I lavori si sono conclusi in poco più di sette mesi e sono stati preceduti da studi e indagini diagnostiche, interventi di ripulitura e dii consolidamento dell’intera cappella
È stata restaurata la Cappella Cornaro di Gian Lorenzo Bernini nella chiesa romana di Santa Maria Vittoria. Grazie ai lavori, tanti particolari nascosti sono tornati alla luce: dai quattro riquadri in stucco dorato che raccontano il momento clou della vita di Santa Teresa d'Avila, scolpita nel marmo di Carrara, fino all’affresco con la raffigurazione dell’Empireo.
Il restauro
Preceduti da una lunga fase di studi e supportati da una serie di indagini diagnostiche, i lavori di ripulitura e di consolidamento - che per la prima volta hanno riguardato l'intera cappella - si sono conclusi in poco più di sette mesi, sottolineano la viceprefetto Concetta Staltari e la soprintendente Daniela Porro, affidati alla competenza di Giuseppe Mantella e guidati dalla funzionaria Mariella Nuzzo. L’affresco con la raffigurazione dell'Empireo, in particolare, è stato ripulito da uno strato dal nerofumo che ne offuscava figure e colori fin dal 1833, l'anno in cui un incendio quasi distrusse l'opulenta chiesa dei carmelitani. Le immagini e le cromie tornano evidenti, facendo così comprendere il modus operandi dello scultore e architetto, come i segreti sui materiali impiegati da lui e dalla squadra di artigiani e artisti che lo supportava.
“Un lavoro complesso”
"Un lavoro complesso", sottolinea Mantella, portato avanti in solida squadra con storici e scienziati e forse proprio per questo particolarmente ben riuscito. "Le indagini diagnostiche- spiega- ci hanno permesso ad esempio di capire esattamente i materiali usati per le pitture del registro superiore", che venne realizzato "in sole 17 giornate" e che Bernini affidò a Guidobaldo Abbatini, lo stesso che aveva voluto accanto a sé per la navata della basilica Vaticana e le cappelle di Sant'Agostino e San Pietro in Montorio. Uno su tutti la pietra pomice, che Bernini volle "per rendere più leggere le superfici". Tant'è, tutto l'insieme, oggi così evidente, emoziona.
La soprintendente: “Bernini ha allestito una scena teatrale”
"Qui il Bernini chiama a concorso tutte le arti allestendo una vera e proprio scena teatrale", spiega la soprintendente Porro, indicando i due palchi scolpiti sui lati della cappella da dove si affacciano come spettatori incantati otto esponenti della potente famiglia del cardinale veneziano Federico Cornaro, che di questo capolavoro fu il committente. Gli occhi di tutti sono puntati sulla luce calda e ambrata che scende dall'alto ad illuminare il corpo della santa. È lì, spiega la direttrice dei lavori, che si è consumato un altro degli artifici del genio, costretto dalle circostanze a muoversi entro i vincoli di una chiesa già fatta e finita. Perché per illuminare bene e soprattutto nelle ore del mattino la sua Teresa, a dispetto della finestra già esistente (orientata a sud ovest), Bernini si inventa un doppio sistema di illuminazione. "Amplia lo spazio costruendo una camera di luce con finestre, ma crea anche un'apertura alla base del frontone del tabernacolo, una sorta di bocca di lupo", dove un sistema di vetri e di specchi, oggi perduto, esaltava la luce fatta calare dall'alto, schermata da un vetro giallo che il restauro ha rivelato essere novecentesco, con tutta probabilità però riproduzione fedele dell'originale berniniano del quale proprio in questi mesi sono stati ritrovati minuscoli e preziosissimi frammenti.