Regionali in Veneto, dall’overtourism alla sanità: idee a confronto

L’imminente voto in Veneto porterà i cittadini a decidere a chi dare fiducia come presidente della Regione per i prossimi cinque anni. Tra i candidati favoriti c’è Alberto Stefani, del centro-destra - che diventerebbe il più giovane governatore d’Italia, a 32 anni - e poi Giovanni Manildo, del centro sinistra, che promette di guidare un governo regionale di discontinuità. Alle prossime elezioni regionali, però, competeranno con loro anche Marco Rizzo di Democrazia sovrana e popolare, Fabio Bui della lista Popolari per il Veneto, e Riccardo Szumski per la lista Resistere Veneto. Sky Tg24 ha organizzato il confronto tra i programmi dei due maggiori aspiranti presidenti di Regione, Stefani e Manildo, alla prova dei dossier più importanti, in vista delle elezioni di 23 e 24 novembre. Ecco come è andata. Sulla Sanità, il Veneto è un esempio d'eccellenza, ma permangono delle criticità. Il governo nell'ultima manovra ha ampliato il fondo sanitario nazionale ma di fatto la spesa rimane poco superiore al 6% rispetto al Pil. Come farete a tenere questo livello che fino ad ora siete riusciti a mantenere con i soldi che arrivano dalla manovra? Manildo: “La sanità in Veneto non è quell'eccellenza che si racconta. Nella quotidianità mancano molti servizi: liste d'attesa molto lunghe, pochi medici. Quindi è necessario porre la barra dritta sulla sanità pubblica e non su derive privatistiche come il modello Lombardo. Pretendere maggiori trasferimenti da parte dello Stato, allinearsi al 7% della spesa del PIL come gli altri paesi europei: diritto universale per tutti, diritto fondamentale per garantire la giustizia sociale. Bisogna anche investire molto nelle reti territoriali tra medici di medicina generale. Garantire cure di prossimità e lavorare molto sulla prevenzione che rende possibile un'allocazione delle risorse con minor spesa e maggiore efficacia nel risultato a tutela della salute dei nostri cittadini”. Stefani: “Abbiamo scelto di proporre una sanità che non abbia paura della sfida della tecnologia e che implementi i servizi tecnologici al servizio della sanità per ridurre le liste d'attesa, per ridurre gli accessi impropri nei pronto soccorso. Alcune Ulss del nostro territorio hanno già sviluppato alcune procedure per la presa in carico delle ‘non urgenze’ tramite gli strumenti della telemedicina e dell'assistenza domiciliare. Anche perché avremo davanti una società che invecchierà sempre di più e dobbiamo già prevenire quelle che saranno le conseguenze sociali e sanitarie di questo trend demografico. Oltre a questo è assolutamente fondamentale potenziare il contingente dei medici e degli infermieri con un piano assunzionale capace anche però di conciliare il loro percorso professionale con un welfare ospedaliero che è assolutamente necessario per rendere appetibile questa professione”. Alcune regioni stanno procedendo autonomamente a regolamentare il fine vita l'hanno fatto ad esempio Toscana e Sardegna. In Veneto era stato approvato, per iniziativa del governatore Zaia, ma alla fine è arrivato il no del Consiglio regionale. Qual è la vostra posizione? Stefani: “La competenza in merito al fine vita è una competenza di carattere nazionale. Credo che il Parlamento su questo debba assolutamente intervenire tenendo conto di tutte quelle che sono le sensibilità politiche facendo in modo che ci siano regole che vengano confermate dall'istituzione parlamentare che è l'organo competente a decidere in materia”. Manildo: “Il fine vita riteniamo che sia una questione di civiltà giuridica e di civiltà. Penso che la Regione, nell'interno delle proprie competenze debba regolamentare, essere a fianco ed assistere le persone e i familiari che ivono questo dramma. Io sono convinto che anche il mondo cattolico sia molto aperto verso questa legislazione e questa necessità. Quindi confermo che sarà una delle cose che faremo assolutamente una volta arrivati a Venezia e al Governo della Regione". Stefani: “Abbiamo scelto di proporre una sanità che non abbia paura della sfida della tecnologia e che implementi i servizi tecnologici al servizio della sanità per ridurre le liste d'attesa, per ridurre gli accessi impropri nei pronto soccorso. Alcune Asl del nostro territorio hanno già sviluppato alcune procedure per la presa in carico delle ‘non urgenze’ tramite gli strumenti della telemedicina e dell'assistenza domiciliare. Anche perché avremo davanti una società che invecchierà sempre di più e dobbiamo già prevenire quelle che saranno le conseguenze sociali e sanitarie di questo trend demografico. Oltre a questo è assolutamente fondamentale potenziare il contingente dei medici e degli infermieri con un piano assunzionale capace anche però di conciliare il loro percorso professionale con un welfare ospedaliero che è assolutamente necessario per rendere appetibile questa professione”. Alcune regioni stanno procedendo autonomamente a regolamentare il fine vita l'hanno fatto ad esempio Toscana e Sardegna. In Veneto era stato approvato, per iniziativa del governatore Zaia, ma alla fine è arrivato il no del Consiglio regionale. Qual è la vostra posizione? Stefani: “La competenza in merito al fine vita è una competenza di carattere nazionale. Credo che il Parlamento su questo debba assolutamente intervenire tenendo conto di tutte quelle che sono le sensibilità politiche facendo in modo che ci siano regole che vengano confermate dall'istituzione parlamentare che è l'organo competente a decidere in materia”. Manildo: “Il fine vita riteniamo che sia una questione di civiltà giuridica e di civiltà. Penso che la Regione, nell'interno delle proprie competenze debba regolamentare, essere a fianco ed assistere le persone e i familiari che vivono questo dramma. Io sono convinto che anche il mondo cattolico sia molto aperto verso questa legislazione e questa necessità. Quindi confermo che sarà una delle cose che faremo assolutamente una volta arrivati a Venezia e al Governo della Regione”. Se sarete eletti Presidenti per da seguito anche a questo risultato intendete chiedere subito l'autonomia prevista dalla riforma Calderoli per le materie su cui non si devono fissare i livelli essenziali di prestazione come il commercio con l'estero, la protezione civile? Manildo: “Delle 23 materie che possono essere oggetto dell'autonomia differenziata è necessario capire in modo concreto quelle che effettivamente allineate delle funzioni che sono ad esse accompagnate ci possono far faree un salto di qualità. Perché ricordiamo che c'è una potestà concorrente molto più forte su alcune materie da parte dell'Europa, quindi chiedere l'autonomia su quelle materie sarebbe ancora una volta una battaglia più esibita che concreta. Capito quali sono le materie e quali sono le funzioni ad esse accompagnate che ci fanno fare un salto di qualità sarà necessario che la regione Veneto insieme alle altre regioni - non l'una contro l'altra - riescano a fare un salto in avanti sul tema dell'autonomia e magari arrivare a compiere quel disegno costituzionale che assegnava a una delle camere la rappresentatività delle regioni”. Stefani: “Io sono stato il relatore del disegno di legge quadro sull'autonomia un disegno di legge che è fondamentale per il percorso istituzionale della nostra regione insieme a quella che sarà la grande sfida del federalismo fiscale dei prossimi anni. Per quanto riguarda l'autonomia è assolutamente fondamentale continuare un percorso di avvicinamento del decisore pubblico ai territori perché più si avvicina il decisore pubblico ai territori la maggiore sarà la qualità delle politiche attive che quel determinato decisore politico saprà esercitare in quei determinati territori. Perché li conosce quartiere per quartiere, comune per comune. La responsabilità non deve far paura ma deve soprattutto essere il punto principale di riferimento per chi governa una regione”. Tra le competenze che non sono di esclusiva competenza regionale rientra la sicurezza. Tuttavia, negli ultimi anni i reati cosiddetti minori sono aumentati a livello nazionale e in alcune province del Veneto. Come agire? C’è bisogno di risorse nazionali? Stefani: “C'è bisogno di maggiori risorse. Il tema della sicurezza è un tema che va affrontato con coraggio che sicuramente necessita di una strategia multilivello a partire dall'ente locale passando ovviamente per la regione ma soprattutto a livello nazionale. Credo ci sia anche la necessità di fare una forte attenzione a quelle che sono le capacità da parte di alcune realtà territoriali di favorire una sana integrazione. Perché, purtroppo, gran parte di queste realtà hanno subito un'immigrazione incontrollata che non ha prodotto benefici né per coloro i quali sono venuti in questo Paese - magari con la speranza di cercare un futuro migliore - ma soprattutto per quanto riguarda i diritti delle persone e delle comunità ospitanti. L'integrazione si fa solo tramite lavoro, non si può pensare che un'immigrazione incontrollata moltiplicata per troppi anni senza particolari regole possa produrre dei benefici. Spesso queste persone nonostante magari la speranza di trovarci in un territorio migliore e con la possibilità di costruire un futuro qui in questo territorio si ritrovano senza avere alcuna altra possibilità nelle maglie di associazioni criminali e di associazioni che non fanno il bene di questo territorio. È assolutamente fondamentale continuare un percorso di regolazione dell'immigrazione e di farlo con coraggio anche tramite i decreti sicurezza”. Manildo: “Sulla sicurezza si assiste veramente a troppi slogan, a troppe cose che non hanno efficacia concreta. Io ritengo che la sicurezza debba essere affrontata in modo serio garantendo certezza della pena, repressione quando qualcuno ha comportamenti antisociali, una politica carceraria idonea. A fianco a questo ci deve essere un maggior controllo del territorio e con l'ultima legge di bilancio si è persa una grande occasione: l'Associazione Nazionale dei Comuni aveva chiesto 100 milioni di euro per avere almeno 2500 agenti di Polizia Municipale per contribuire al controllo del territorio. Ne sono stati allocati soltanto 25 milioni frustrando questa richiesta. Quindi è necessario far seguire le parole ai fatti, aiutare la Polizia sul grande tema dei prepensionamenti e aiutare al controllo del territorio per la Polizia Municipale. A fianco è fondamentale avere i processi di inclusione sociale, di coesione, di certezza del diritto, la certezza della casa, la certezza dei numeri per quanto riguarda i soggetti, gli stranieri che arrivano nei nostri territori. Io penso che per parlare di sicurezza delle nostre comunità sia necessario unire le due cose, un forte controllo del territorio, una forte attenzione alle illegalità, ma anche processi inclusivi di attenzione ai bisogni e di creazione di coesione sociale”. Le aziende hanno anche bisogno di manodopera, non è un caso che il Veneto sia la regione con la maggior percentuale di assegnazioni di migranti con il decreto Frussi, tra stagionali e non stagionali con l'ultimo decreto sono stati assegnati al Veneto circa 11 mila lavoratori subordinati. È sufficiente questa cifra a colmare le richieste delle aziende? Manildo: “È fondamentale avere però certezza dei numeri, formazione, processi di coesione sociale, diritto alla casa. Le persone che vengono formate per lavorare nelle nostre aziende devono avere i fondamentali per poter costruire un futuro. Penso che il tema dell'immigrazione debba essere affrontato anche con una riforma della legge nazionale, con un'attenzione al ‘decreto flussi’, nella regolamentazione dei numeri delle persone che entrano e soprattutto una riforma dei criteri per far entrare gli immigrati, gli stranieri nel nostro territorio. La formula del ‘clickday’ è assolutamente inefficiente, inadeguata. È necessario valorizzare la figura dello sponsor, dell'impresa, dell'azienda presso la quale il lavoratore straniero andrà a lavorare”. Stefani: “L'integrazione può avvenire solo grazie al lavoro e il lavoro è un veicolo di integrazione per i nostri territori. Le imprese hanno necessità di manodopera ma hanno anche e soprattutto necessità di manodopera qualificata. In Veneto entro il 2030 mancheranno oltre 280 mila lavoratori qualificati e la risposta strutturale a questa emergenza non può essere l'immigrazione. La risposta strutturale a questa emergenza deve essere una forte integrazione degli istituti professionali e degli istituti tecnici con il mondo dell'impresa. La manodopera qualificata e i dipendenti qualificati del nostro territorio devono essere anche e soprattutto i nostri ragazzi. Oggi non per forza tutti i giovani devono laurearsi. Io l'ho ribadito in questa campagna elettorale. Credo che anche un giovane che esce da una scuola professionale, da una scuola tecnica ed entra nel mondo dell'impresa sia un giovane che meriti di essere valorizzato”. A proposito di immigrazione irregolare, due anni fa il Viminale aveva chiesto a tutte le regioni un impegno per costruire dei Cpr sul proprio territorio. Intendete da Presidenti dare seguito a questa richiesta? Stefani: “Io credo che i rimpatri siano parte integrante di un processo di gestione del fenomeno dell'immigrazione. L'ho ribadito più volte anche in sede parlamentare perché io sono componente della Commissione Affari Costituzionali che ha affrontato in questi otto anni alcune situazioni abbastanza gravi. Anche in materia di immigrazione, con l'approvazione dei decreti di sicurezza del 2018-2019, poi smontati uno a uno anche in materia di rimpatrio. Credo sia assolutamente fondamentale e sia stato assolutamente fondamentale ripristinare gran parte di queste regole. Credo che allo stesso tempo i rimpatri facciano parte di un percorso che deve premiare chi viene qui per integrarsi, per costruire il proprio futuro, ma anche e grazie soprattutto a un'integrazione con il mondo del lavoro”. Manildo: “Il modello migliore per poter garantire l'integrazione, la coesione sociale è l'accoglienza diffusa, proprio quel sistema Sprar che è stato annullato e cambiato da Salvini e dalla Lega. Io sono stato contro la creazione dei ‘ghetti’ da sindaco. In qualche modo l'ho subito, per cercare di risolvere un problema quando non c'era l'alleanza con i soggetti fondamentali: in primis, la Regione, che è rimasta assente nella gestione di questo tema. Penso che in questo momento, sentendo anche il grande cambiamento di atmosfera, di clima che c'è con le associazioni di categoria, gli agricoltori, il terzo settore, si debba incominciare a costruire una coesione sociale, una società diversa, garantendo a questi ragazzi il diritto alla casa, la formazione e la possibilità di costruirsi un futuro, anche attraverso lavori che purtroppo i nostri concittadini non hanno più voglia di fare”. Parliamo di economia, in particolare dei dazi, che a Veneto stanno facendo molto male agli imprenditori, considerando che gli Stati Uniti sono il terzo paese per quanto riguarda l'exporto proprio delle aziende venete. Cosa intendete fare su questo fronte se sarete eletti presidente? Manildo: “La politica dei dazi è l'espressione di una nuova politica internazionale dove il diritto conta sempre meno. Conta di più la forza, intesa come forza economica e sovranismo, e Trump è un campione di questo. Purtroppo abbiamo visto che le relazioni personali non hanno portato dei vantaggi ai nostri imprenditori e nonostante i buoni rapporti tra Meloni e la Trump abbiamo il 107% di dazi sulla pasta e il 15% su moltissime attività. Penso che sia necessario rafforzare l'Europa. L'Europa deve veramente diventare un soggetto interlocutore in questi nuovi rapporti di forza. Il Veneto dovrà inserirsi in questo nuovo dialogo, assistere le imprese, assistere delle nostre imprese che lavorano molto nel settore dell'esportazione e dell'internazionalizzazione. Penso che uno dei temi che può competere a noi per garantire la competitività delle nostre aziende nonostante i dazi sia investire sul grande valore aggiunto, sul grande valore tecnologico, il grande valore di innovazione che le imprese venete hanno. Per questo sarà importante costruire un patto stabile tra regione, università costituita in Politecnico e mondo imprenditoriale per creare un nuovo sviluppo economico in Veneto. Stefani: “Gli imprenditori veneti, prima dei dazi di Trump, vogliono contrastare un modello europeo che non sta facendo i loro interessi, penso anche al settore primario con il taglio del 20% della Pac e il rischio del fondo unico per agricoltori, allevatori e pescatori che sta provocando enormi problemi nel nostro territorio, penso siano queste le risposte che dobbiamo dare. Prima di guardare i dazi di Trump dobbiamo guardare a quello che il nostro territorio può dare e soprattutto a quello che l'Europa non sta facendo per il suo territorio, tra cui il Veneto”. La scorsa settimana, l'11 di novembre, è stato il secondo anniversario dell'omicidio di Giulia Cecchettin. Il padre Gino da allora in prima linea contro la violenza di genere ha ribadito proprio quel giorno l'importanza dell'educazione sesso-affettiva nelle scuole. Siete d'accordo? Stefani: “Sì, sono d'accordo, così come una forte campagna di sensibilizzazione che deve essere fatta non solo nelle scuole ma anche tramite le realtà associative e le realtà locali. Credo allo stesso tempo che sia necessario garantire da un punto di vista sanitario anche una struttura territoriale capace di intercettare i rischi della violenza di genere e sia fondamentale farlo anche potenziando operatori, strutture, strutture protette. Troppo spesso uno dei principali problemi legato a questi fenomeni è che ci sono donne che non denunciano, non tanto perché non abbiano subito violenza, ma semplicemente perché hanno necessità di essere protette nella loro capacità di potersi difendere da un'aggressione. Soprattutto perché spesso queste aggressioni avvengono all'interno delle case o comunque in un contesto in cui c'è una relazione affettiva. Quindi credo che questo sia fondamentale ma deve essere un processo su cui tutta la politica deve unirsi”. Manildo: “Dobbiamo con forza ribadirne la necessità anche oltre i provvedimenti che il Ministro Valditara ha inteso proporre. Penso che l'educazione all'amore, all'altro, al rifiuto, al rispetto della persona sia assolutamente fondamentale per prevenire dei fenomeni di violenza che sono assolutamente delle tragedie e inaccettabili. Penso che si debba agire soprattutto sui ragazzi, sulle giovani generazioni perché è con loro che si può cambiare una dinamica veramente pericolosa. Per quanto riguarda l'assistenza alle donne, la Regione deve assolutamente potenziale un fondo per la prevenzione, l'assistenza, una rete di case rifugio, una rete di ascolto per assistere le donne vittime di violenza che possano sentirsi più accolte. Penso che dobbiamo essere più rigidi per quanto riguarda le misure cautelari per le persone che hanno fenomeni di stalking, fenomeni di pericolosità sociali nei confronti delle donne. Penso che il braccialetto elettronico abbia dimostrato la sua inadeguatezza”. “Venezia, beltà lusingatrice ambigua, racconto di fate e insieme trappola per forestieri”, scriveva già così Thomas Mann nel suo La morte a Venezia, una trappola che però continua a funzionare visto che Venezia insieme a Verona fa parte delle prime dieci città italiane che sono affette da overtourism. Se sarete eletti presidenti, come intendete procedere da questo punto di vista? Manildo: “Venezia è la città simbolo, è la città gioiello del nostro Veneto, è una delle città più attrattive. Dobbiamo stare attenti che il turismo non sia predatorio nella vita quotidiana dei veneziani. Penso che sia necessario per prima cosa capire qual è la soglia di carico del territorio veneziano, incominciare a fare una moratoria sugli affitti brevi, bloccare il grande diffondersi di questa pratica, perché è diverso se c'è una persona che affitta la casa che ha ricevuto in eredità oppure c'è la società che gestisce 50 immobili con affitti brevi. Dobbiamo stare molto attenti perché in questo caso il turismo può diventare predatorio sulla vita quotidiana, quindi valorizziamo, programmiamo il turismo, cerchiamo di spalmarlo su tutto il nostro territorio rendendo tutto il territorio veneto attrattivo”. Stefani: “Per sconfiggere questo problema è anzitutto fondamentale valorizzare il policentrismo veneto e anche soprattutto il policentrismo turistico del nostro territorio che non deve essere visto come un limite ma deve essere visto come un'opportunità. Quindi, bisogna garantire un turismo lento ma soprattutto un turismo policentrico che permetta anche grazie al fatto che comunque il veneto dal punto di vista infrastrutturale e logistico ha già un buon livello di collegamento tra le principali città d'arte. Serve anche destagionalizzare alcuni territori che per ora vivono di un turismo fortemente stagionale”.

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Agnese Ranaldi