La deputata ha comunicato la sua scelta nel corso del consiglio nazionale del Movimento, in corso di svolgimento via Zoom. L'ex sindaca di Torino dopo i risultati elettorali in Toscana aveva chiesto un cambio di postura al Movimento rispetto al suo rapporto con il Pd
Sette ore di Consiglio nazionale, e una sola grande novità: Chiara Appendino non sarà più la vicepresidente del Movimento 5 stelle. La decisione, formalizzata ufficialmente con una lettera che l'ex sindaca ha spedito alla segreteria dei pentastellati, è stata comunicata a Giuseppe Conte e agli altri maggiorenti proprio all’inizio della lunga riunione in streaming. Il la per un processo alla deputata, in cui si è sentita sul banco degli imputati, perché se è vero che qualcuno è stato più conciliante, qualcun altro ha proseguito sulla linea dura già letta sui giornali nei giorni passati.
"Se si prosegue alleanza col Pd non me la sento di essere vice di questa direzione"
Dopo aver ascoltato l'intervento dell'ex premier, in cui il presidente ha ribadito quanto già detto durante la lunga telefonata di giovedì tra i due, raccontano, Appendino ha preso la parola e ha spiegato i motivi che l'hanno spinta a questa scelta, anche al netto del fatto che, solo fra una settimana, quando la base darà il via libera al Conte bis, il suo incarico sarebbe comunque cessato. "Io ho portato dei problemi concreti - è il senso del ragionamento fatto dalla deputata ai suoi ormai ex colleghi del Consiglio nazionale - perché il Movimento 5 stelle non riesce più a dare speranza a chi è escluso, disilluso, chi non vota più. La mia volontà è quella di creare un dibattito interno, ma se ci si continua ad autoassolvere e si prosegue con l'alleanza con il Partito democratico, io non mi sento più di essere vice di questa direzione".
Un modo, dunque, per tracciare una distanza dalla rotta che si è persa, pur rimanendo all'interno del (non) partito, portando avanti le proprie battaglie. Perché l'ex sindaca non ha nessuna intenzione di andare via dalla creatura in cui è cresciuta, come non è nei suoi piani aprire una corrente: le dimissioni non sono state rassegnate per calcolo politico, ma solo per l'interesse e il bene dei pentastellati.
Il post sui social: "Serve avere il coraggio di cambiare traiettoria"
Un messaggio che ha precisato anche in lungo post sui social, in cui ha detto che è "per amore di questa casa" che ha deciso di dimettersi, spiegando che poi che "solo un Movimento 5 stelle con le mani libere, con una forte identità, può essere davvero parte di un fronte progressista capace di cambiare le cose e battere la destra di Meloni. E solo se sapremo di nuovo rappresentare chi oggi si sente invisibile, potremo tornare a cambiare il Paese. Ma prima dobbiamo avere il coraggio di cambiare traiettoria". Quella traiettoria che non ha l'unico problema nelle alleanze, ma di come ci si sta dentro "perché non possiamo essere, allo stesso tempo, l’alternativa al sistema e il puntello del sistema. Se ci normalizziamo, smettiamo di essere ciò che siamo nati per essere. Il nostro compito non è portare acqua al mulino di un sistema che siamo nati per combattere, ma dare voce e ascolto a chi vive nei mercati, nelle periferie, davanti ai cancelli delle fabbriche, ai piccoli imprenditori e alle partite Iva. La nostra sfida non può essere snaturarci per conquistare qualche posto di potere in più. La nostra sfida è riconquistare la fiducia di chi non vota più, di chi ha smesso di credere che la politica possa servire a qualcosa".
Accuse di Appendino rispeditte al mittente da Conte
Accuse che, in un certo senso, vengono rispedite al mittente. Per Conte e i suoi, in ogni tavolo in cui ci si siede, il Movimento 5 stelle porta avanti le sue battaglie, continua a essere radicale e non si perde per accordi di palazzo, è progressista indipendente proprio come è stato sancito nell'Assemblea costituente di novembre scorso. Ben venga, avrebbe detto durante la riunione l'ex premier, il confronto, "l'importante è che sia sempre orientato al bene dei Cinque stelle, ma ci aspettano due momenti cruciali". Con la manovra di bilancio per cui dare battaglia e la seconda tornata di regionali in cui i pentastellati potrebbero esprimere il secondo presidente di Regione dopo Alessandra Todde, forse non era questo il momento giusto per sollevare delle critiche. - Ed è proprio questo, forse, che non è andato giù ad alcuni dei presenti alla riunione dell'atteggiamento di Appendino: il tempismo, e il fatto che non siano state fatte nelle sedi opportune. Alla vigilia dell'appuntamento che potrebbe portare Roberto Fico a diventare il successore di Vincenzo De Luca in Campania e in cui si potrebbe tornare in giunta in Puglia, aprire un caso che finisce sui giornali non è fare il bene del movimento, specie utilizzando come pretesto il caso della Toscana, anzi si rischia di comprometterne i risultati. Motivo per il quale, spiegano, verrà anche avviata un'indagine interna per capire chi ha fatto trapelare la notizia di questi mal di pancia dell'ex sindaca, che peraltro, sottolineano i critici, non ha portato neanche soluzioni per andare oltre.