Roma, il cranio dell'Accademia di Arte Sanitaria potrebbe essere di Plinio il Vecchio

Lazio
Foto di archivio (ANSA)

Lo indicano i risultati di due anni di ricerche coordinate dal giornalista e storico dell'arte Andrea Cionci, in collaborazione con esperti del Consiglio Nazionale delle Ricerche e delle università Sapienza di Roma, di Firenze e di Macerata

Secondo gli studiosi, il misterioso cranio conservato presso l'Accademia di Arte Sanitaria di Roma potrebbe appartenere a Plinio il Vecchio. A sostenere questa ipotesi sono i risultati di due anni di ricerche, coordinate dal giornalista e storico dell'arte Andrea Cionci, in collaborazione con esperti del Consiglio Nazionale delle Ricerche e delle università Sapienza di Roma, di Firenze e di Macerata. I dati sono presentati oggi a Roma nell'ambito del convegno sui 100 anni dell'Accademia.

Cionci: “Alte probabilità che sia il cranio di Plinio”

Andrea Cionci ha dichiarato all’ANSA che “le probabilità che si tratti del cranio di Plinio il Vecchio sono molto molto alte, anche se in archeologia non ci sono mai certezze assolute". Poi ha aggiunto: "Abbiamo la certezza che dagli studi condotti finora non è emerso nulla che possa contraddire l'attribuzione a Plinio".

L'indagine

L'indagine di Andrea Cionci è dovuta a elementi riportati nel libro di Flavio Russo, "79 d.C., Rotta su Pompei", edito dallo Stato Maggiore della Difesa. Si è trattato di un lavoro nato da una grande collaborazione interdisciplinare e nel quale non sono mancate le sorprese. La ricerca, in via di pubblicazione da parte dell'Accademia, è stata possibile grazie al finanziamento di cittadini privati.

Le analisi di Mauro Brilli e Roberto Cameriere

I primi esami, eseguiti da Mauro Brilli, dell'Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Cnr (Cnr-Igag), sono stati quelli relativi agli atomi radioattivi, che restano imprigionati e cristallizzati nello smalto dei denti permanenti non appena questi compaiono. Si tratta di indicatori importanti, perché gli elementi cui appartengono e le loro quantità variano a seconda delle zone geografiche. Cionci ha commentato: "I risultati sono stati incoraggianti, perché indicavano un soggetto vissuto in alcune zone dell'Appennino centrale e della Pianura Padana, compresa la città natale di Plinio il Vecchio, ossia Como". Un po' di delusione, però, è arrivata dopo gli esami condotti da Roberto Cameriere, dell'Università di Macerata.

Le differenze tra la calotta e la mandibola

Gli esami antropologici hanno indicato alcune differenze fra calotta cranica e mandibola. Sulla base di questo nuovo indizio, sono entrati in campo i genetisti. Analizzando il Dna esterno al nucleo (il cosiddetto mitocondriale), che si eredita solo per via materna, David Caramelli, dell'Università di Firenze, e Teresa Rinaldi, dell'Università Sapienza, hanno scoperto che le sezioni del cranio appartenevano a due individui diversi. Si è superato così anche il problema dell'età. La mandibola apparteneva a un individuo di 37 anni che era forse di origine africana, ma nato in Italia. La calotta cranica, invece, era di un uomo all'incirca dell'età di Plinio il Vecchio. Ulteriori dettagli, come la posizione in cui era stato trovato lo scheletro e gli ornamenti militari d'oro che aveva indosso, stringono il cerchio intorno all'identità del cranio. Cionci ha dichiarato: "Potrebbe essere che l'individuo più giovane fosse uno degli schiavi che avevano sorretto Plinio il Vecchio al momento della morte". 

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