“Di fronte alle ripetute e più che motivate richieste di proroga dei versamenti del 20 luglio avanzate, il Governo ha opposto un no che sembra al momento irrevocabile, oltre che incomprensibile”, si legge in una nota. “Non era l'esito al quale volevamo arrivare ma a questo punto diventa per noi inevitabile valutare concrete azioni di protesta”, aggiungono
Minacciano lo sciopero i commercialisti dopo che "di fronte alle ripetute e più che motivate richieste di proroga dei versamenti del 20 luglio avanzate, il Governo ha opposto un no che sembra al momento irrevocabile, oltre che incomprensibile”. Lo si legge in una nota firmata dal Consiglio nazionale di Roma e da tutte le sigle sindacali di categoria (Adc, Aidc, Anc, Andoc, Fiddoc, Sic, Unagraco, Ungdec, Unico). “Non era l'esito al quale volevamo arrivare - spiegano - ma a questo punto diventa per noi inevitabile valutare concrete azioni di protesta della categoria, tra le quali non escludiamo lo sciopero”.
Le motivazioni
I commercialisti ribadiscono dunque la richiesta al Governo di riaprire i termini di versamento senza sanzioni fino al 30 settembre, "come già avrebbe dovuto fare". "In questi ultimi giorni - scrivono - abbiamo più volte reiterato il nostro accorato appello per una proroga dei versamenti relativi alle dichiarazioni dei redditi e dell'IRAP 2020, in scadenza il 20 luglio. Una richiesta di assoluto buonsenso" sottolineano i commercialisti, apiegando le difficoltà che stanno affrontando per via dell'attuale situazione sanitaria. "Gli adempimenti straordinari legati alla emergenza coronavirus e le limitazioni lavorative per dipendenti e collaboratori degli studi professionali derivanti dalle misure anti-contagio - riferiscono - hanno sottratto il tempo necessario per la predisposizione delle dichiarazioni e per determinare gli importi dei versamenti del 20 luglio. I nostri studi sono pertanto in una situazione di grande difficoltà che è colpevole ignorare e che si somma alle gigantesche difficoltà economiche che sta vivendo il Paese".
“Conosciamo la situazione delle imprese italiane”
"Assistiamo la gran parte delle imprese italiane - proseguono ancora i commercialisti - , forse più di chiunque altro abbiamo il polso della situazione reale in cui versano. Non consentire con il rinvio dei versamenti una boccata d'ossigeno a realtà in gravissima crisi di liquidità può tramutarsi in una scelta dissennata, che rischia di tagliare le gambe a chi sta faticosamente tentando di rimettersi in piedi, rendendo concreto l'allarme per un'emergenza sociale che in autunno potrebbe assumere aspetti preoccupanti”.
"Per tutte queste ragioni - concludono - siamo costretti a valutare azioni di protesta, senza escludere uno sciopero della nostra categoria. Una reazione inevitabile davanti al consueto muro di gomma eretto dall'esecutivo nei confronti dei commercialisti italiani, delle loro richieste, del loro senso di responsabilità messo quotidianamente al servizio del Paese”.