L'artista si è spento all'età di 94 anni. Era noto per le sue composizioni di forme somiglianti alla proiezione su di un piano di parallelepipedi che risultano alla fine irregolari ed inverosimili
È morto l'artista Achille Perilli, maestro dell'astrattismo italiano del secondo Novecento, protagonista di grande rilievo per i risultati della sua ricerca pittorica, noto per le sue composizioni di forme che somiglianti alla proiezione su di un piano di parallelepipedi risultano alla fine irregolari ed inverosimili. Perilli si è spento sabato 16 ottobre all'età di 94 anni all'ospedale Santa Maria della Stella di Orvieto. Perilli ha realizzato le sue opere attraverso un utilizzo forte del colore - gradevole e rigoroso insieme - supportando il proprio lavoro con una voluta "imprecisione" a vantaggio dell'espressività.
Chi era Achille Perilli
Nato a Roma il 28 gennaio 1927, Perilli dopo il liceo classico si iscrive alla Facoltà di Lettere e si laurea con una tesi sulla pittura metafisica di Giorgio De Chirico. Con Piero Dorazio, Giovanni Guerrini, Renzo Vespignani e altri Perilli fonda il Gruppo Arte Sociale (Gas); allo stesso tempo collabora alla nascita e alla redazione delle riviste "Ariele" e "La Fabbrica", organo del Gas. Nel 1947 partecipa alla redazione del manifesto Forma 1 (firmato oltre che da Perilli, da Carla Accardi, Ugo Attardi, Piero Consagra, Dorazio, Guerrini, Antonio Sanfilippo, Giulio Turcato) per la difesa dell'arte astratta. Il gruppo, in opposizione alle tematiche del "Novecento italiano", poneva i presupposti teorici per una ripresa dell'arte astratta in continuità con la tradizione delle avanguardie europee, sotto l'influsso di un'ispirazione marxista. Nel 1949 Perilli aderì al Mac (Movimento per l'arte concreta); dal 1957 al 1960 diresse con Gastone Novelli la rivista "L'esperienza moderna" e nel 1964 fondò la rivista "Grammatica". Perilli partecipò alla Biennale di Venezia nel 1962 e nel 1968.
La carriera artistica
Interessato inizialmente a composizioni astratte con sequenze grafico-narrative, dagli anni Settanta Perilli si è dedicato alle 'machinerie', strutture mutanti, determinate da una metodologia irrazionale. Sempre a contatto con gli ambienti culturali più all'avanguardia, nel 1971 scrive il Manifesto della Folle Immagine nello Spazio Immaginario; nel 1972 partecipa alla costituzione del Gruppo Altro; nel 1982 pubblica il manifesto Teoria dell'irrazionale geometrico. Ha collaborato anche ad allestimenti teatrali. A Perilli sono state dedicate numerose mostre personali e retrospettive: alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma nel 1988; alla Calcografia Nazionale di Roma nel 1992; alla Mole Vanvitelliana di Ancona nel 1998; all'Institut Mathildenhöhe di Darmstadt nel 2005; alle Scuderie Aldobrandini di Frascati nel 2006. Dal 1995 era membro dell'Accademia Nazionale di San Luca. Ha partecipato a cinque edizioni della Quadriennale di Roma. Lo stile pittorico di Achille Perilli ha fondato le sue figure geometriche sull'ambiguità, sull'essere insieme aperte e chiuse, sul suo crescere fino a creare uno spazio non reale, ma dell'immagine, fatta di figure piane che allo sguardo risultano inverosimili ed irregolari, quasi irrisolte e concepite in una direziona assolutamente astratta. Rafforzate da un cromatismo vivace e brillante, vincolate in forme bidimensionali, le opere di Perilli sono state esposte per la seconda volta alla Biennale di Venezia del 1968, dove gli viene riservata una sale e in una lunga serie di mostre personali tra cui alcune retrospettive alla Narodni Galerie di Praga (1970), a San Marino ("Continuum Achille Perilli 1947-1982", 1982), a Parigi ("Achille Perilli. L'irrazionale geometrico" 1984).