Stadio Roma, inchiesta chiusa: rischiano processo Parnasi e Lanzalone

Lazio
Immagine d'archivio (ANSA)
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La Procura di Roma ha chiuso l'inchiesta sul nuovo stadio della Roma, che doveva essere realizzato nell’area di Tor di Valle. Rischiano di finire sotto processo venti persone 

La Procura di Roma ha chiuso l'inchiesta sulla costruzione del nuovo stadio della Roma, che doveva essere realizzato nell’area di Tor di Valle. Nel procedimento si ipotizzano, a seconda delle posizioni, i reati di associazione per delinquere, corruzione e finanziamento illecito. Rischiano di finire sotto processo venti persone, tra manager, politici e imprenditori. Tra questi ultimi figurano il costruttore Luca Parnasi, proprietario della società Eurnova che stava realizzando il progetto dello stadio, e l'ex presidente di Acea (società tra i principali fornitori di gas ed energia elettrica) Luca Lanzalone, che aveva seguito, in veste di consulente per la giunta cinquestelle, il dossier sulla struttura. Avvocato genovese, Lanzalone viene considerato come molto vicino a Beppe Grillo.

Coinvolti anche politici e manager

L’atto di chiusura delle indagini riguarda inoltre l'ex vicepresidente del Consiglio della Regione Lazio di Forza Italia, Adriano Palozzi, l'ex assessore regionale del Pd, Michele Civita, e il soprintendente ai beni culturali di Roma, Francesco Prosperetti. Rischiano di finire sotto processo anche i cinque collaboratori di Parnasi, Davide Bordoni, consigliere comunale di Forza Italia, Daniele Leoni, funzionario del Dipartimento Urbanistica del Comune di Roma, e Vanessa Aznar Ababire, amministratrice della Pixie SocialMedia.

Le accuse a Parnasi

Secondo quanto scritto dai pm nell'avviso di conclusione delle indagini, Parnasi avrebbe creato insieme ai suoi collaboratori un'associazione a delinquere "allo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione al fine di ottenere provvedimenti amministrativi favorevoli alla realizzazione del nuovo stadio della Roma e di altri progetti imprenditoriali riconducibili all'operatività del sodalizio". Parnasi sarebbe il "capo ed organizzatore" di tale associazione, che avrebbe "avvicinato pubblici ufficiali" e "compiuto operazioni di intermediazione illecita" con la "promessa di dazione di denaro e di altre svariate utilità". Proseguono invece le indagini su un secondo filone del procedimento, riguardante i finanziamenti alla politica che Parnasi avrebbe elargito.

Le accuse a Lanzalone

I fatti contestati a Luca Lanzalone riguardano sia il suo ruolo di consulente nella trattativa per il nuovo impianto sportivo che da presidente di Acea. Secondo la Procura, Parnasi "prometteva ed effettivamente erogava in favore di Lanzalone", "molteplici utilità e tra queste l'affidamento di lucrosi incarichi in favore dello studio legale Lanzalone & Partners", scrivono i pm. La funzione di Lanzalone negli interessi di Parnasi consisteva nel rilascio "di informazioni sullo stato delle pratiche amministrative in corso".

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