Roma, costringeva convivente a prostituirsi: condannato a nove anni in Appello

Lazio
Foto di archivio (ANSA)

Stefan Remus Preda è ritenuto responsabile di violenza sessuale, lesioni personali e sfruttamento della prostituzione. Aveva convinto la compagna a seguirlo a Roma con la promessa di un lavoro

Aveva convinto la sua convivente a seguirlo a Roma per lavorare. Nella Capitale l'aveva invece costretta a prostituirsi, violentandola e maltrattandola. Stefan Remus Preda, 38 anni, di origini romene, si è visto confermare in Appello la condanna a nove anni di reclusione, già pronunciata in primo grado. Le accuse sono di violenza sessuale, lesione personale e sfruttamento della prostituzione. In primo grado era caduta l'imputazione di riduzione in schiavitù. 

I fatti

I fatti contestati risalgono a marzo 2017. Secondo l'accusa, il 38enne aveva convinto la convivente, sentita oggi, giovedì 21 febbraio, in aula in videoconferenza con il suo Paese d'origine, a seguirlo a Roma con la prospettiva di un posto di lavoro in un ristorante. Giunti insieme nella periferia romana, nella zona dell'Infernetto, si erano stabiliti in una casa abbandonata. La donna era stata avviata alla prostituzione, anche attraverso atti di violenza e sopraffazione. 

La fine dell'incubo

Nel corso di un incidente probatorio, la donna aveva raccontato di consegnare quotidianamente i guadagni a Preda, che la accompagnava in strada per poi recuperarla a fine giornata. È emerso, inoltre, che la donna venne selvaggiamente picchiata nella notte tra il 26 e il 27 marzo 2017, al punto che fu costretta a ricorrere a cure mediche. Alla fine, la vittima era riuscita a fuggire e a nascondersi in un ripostiglio posizionato su un fondo attiguo alla casa-baracca dove abitavano. Lì venne trovata impaurita e tra le lacrime. Preda fu portato a processo.

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