Lo ha affermato oggi in aula Giovanni Musarò nel processo che si svolge a porte chiuse e che vede imputati otto militari dell'Arma accusati di avere depistato le indagini sul caso di Stefano Cucchi, morto il 22 ottobre 2009 mentre era sottoposto a custodia cautelare
"Ancora oggi, nel 2020, nel reparto operativo dei Carabinieri c'è qualcuno che passa gli atti a qualche imputato. Siamo stanchi di questi inquinamenti probatori che vanno avanti da 11 anni", ha affermato oggi in aula il pm Giovanni Musarò nel processo che si svolge a porte chiuse e che vede imputati otto militari dell'Arma accusati di avere depistato le indagini sul caso di Stefano Cucchi, morto il 22 ottobre 2009 mentre era sottoposto a custodia cautelare. Il magistrato, a quanto si apprende, si riferisce ad alcuni documenti depositati la scorsa udienza dal difensore di uno degli imputati e che non erano stati richiesti formalmente.
Legale famiglia: "Non finiremo mai di subire interferenze illecite"
"Il pm Musarò si alza e denuncia depistaggi in atto e documenti in possesso all'imputato Testarmata che non poteva avere - scrive sul suo profilo Facebook l'avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia di Stefano Cucchi - 'C'e' un Giuda, un cavallo di Troia che speriamo di identificare che fornisce atti e documenti per una verità parziale e fuorviante'. Come dire: non abbiamo finito e non finiremo mai di subire interferenze illecite. All'udienza scorsa mi ero molto arrabbiato per il modo di procedere della difesa Testarmata - spiega il legale -, soprattutto perché in possesso di documenti che non erano nel fascicolo. Mi ero opposto alla loro produzione e utilizzo chiedendo esplicitamente lumi sulle modalità con le quali ne era venuto in possesso. Avevo ragione".
Ilaria Cucchi: "Lupo perde il pelo ma non il vizio"
"Ho sempre nutrito e continuo a nutrire profondo rispetto per l'Arma dei carabinieri - afferma in un post su Facebook, Ilaria Cucchi, sorella di Stefano -. Ritengo lo meriti assolutamente. Oggi però, di fronte ai nuovi fatti, alzo le braccia. Abbiamo un Cucchi Quater: il lupo perde il pelo ma non vizio".
Un teste: “Due annotazioni di servizio diverse”
"Ci rendemmo conto che c'erano due annotazioni di servizio diverse tra loro ancorché avessero la stessa data e protocollo", ha invece affermato il capitano dei carabinieri Nico Blanco, ex comandante della compagnia Montesacro, sentito come testimone. Blanco ha ricostruito la vicenda e affermato che il suo collega, il capitano Tiziano Testarmata all'epoca dei fatti in servizio presso il nucleo investigativo gli fece notare la presenza di un falso sulle condizioni di salute di Cucchi e che avrebbe informato l'autorità inquirente.
Gli altri imputati
Nel procedimento sui depistaggi compaiono come imputati, tra gli altri, anche il generale Alessandro Casarsa, attualmente in pensione, ex comandante dei Corazzieri e all'epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma e il colonnello Lorenzo Sabatino, ex capo del nucleo operativo di Roma. Per l'accusa i depistaggi partirono proprio da Casarsa e a cascata furono 'messi in atto' dagli altri secondo i vari ruoli di competenza. Per i pm sei indagati "avrebbero attestato il falso in una annotazione di servizio, datata 26 ottobre 2009, relativamente alle condizioni di salute di Cucchi", arrestato dai carabinieri della stazione Appia e portato nelle celle di sicurezza di Tor Sapienza, tra il 15 e il 16 ottobre del 2009. Per i magistrati di piazzale Clodio il falso fu confezionato "con l'aggravante di volere procurare l'impunita' dei carabinieri della stazione Appia responsabili di avere cagionato a Cucchi le lesioni che nei giorni successivi gli determinarono il decesso". In una seconda nota, con la data truccata del 26 ottobre, si attestava falsamente che Cucchi riferiva di essere dolorante per il freddo e la magrezza, secondo i carabinieri. Le accuse tirano in ballo anche il colonnello Sabatino il quale, pur avendo accertato che erano false le due annotazioni "omise di presentare una denuncia". Ora si profila una nuova inchiesta per altri depistaggi.