Caso Cucchi: il PG chiede la prescrizione del reato per i medici

Lazio
Foto (ANSA)

Gli imputati sono un primario e quattro dottori. Secondo Ilaria Cucchi "è un processo del tutto sbagliato, fatto sulla pelle della nostra famiglia"

Per salvare Stefano Cucchi sarebbe bastata "un po' di umanità" ma dal primo processo ai medici dell'ospedale Pertini, dove Cucchi è morto, è passato troppo tempo e ora il PG chiede per loro la prescrizione sottolineando amaramente che questo epilogo è "una sconfitta per la giustizia". Il processo ai cinque medici imputati per la morte di Stefano Cucchi, per la procura generale, deve concludersi con una declaratoria di prescrizione del reato di omicidio colposo. Così oggi il PG Mario Remus a conclusione della sua requisitoria per il processo che vede imputati il primario dell'Ospedale Pertini di Roma, Aldo Fierro, e i dottori Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo.

Le dichiarazioni del PG

"Questo processo dovrà concludersi con una declaratoria di prescrizione del reato, ma è una sconfitta della giustizia. Questo è un processo che evidentemente è iniziato male, con imputazioni traballanti e con una perizia in primo grado che arriva a valutare i fatti in maniera evidentemente erronea", ha detto il PG, Mario Remus. Che poi si complimentato con i periti d'ufficio della II Corte d'Assise d'Appello: "Hanno finalmente fatto luce in maniera motivata e logica. Sottoscrivo in toto quanto hanno scritto. L'unico aspetto che credo non sia stato esaminato compiutamente è "l'aspetto idrico" di Cucchi. Di fronte a un soggetto che pesa così poco, il fatto che bevesse anche poco è cosa importante". E la circostanza che nei rapporti medici e infermieristici non sia stato indicato quanti litri bevesse è per il Pg indice "di una trascuratezza inammissibile", indice di "una sciatteria che imperversava in quell'ambiente". Il Pg Remus non ha negato che Stefano Cucchi fosse "un paziente difficile sotto l'aspetto psicologico, ma non è vero che non collaborava. I suoi rifiuti erano rifiuti di protesta perché voleva parlare col suo avvocato; ed erano rifiuti facilmente superabili". Per il rappresentante dell'accusa "Stefano Cucchi era un paziente difficile che non è stato trattato per come doveva essere trattato. Un tocco di umanità; questo sarebbe bastato per farlo bere un po' di più, per farlo mangiare un po' di più, per salvarlo. Credo che questo paziente non sia stato ascoltato dal punto di vista sanitario e dal punto di vista psicologico".

Le parole dell'avvocato Enrico Maggiore

"La morte di Stefano Cucchi poteva, doveva essere evitata; è un dato incontrovertibile - ha dichiarato l'avvocato Enrico Maggiore, costituito per il Comune di Roma, unica parte civile presente in questo processo (la famiglia Cucchi è stata risarcita e Cittadinanzattiva nelle more ha revocato la costituzione) - Il nostro ruolo in questo processo ha una funzione di testimonianza, anche per l'esistenza del protocollo d'intesa con il Garante per i diritti dei detenuti. Protocollo che se fosse stato tempestivamente attivato, probabilmente avrebbe potuto contribuire ad evitare l'evento tragico", ha concluso Maggiore.

La vicenda processuale

Inizialmente portati a processo per l'accusa di abbandono d'incapace, gli imputati erano stati condannati in primo grado nel giugno 2013 per omicidio colposo a pene comprese tra i due anni di reclusione (il primario) e un anno e quattro mesi (gli altri medici), ma poi erano stati assolti in appello. Era intervenuta la Cassazione rimandando indietro il processo e i nuovi giudici avevano confermato l'assoluzione. Poi, nuovo intervento della Cassazione e nuovo rinvio per quest'altro processo per il quale è stata fissata il prossimo 3 luglio l'udienza di discussione delle difese.

Ilaria Cucchi: "Un processo del tutto sbagliato"

"E' un processo del tutto sbagliato quello, come sta emergendo in questa nuova inchiesta, che spero diventerà un processo", ha commentato Ilaria Cucchi, ospite dell'assemblea dei lavoratori di Automobili Lamborghini a Sant'Agata Bolognese. "E' un processo fatto a spese e sulla pelle della nostra famiglia che ha pagato un prezzo carissimo, ma che fortunatamente oggi si trova in una fase completamente diversa, una fase di verità, arrivata grazie al nostro impegno e all'impegno di Fabio Anselmo e soprattutto grazie alla presenza di tutti quelli che non ci hanno mai abbandonato, perché da soli non si fà niente". Di processo "sbagliato e depistato" parla anche l'avvocato Anselmo, che assiste la famiglia: "Credo che la dichiarazione di prescrizione sia lo stigma finale di sette anni di depistaggi dei quali dal 21 maggio in poi saranno chiamati a rispondere generali e alti ufficiali dell'Arma dei carabinieri".

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