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Chi sono i franchi tiratori e perché si chiamano così

Politica
©Ansa

Secondo Treccani il termine iniziò ad essere utilizzato intorno al 1950 per segnalare “il rappresentante di un partito o di uno schieramento che, in votazioni segrete di organi collegiali, vota in modo diverso da quello concordato o ufficialmente deciso dal proprio partito o schieramento”. Ma le sue origini risalgono al contesto bellico del '700 in Francia

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Dopo l’elezione a presidente del Senato di Ignazio La Russa, si è tornato a parlare di “franchi tiratori”, ovvero quei senatori che hanno votato per lo storico fondatore di Fratelli d’Italia pur non facendo parte della maggioranza. Ma cosa significa, esattamente, questo termine? (NUOVO GOVERNO, LE NEWS IN DIRETTA)

Le origini del termine

In politica, già da alcuni anni ormai, “franchi tiratori” fa riferimento a chi, sfruttando la modalità dello scrutinio segreto, vota in modo diverso rispetto alle indicazioni del proprio gruppo politico. Come spiega “Il Post” in un articolo, la locuzione ha origine molto indietro nel passato, almeno un paio di secoli, e originariamente era correlata al contesto bellico. In particolare, l’espressione arriva dalla Francia (“franc-tireurs”) con “franco” che però significa principalmente “libero”. Secondo le ricostruzioni, infatti, i primi accenni al termine “franchi tiratori” potrebbero risalire alla fine del Settecento, negli anni della Rivoluzione francese, e veniva riferito a singoli combattenti o a piccoli gruppi di fanteria leggera che intraprendevano una specie di guerriglia autonoma o comunque non direttamente legata agli ordini a cui doveva rispondere l’esercito regolare. Altri riferimenti all’espressione sarebbero stati rilevati, ancora, in occasione della guerra franco-prussiana, combattuta tra il 1870 e il 1871. In questo contesto i “franchi tiratori” erano singoli combattenti che, senza coordinarsi con nessuno, utilizzavano armi personali contro i soldati nemici. In questo contesto, appunto, “franco” significa “libero da ordini”.

Il passaggio dal contesto bellico a quello politico

In Italia, secondo l’enciclopedia Treccani, la locuzione ha preso piede intorno al 1950, traslata dal contesto bellico (le due guerre mondiali) e abbracciando il linguaggio politico, dove iniziò ad essere utilizzata per segnalare “il rappresentante di un partito o di uno schieramento che, in votazioni segrete di organi collegiali, vota in modo diverso da quello concordato o ufficialmente deciso dal proprio partito o schieramento”. Dunque, così come in guerra, anche in politica i “franchi tiratori” agiscono forti del fatto che non li si possa riconoscere apertamente. Ma con una differenza. Se in guerra possono agire individualmente ma con l’obiettivo di supportare la propria fazione, in politica sfruttano lo scrutinio segreto per agire contro il proprio schieramento. In particolare, nel franco tiratore parlamentare è riflessa, “l’immagine del cecchino che, nascosto, colpisce all’improvviso”.

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