Centinaia di familiari di vittime innocenti delle mafie provenienti da tutta Italia si sono riuniti a Roma. Presentato un manifesto con una serie di richieste "di giustizia e di rispetto dei diritti stabiliti per legge"
Centinaia di familiari di vittime innocenti delle mafie, provenienti da tutta Italia, si sono riuniti a Roma per partecipare a un presidio organizzato in piazza Montecitorio per chiedere "giustizia e rispetto dei diritti stabiliti per legge". Il presidente della Camera Roberto Fico ha poi incontrato una delegazione delle famiglie assieme alla rete di Libera di don Luigi Ciotti.
Don Luigi Ciotti: "La mafia più pericolosa è immobilismo"
"Mentre alla Camera si vota la fiducia al Milleproroghe frutto di faticosi compromessi - ha detto don Luigi Ciotti, presidente di Libera - noi siamo qui in piazza in silenzio ad esprimere la nostra sfiducia. Ma non dobbiamo mai dimenticare le cose positive di questi anni, vogliamo continuare a dare fiducia alla politica seria. Però noi dobbiamo alzare la voce quando qualcuno sceglie il silenzio. Non possiamo stare zitti e inermi. La mafia più pericolosa è la mafia delle parole, è immobilismo, la burocrazia, il promettere e non fare. La lotta alle mafie non può diventare un esercizio retorico, uno strumento di facile consenso", ha sottolineato il presidente di Libera. "I familiari meritano considerazione - ha aggiunto don Ciotti - e sono 25 anni che chiedono le stesse cose. Ora basta!".
Il manifesto
Nel corso del presidio è stato illustrato un manifesto con le richieste alla politica. "Riteniamo sia una priorità modificare il senso stesso delle misure previste a favore delle vittime, in quanto ad oggi vengono definite 'benefici', mentre sarebbe giusto e culturalmente opportuno definirle 'diritti'", dicono i manifestanti. Questi i punti in dettaglio: - che sia riconosciuto lo status di Vittima di mafia anche alle persone che hanno perso la vita a causa di eventi delittuosi di stampo mafioso in data antecedente al 1 gennaio 1961 e per le quali ricorrano i presupposti per il riconoscimento medesimo; - l'equiparazione delle vittime del dovere e delle mafie alle vittime del terrorismo, al fine di evitare ulteriori disparità tra le vittime in base alla tipologia dell'evento delittuoso; - che riguardo all'estraneità della vittima e dei suoi familiari fino al 4 grado, così come previsto dalle norme, sia effettuata una valutazione caso per caso, relativamente alle frequentazioni del superstite e dei familiari della vittima e non sul grado di parentela; - che in materia di prescrizioni e decadenze, previste anche da una recente circolare del Ministero dell'Interno, sia fatta un'attenta ed urgente riflessione per evitare interpretazioni ingiustamente restrittive; - un riordino ragionato di tutte le norme che disciplinano i diritti (benefici) previsti a favore delle vittime delle mafie, al fine di rendere effettiva la fruizione che rispetto ad alcuni punti fondamentali resta molto spesso solo sulla carta; così come chiediamo che i tempi della valutazione delle singole istanze non si dilatino a dismisura; - che l'attenzione alla vittima venga posta al centro della riflessione del legislatore, al fine di rendere operative anche in Italia le direttive europee in materia di tutela della vittima e dei suoi familiari, ad essa equiparati, in particolare rispetto alla stessa posizione dei familiari delle vittime nel processo, visibilmente limitata rispetto a quella del reo, dato anche l'approccio reocentrico del nostro sistema processuale; - promuoviamo un sostegno alle vittime dei reati intenzionali violenti.