La guardia di finanza ha eseguito il provvedimento nei confronti di soggetti accusati di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti: sei sono in carcere, due ai domiciliari e sette sono stati sottoposti all’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria. Lo smercio di cocaina avveniva nella periferia Ovest della Capitale e sul litorale romano
I militari del Comando Provinciale della guardia di finanza di Roma hanno eseguito un'ordinanza di applicazione della misura cautelare personale emessa dal gip del Tribunale capitolino nei confronti di 15 persone per traffico e spaccio di sostanze stupefacenti (6 in carcere, 2 ai domiciliari e 7 obblighi di presentarsi alla polizia giudiziaria). All'esito delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, gli specialisti del Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno smantellato un sodalizio criminale dedito allo smercio di cocaina nella periferia Ovest della Capitale e sul litorale romano.
L’organizzazione
L'organizzazione era promossa e diretta da B.Z., classe 1949, soprannominata "Zia Bianca", che si riforniva stabilmente di droga da M.C., classe 1952 e M.G., 58 anni, tutti con numerosi precedenti specifici. Da quanto emerso dalle intercettazioni telefoniche e ambientali eseguite, i tre sodali - destinatari della misura della custodia cautelare in carcere - commentavano di essere rimasti tra i pochi a operare con "serietà" nel settore, facendo le cose alla "vecchia maniera", in cui contava la "parola data".
Il modus operandi
Essendo agli arresti domiciliari, B.Z. aveva stabilito il centro direzionale e operativo dell'associazione nella propria abitazione a Fiumicino (in provincia di Roma), dove intratteneva i contatti con i fornitori e impartiva le disposizioni per le cessioni dello stupefacente e la riscossione dei relativi compensi a F.S., 63 anni alla figlia di quest'ultima, V.M. (classe 1981), e a C.S., 62 anni. Per queste attività il giudice ha disposto la custodia cautelare in carcere per Mercadante e gli arresti domiciliari per F.S. e C.S. Pur privilegiando gli incontri di persona ai colloqui telefonici, per le conversazioni a distanza era stato condiviso un singolare linguaggio criptico ispirato al mondo della gastronomia, in cui la cocaina diventava, a seconda dei casi, "fettine panate", "lasagne" e "spaghetti alle vongole". Come affermato da B.Z. in una conversazione captata: "le telefonate mie e sue sono tutte di mangiate… mai… mai… mai parlato di niente...". Per trovare una valida alternativa al business in corso e compensare la perdita economica derivante dal sequestro di droga nell'ambito di un'operazione di servizio conclusa con l'arresto di un "corriere", B.Z. "rispolverava" un suo vecchio contatto peruviano per avviare, insieme a M.C. e M.G., una trattativa per l'acquisto di narcotico direttamente dal Sud-America a prezzi concorrenziali, che si sarebbe dovuta concretizzare con una prima fornitura di 6 chili di cocaina.
Le indagini nei confronti di 7 acquirenti di droga
Anche se l'affare non si concludeva, le indagini hanno consentito di individuare i referenti dell'organizzazione peruviana in W.J.N.M (classe 1978) e L.H.J.G. (classe 1986), nei cui confronti è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Con riferimento a sette acquirenti di droga, anche loro compiutamente identificati dagli investigatori, il gip ha disposto, invece, l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Gli approfondimenti svolti hanno, infine, fatto emergere come 7 indagati percepiscano o abbiano percepito - direttamente o in quanto inclusi nel nucleo familiare dei beneficiari - il "reddito di cittadinanza" o il "reddito di emergenza"; saranno quindi interessati i competenti uffici dell’Inps per sospendere il beneficio economico.