Omicidio Desiree Mariottini, da test Dna nuove accuse per indagati
LazioIl Gip di Roma, su richiesta della procura, ha disposto una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere, con l'accusa di omicidio volontario, nei confronti di Alinno Chima
Il Gip di Roma, su richiesta della procura, ha disposto una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere con l'accusa di omicidio volontario nei confronti di Alinno Chima, nell’ambito delle indagini sulla morte di Desiree Mariottini, la 16enne trovata cadavere nella notte tra il 18 e il 19 ottobre in un palazzo abbandonato in zona San Lorenzo a Roma.
I test del Dna
La richiesta di tornare a contestare l'omicidio, dopo che il Riesame aveva fatto cadere tale ipotesi, è legata ai risultati del test del Dna effettuato su una serie di reperti e sul corpo della giovane vittima. Il codice genetico di Chima, nigeriano di 47 anni, è stato trovato anche sul flacone che conteneva il metadone e su una cannuccia, utilizzata anche dalla ragazza per assumere crack, confermando quanto dichiarato da alcuni testimoni.
Le accuse
I test hanno evidenziato inoltre la presenza di tracce biologiche appartenenti al 27enne Mamadou Gara, accusato di omicidio, sugli indumenti e sotto le unghie di Desiree, mentre il Dna del ghanese Yusef Salia, a sua volta accusato di omicidio, è stato individuato sul flacone contenente la droga e sul materasso dove era sdraiata la vittima. I due, Chima e il quarto arrestato, il 43enne senegalese Brian Minthe, sono accusati anche di violenza sessuale non di gruppo. Infine ad Alinno e Minthe i PM contestano anche il reato di spaccio di droga verso terzi, in quanto è stato appurato che i due erano pusher abituali della zona.