Gli indagati sono 19. Sono tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata all'indebito utilizzo di carte di credito e alla frode informatica
Avrebbero truffato ignare vittime con la complicità di funzionari postali e bancari, capaci di fornire oltre ai loro nominativi dati sensibili per prosciugarne i risparmi. I carabinieri hanno eseguito nelle province di Roma e Napoli un'ordinanza che dispone misure cautelari nei confronti di 19 indagati (10 in carcere, otto ai domiciliari e un obbligo di dimora).
Le accuse
Sono tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata all'indebito utilizzo di carte di credito e alla frode informatica, tramite accesso abusivo a un sistema informatico o telematico, nonché sostituzione di persona, truffa, ricettazione e riciclaggio. Tra gli arrestati anche un vice direttore di un ufficio postale e un impiegato di banca che avevano il ruolo di assicurare all'associazione informazioni privilegiate e un avvocato del Foro di Roma con collegamenti internazionali. Secondo quanto ricostruito, l'organizzazione sfruttava per le truffe anche le piattaforme di crowdfunding, riuscendo a ottenere donazioni per fantomatici progetti che venivano dirottate sui conti degli indagati.
Il modus operandi
Attraverso la complicità di un vice direttore di un ufficio postale e di un dipendente di un istituto di credito, che utilizzavano indebitamente le proprie credenziali d'accesso, il gruppo entrava in possesso dei dati dei correntisti. Il "furto d'identità" - secondo gli investigatori - si articolava in diverse fasi: l'ottenimento illecito delle informazioni personali delle vittime; la predisposizione di falsi documenti di identità e l'utilizzo dei dati per truffare privati o istituti bancari. La banda si sarebbe fatta rilasciare carte di credito grazie ai dati personali acquisiti, all'insaputa delle ignare vittime.
L'indagine
L'indagine è partita da un arresto eseguito dai carabinieri nel mese di maggio del 2016 di due persone trovate in possesso di più di 30 carte plastificate in bianco con banda magnetica, 25 carte d'identità falsificate e numerosissimi fogli dattiloscritti con i dati completi di carte di credito già emesse. I due alloggiavano in un hotel della Capitale e viaggiavano a bordo di una potente auto.
Truffatore si spacciò per uno sceicco per realizzare un colpo
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, in un caso uno dei complici doveva spacciarsi per uno sceicco arabo per convincere un imprenditore tedesco a effettuare un investimento e versare 280mila euro su un conto bancario, in modo da accedere a un "consistente finanziamento" attraverso fondi arabi. La truffa è stata poi sventata dall'intervento dei carabinieri.