Usura, estorsione e riciclaggio: sgominata banda a Frosinone, 7 arresti

Lazio
Un'immagine dell'operazione (Guardia di Finanza)

Maxi operazione della guardia di finanza anche a Pescara, Campobasso e Benevento. Il gip ha disposto il sequestro di beni per 1,5 milioni, mentre il numero complessivo degli indagati corrisponde a 31 

La guardia di finanza e la polizia hanno effettuato un blitz a Frosinone, Pescara, Campobasso e Benevento ed eseguito sette ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti soggetti e 25 interdittive emesse dal gip di Frosinone, il quale ha anche disposto il sequestro di beni per 1,5 milioni di euro. Sei le misure cautelari degli arresti domiciliari e una in carcere. Nel corso dell’operazione è stata sgominata una banda criminale che aveva messo in piedi un sofisticato sistema di riciclaggio di provenienti illeciti, intestazione fittizia di beni e commissione di reati tributari, fondando una base operativa a Frosinone. L’accusa, nei confronti di 7 arrestati e un numero complessivo di 31 indagati in totale, è di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, all’intestazione fittizia di beni, alla commissione di reati tributari, all’usura e all’estorsione.

Estorsione e riciclaggio

Secondo le accuse, attraverso società 'cartiere' create ad hoc avrebbero prodotto fatture false per giustificare ingenti movimenti di denaro e 'distrarre' grosse somme che venivano poi prelevate in contanti in alcuni uffici postali delle province di Frosinone e Roma. Sono coinvolti anche una commercialista ciociara, imprenditori e legali rappresentanti di società del Centro e Nord Italia e varie "teste di legno", nullatenti tra cui anche anziani. L'operazione è nata da una serie di segnalazioni dell'Ufficio Antifrode di Poste Italiane.

Le indagini

L'attenzione degli investigatori si è focalizzata sul flusso finanziario di due conti correnti postali che nell'arco di dieci mesi hanno visto una movimentazione di circa due milioni di euro, in seguito a una serie di bonifici effettuati da numerose società dislocate su tutto il territorio nazionale. Secondo le indagini, gli appartenenti al sodalizio criminale, mediante la costituzione di società "cartiere" create ad hoc, attraverso le quali si producevano fatture false per giustificare le ingenti movimentazioni di denaro, avrebbero distratto grosse somme che venivano poi prelevate in contanti in alcuni uffici postali delle province di Frosinone e Roma. Soldi che rientravano nelle tasche dei promotori del sodalizio. Mente dell'organizzazione una commercialista che avrebbe ideato il meccanismo societario e 'guidato' il promotore dell'organizzazione.

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