Mafia a Roma, più di 40 condanne al clan Casamonica

Lazio
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I giudici della X sezione penale del Tribunale della Capitale hanno riconosciuto l'associazione di stampo mafioso per l'organizzazione criminale attiva nell'area est della città

Riconosciuta l'associazione di stampo mafioso e oltre 400 anni di carcere per più di 40 condannati. Lo hanno deciso i giudici della X sezione penale del Tribunale di Roma che dopo circa 7 ore di camera di consiglio hanno condannato i presunti capi e affiliati del clan Casamonica, organizzazione criminale attiva nell'area est della Capitale. Tra le condanne più pesanti spiccano i 30 anni di reclusione per Domenico Casamonica e i 20 anni e mezzo per Giuseppe Casamonica

Le indagini e le condanne

Oltre a Domenico e Giuseppe Casamonica, tra i condannati ci sono anche Luciano Casamonica (12 anni e 9 mesi), Salvatore Casamonica (25 anni e 9 mesi), Pasquale Casamonica (23 anni e 8 mesi) e Massimiliano Casamonica (19 anni). Tra i reati contestati, a vario titolo, ci sono anche estorsione, usura e detenzione illegale di armi. Il processo è nato dall'indagine dei carabinieri 'Gramigna', iniziata nel 2015 e coordinata dai pm della Dda di piazzale Clodio. Per la stessa vicenda, nel maggio del 2019 sono state disposte 14 condanne in abbreviato e tre patteggiamenti. 

Il riconoscimento dell'associazione mafiosa

A differenza del Mondo di Mezzo, quell'ecosistema criminale che aveva messo le mani su Roma ma che secondo la Cassazione non rappresentava un'associazione mafiosa, al sistema Casamonica può applicarsi il 416 bis del codice penale: intimidazioni, omertà, delitti per controllare il territorio e le sue attività sono stati riscontrati. Le nuove condanne sono un altro colpo al clan, che disponeva di numerosi capannoni, ville e villette con piscina, anche abusive, in parte distrutte e in parte confiscate e assegnate a realtà sociali. Nella sua requisitoria il pm Giovanni Musarò ha sottolineato anche il ruolo svolto da due collaboratori di giustizia che hanno fornito agli inquirenti elementi preziosi per ricostruire la struttura criminale del clan.

Sindaca Raggi: "Non mi sono mai piegata di fronte al clan, la lotta non si ferma"

"Io di fronte al clan dei Casamonica non mi sono mai piegata, non ho mai indietreggiato di un passo, non ho mai avuto paura di loro - ha affermato la sindaca di Roma, Virginia Raggi, su Facebook -. Ho sempre lottato per il bene dei romani a volto scoperto, ho chiamato per nome e cognome chi ha umiliato e offeso la città. Vivo sotto scorta per questo. Oggi il tribunale di Roma ha confermato l'associazione a delinquere di stampo mafioso. Ha confermato che è mafia. Questa sentenza non cancella gli anni di soprusi e violenze, ma è un risultato importante per chi vive in questa città. È la conferma che a Roma il clima è cambiato. Oggi si chiude un capitolo, ma la lotta per contrastare criminalità e mafia non si ferma. Io sarò sempre in prima linea". 

Zingaretti: "È una sentenza storica"

"Quella pronunciata oggi dal Tribunale di Roma è una sentenza storica - sostiene in una nota il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti - che finalmente mette nero su bianco che Casamonica equivale a mafia ed un segnale importante da dare ai cittadini del nostro territorio. Da anni come Regione Lazio siamo in prima linea per ridare vita ai beni confiscati alle mafie, insieme ad associazioni e comitati di quartiere, uniti tutti insieme per affermare la legalità. Come Regione - aggiunge il presidente - lo abbiamo fatto a Roma restituendo ai cittadini tre ville di via Roccabernarda tra cui quella dalla cui demolizione è nato il Parco della Legalità. La sentenza di oggi ci da ancora più forza, noi non molliamo, ma continueremo nella lotta contro le mafie e per la legalità, il che significa stare ogni giorno nei quartieri delle nostre città e presidiarli con i servizi e non lasciare spazi nei quali l'illegalità si può infilare".

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