. La Corte d’Appello di Roma, dopo aver accolto il verdetto della Corte di Giustizia Europea e bocciato il ricorso della presidenza del Consiglio dei ministri, ha deciso che ai parenti della vittima spettano 760mila euro
Sarà lo Stato italiano a pagare il risarcimento ai parenti di Vanessa Russo, vittima 23enne di Doina Matei. L’assassina non ha una fissa dimora ed è nullatenente, dunque, non potrà assolvere il pagamento. La Corte d’Appello di Roma, dopo aver accolto il verdetto della Corte di Giustizia Europea e bocciato il ricorso della presidenza del Consiglio dei ministri, ha deciso che alla famiglia spettano 760mila euro. La notizia è riportata dal Corriere della Sera.
Le parole del legale
"Lo Stato italiano non è stato condannato al risarcimento in luogo della responsabile del fatto e in forza di una ipotizzata responsabilità sussidiaria, ma in virtù di una propria responsabilità diretta, che trae origine dall'inosservanza di un obbligo comunitario: quello, reiteratamente disatteso, di dotarsi di una legge volta l'indennizzo delle vittime di reati violenti". Lo afferma l'avvocato Giovanni Spina, legale dei familiari di Vanessa Russo. "Anziché dare risalto a questa importante affermazione di diritti delle vittime - prosegue Spina - a fronte della colpevole inerzia del nostro legislatore, la notizia è stata riportata da alcune testate come se i familiari di Vanessa si fossero giovati di una sovvenzione pubblica generosamente concessa in favore della responsabile del reato. Si è così trasformata una giusta tutela per i familiari danneggiati, finalmente affermata dalla magistratura, in una manleva indebita nei confronti della colpevole insolvente. Siffatta lettura giornalistica, del tutto fuorviante, non rende giustizia alla memoria di Vanessa e alle sofferenze patite dai suoi familiari nel corso di 15 anni di contenzioso giudiziario”.
L’omicidio di Vanessa Russo
Quindici anni fa Doina Matei, all’epoca 21enne, uccise Vanessa Russo (poco più grande di lei) infilzandole l’occhio con un ombrello: un colpo violento arrivato a sfondare la scatola cranica, causando la morte della ragazza. Le immagini furono immortalate dalle telecamere di sorveglianza della stazione della metropolitana di Termini. A Doina fu contestato l’omicidio preterintenzionale aggravato.