Mafia, controllavano locali e negozi compro oro: 13 arresti a Viterbo

Lazio
L'operazione dei carabinieri che ha portato all'arresto di 13 persone

Accertata l'esistenza di un'organizzazione dai connotati mafiosi che avrebbe imposto il proprio controllo su negozi compro oro, locali notturni, ditte di trasloco e attività delittuose come recupero crediti

A Viterbo i carabinieri hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip di Roma, che dispone l'arresto di 13 persone indagate per associazione a delinquere di stampo mafioso. È la prima volta che nel Viterbese viene contestata l'associazione mafiosa. Il gruppo, legato alla 'ndrangheta, è riuscito ad imporsi sul territorio con una serie di atti intimidatori, violenze e aggressioni.

L'organizzazione criminale

Le indagini hanno fatto emergere l'esistenza di un'organizzazione dai connotati mafiosi che avrebbe imposto il proprio controllo su negozi compro oro, locali notturni, ditte di trasloco e attività delittuose come recupero crediti. Gli investigatori hanno ricostruito i tasselli di un mosaico che ha portato alla luce un pericoloso panorama criminale. Il sodalizio, con solidi collegamenti con ambienti 'ndranghetisti, si è imposto a Viterbo e provincia attraverso una serie di aggressioni e gravi atti intimidatori, esercitando un'azione di controllo del territorio. Un gruppo radicato sul territorio che in due anni non avrebbe esitato a compiere intimidazioni sia nei confronti delle vittime sia di chi indagava su di loro. Sono decine e decine gli episodi di auto incendiate riconducibili al sodalizio. In due casi hanno interessato anche macchine di carabinieri impegnati nelle indagini.

“Scoppia la guerra mondiale a Viterbo”

"Adesso scendo e gli butto una bomba.... Stasera gli sparo tutte le vetrine. Ti aiutano gli sbirri, vedi che succede la guerra mondiale a Viterbo". Sono le parole di uno degli indagati registrate durante le indagini. "Qui senza la nostra autorizzazione non si muove nulla", dice un altro indagato che non sa di essere intercettato.

La prima accusa di associazione mafiosa nel Viterbese

"È la prima volta che viene contestato il 416 bis per un sodalizio nel viterbese". A dirlo il Procuratore Aggiunto della Dda di Roma, Michele Prestipino, parlando dell'operazione ch ha portato allo smantellamento dell'organizzazione che operava nel Viterbese, a cui è stato contestati reati di associazione per delinquere di stampo mafioso (art. 416 bis del c.p.). "Finora contestazioni di questo tipo avevano riguardato il basso Lazio al confine con la Campania mentre il Nord della Regione era stato esente da questo tipo di fenomeni" ha aggiunto Prestitipino.

'Giustizia alternativa'

Anche alcuni comuni cittadini si sarebbero rivolti all'organizzazione e lo avrebbero fatto per chiedere una 'giustizia alternativa' in casi di controversie, contenziosi personali o recupero crediti. Dalle intercettazioni sarebbero emersi contatti di cittadini con esponenti del sodalizio per risolvere alcuni problemi. In un caso, ad esempio, il titolare di un centro estetico avrebbe chiesto aiuto per evitare una denuncia da parte di un cliente. Per 'aiutarlo' sarebbero state organizzate due rapine e un tentativo di sfregiare la vittima, non andato in porto grazie all'intervento dei carabinieri.

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