Processo Mediaset, audio giudice Cassazione: “Sentenza su Berlusconi fu guidata dall’alto”

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Fanno discutere le parole del magistrato Amedeo Franco, che ha definito il processo in cui l’ex premier venne condannato nel 2013 per frode fiscale “un plotone d’esecuzione”. La replica della Corte Suprema: "Non fu un verdetto pilotato". Tajani chiede una commissione d'inchiesta.

Il processo Mediaset nei confronti di Silvio Berlusconi, che si concluse nel 2013 con una condanna per frode fiscale ai danni dell’ex premier, fu "un plotone d'esecuzione". Stanno facendo discutere le parole del magistrato Amedeo Franco, relatore della sezione feriale della Corte di Cassazione deceduto nel maggio 2019, contenute in una registrazione diffusa dal Riformista. "Berlusconi deve essere condannato a priori perché è un mascalzone! Questa è la realtà... A mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subito una grave ingiustizia... L'impressione che tutta questa vicenda sia stata guidata dall'alto", affermò Franco in un incontro, dopo la sentenza di condanna, con lo stesso Berlusconi e alcuni testimoni, uno dei quali registrò la conversazione. 

L’audio

"In effetti hanno fatto una porcheria perché che senso ha mandarla alla sezione feriale? Voglio per sgravarmi la coscienza, perché mi porto questo peso del... ci continuo a pensare. Non mi libero... Io gli stavo dicendo che la sentenza faceva schifo”, si sente nelle registrazioni. "Sussiste una malafede del presidente del Collegio, sicuramente", dichiarò Franco riferendo voci secondo le quali il magistrato Antonio Esposito, presidente della sezione feriale della Cassazione che emise la sentenza di condanna nell'agosto 2013, sarebbe stato "pressato" per il fatto che il figlio, anch'egli magistrato, era indagato dalla Procura di Milano per "essere stato beccato con droga a casa di...". Sempre secondo Franco, "i pregiudizi per forza che ci stavano... si potesse fare... si potesse scegliere... si potesse... si poteva cercare di evitare che andasse a finire in mano a questo plotone di esecuzione, come è capitato, perché di peggio non poteva capitare”.

La nota della Cassazione

"Non fu un verdetto pilotato". A sottolinearlo sono alte fonti della Corte di  Cassazione, che nel pomeriggio ha voluto precisare, tramite una nota, come la sentenza nei confronti di Silvio Berlusconi "fu adottata all'unanimità. Il giudice Amedeo Franco prese parte, unitamente agli altri componenti, alla stesura della motivazione, approvata all'unanimità, in un'apposita camera di consiglio di cui venne redatto un verbale sottoscritto da tutti i cinque componenti del collegio, che poi sottoscrissero la motivazione firmando ogni foglio della sentenza, quali co-estensori della decisione. Non risulta altresì - prosegue - che il consigliere Amedeo Franco abbia formalizzato alcuna nota di dissenso".

Poi, in merito alle polemiche sull'assegnazione del fascicolo alla sezione feriale, la Corte Suprema ha reso noto che il processo nei confronti di Silvio Berlusconi si è svolto "nel pieno rispetto del giudice naturale precostituito per legge”.  Data l'imminente scadenza della prescrizione, il fascicolo - si legge - venne assegnato a un collegio "già costituito in data anteriore all'arrivo" degli atti in Cassazione.

Antonio Esposito: "Mai subito pressioni"

Nella nota, si riporta inoltre che il giudice Antonio Esposito non ha mai "in alcun modo, subito pressioni né dall'alto né da qualsiasi altra direzione”, tanto meno dalla Procura di Milano “con la quale mai ebbe contatto alcuno". 

In seguito, si afferma che è "semplicemente falsa, siccome del tutto inventata, la circostanza che il figlio del dottore Esposito - Ferdinando, anch'egli magistrato, ndr -fosse stato 'beccato' in possesso di droga, circostanza mai esistita".

Ferdinando Esposito: "Insinuazioni gravissime e diffamatorie"

Proprio su quest'ultimo punto è intervenuto lo stesso Ferdinando Esposito, il quale parla di “insinuazioni gravissime e diffamatorie” e smentisce “categoricamente le notizie di stampa gravemente diffamatorie sul conto dello scrivente diffuse, nella giornata di ieri, in primis, dal direttore del Riformista, Piero Sansonetti, poi riprese dal Quotidiano Il Giornale on line, lungamente riprese ed oggetto addirittura di dibattito nella trasmissione Quarta Repubblica in onda ieri sera su Rete 4, riprese, altresì, dal quotidiani il Tempo, il Giornale e Libero". Secondo Esposito, si tratta di fatti “totalmente inventati, raccontati dallo 'scoop' del Riformista, poiché lo scrivente risulta totalmente estraneo, a qualunque titolo e sotto ogni profilo, alle gravissime e diffamatorie insinuazioni, prive di logica”. Il giudice poi annuncia che “per tutelare la propria onorabilità nuovamente intaccata da questa colata di fango, questa volta sotto le mentite spoglie di uno 'scoop' di dubbio gusto perché tira in ballo perfino i morti, notoriamente incapaci di "difendersi", verranno adite tutte le competenti Autorità nei termini di legge".

Tajani chiede commissione d’inchiesta: "È il nostro caso Dreyfus"

Non si è fatta attendere la replica da parte del centrodestra, con Forza Italia che a poche ore dalla diffusione degli audio ha convocato una conferenza stampa al Senato. ”La democrazia nel nostro Paese è stata ferita”, ha detto il vicepresidente di Fi, Antonio Tajani. “Ora chiediamo l'istituzione di una Commissione d'inchiesta su quanto è accaduto a Berlusconi ma anche su tutto il cattivo funzionamento della giustizia penale, a partire da Togliatti quando inserì giudici che venivano dal Pci, prima che dallo Stato”. 

"Il caso Berlusconi è un nostro caso Dreyfus: non vorremmo che a nessun cittadino italiano capiti quello che è capitato a lui", ha poi aggiunto.

Deputati Fi espongono cartello “Verità per Berlusconi”

All’inizio della seduta odierna, i deputati di Forza Italia hanno esposto alla Camera alcuni cartelloni, con scritto "Verità per Berlusconi" e "Giustizia per Berlusconi”, dopo l’intervento della capogruppo Mariastella Gelmini, secondo la quale la sentenza del processo Mediaset è stata “una esecuzione politica per mano giudiziaria, un tentativo palese di manipolare la vita politica italiana. Un organo dello Stato ha tentato di abbattere un leader politico e non solo Forza Italia ma ogni democratico dovrebbe chedere piena luce, perché questi fatti riguardano la democrazia, riguardano quest’Aula".

Salvini: “Processo farsa”

Solidarietà a Silvio Berlusconi giunge anche da parte del leader della Lega, Matteo Salvini: ”Dopo le intercettazioni di Palamara contro il sottoscritto, spunta un altro audio di un magistrato che ammette l'uso politico della Giustizia: solidarietà a Silvio Berlusconi per il processo farsa di cui è stato vittima. È l'ennesimo episodio che ci ricorda la necessità di una riforma profonda”, le sue parole.

Renzi: “Paese non può fare finta di niente”

"Non so quanto ci sia di vero: un magistrato della Cassazione che ha firmato quella sentenza espone dubbi molto forti sulla fondatezza giuridica di quella decisione. Non so dove sia la verità ma so che un Paese serio su una vicenda del genere - legata a un ex Presidente del Consiglio - non può far finta di nulla. Per me Berlusconi è un avversario politico. Ma, proprio per questo, è doveroso fare chiarezza su ciò che esce dagli audio di quella trasmissione e nessuno può permettersi il lusso di far finta di niente”. Così il leader di Italia Viva, Matteo Renzi.

Avvocato Coppi: “Sempre stato sorpreso da quella sentenza”

Sulla vicenda è intervenuto anche l'avvocato Franco Coppi, uno dei difensori di Silvio Berlusconi nel procedimento. “Sono sempre stato sorpreso da quella sentenza. Una decisione che andava contro la giurisprudenza”, ha affermato. "Franco - ha aggiunto il legale - è sempre stato considerato come un giudice preparato e un galantuomo. È evidente che si sia trovato in minoranza in camera di consiglio, dove, a sentire lo stesso relatore, non ci fu neanche discussione. Non va sottovalutato che in calce a quella decisione c'era la firma di tutti i giudici". Il penalista ha poi concluso: "cosa abbia spinto Franco a raccontare tutto allo stesso Berlusconi, questo non lo so. Una cosa è certa: una cosa del genere nella mia carriera non mi era mai capitata".

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