Una donna e altre tre persone che vivono con lei sono state denunciate per il reato di maltrattamento animali, uccisione di animali e per detenzione illegale di fauna selvatica
I carabinieri e l'ispettore del Nogez (Nucleo operativo guardie zoofile) Antonio Colonna hanno sequestrato 35 cani di razza pregiata e un centinaio di esemplari di uccelli selvatici trovati nell’abitazione di una donna che è stata denunciata per il reato di maltrattamento animali, uccisione di animali e per detenzione illegale di fauna selvatica. Denunciate altre tre persone che vivono con lei. "La donna allevava i cani di razza allo scopo di farli riprodurre e venderli utilizzando i social, tutto in violazione della normativa vigente in materia violando i prescritti requisiti edilizi, sanitari, ambientali e fiscali. Aveva infatti allestito varie sale per usi diversi, emulando effettivamente le strutture previste dalle normative in tema di allevamenti professionali e dunque autorizzati, quali sala parto, sala riproduzione, utilizzando però garage, lavanderia e altri locali ad uso civile. In uno dei locali venivano rinvenuti esemplari di uccelli selvatici di sospetta provenienza, detenuti in gabbie sporche e fatiscenti, sopra i propri escrementi e senza acqua e cibo", le dichiarazioni di Antonio Colonna.
La ricostruzione
Poi, Colonna ha aggiunto: "Anche questo intervento operato sull'ennesimo allevamento clandestino è il frutto del lavoro che andava avanti da tempo, da anni sono impegnato al contrasto delle zoo mafie con modi diretti e operativi. Da anni sono impegnato a portare alla luce migliaia di allevamenti di cani di razza, allevamenti clandestini perché allestiti presso abitazioni private allo scopo di eludere i controlli. Infatti, migliaia se non milioni di animali vengono fatti riprodurre in locali non idonei, spesso fatiscenti e igienicamente pessimi, operando sugli stessi improvvisate pratiche veterinarie e intestando i cani a più persone. Un meccanismo ben collaudato che elude facilmente le poche e deboli disposizioni normative previste; la sola norma nazionale infatti è un D.M. del 1994 che fa una differenza tra gli allevamenti amatoriali e quelli professionali, ponendo quale confine requisiti banalmente raggirabili, ovvero: se le fattrici sono meno di 5, i cuccioli "prodotti" meno di trenta l'anno e se il guadagno derivante dalla vendita non rappresenta la principale fonte di reddito, allora non bisogna rispettare nessun obbligo poiché si tratterebbe di un'attività appunto amatoriale".