Governo Meloni, tensioni nella maggioranza tra Lega e FI. Salvini assente al Cdm

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Ieri il Senato ha dato il via libera alla fiducia sul dl fisco, che passa alla Camera. Ma rimangono le divisioni all’interno della maggioranza dopo lo stop degli azzurri alla riduzione del canone Rai chiesto dal Carroccio. Nevi definisce Salvini un “paraculetto” e gli chiede di darsi “una calmata”. Il vicepremier replica: “Peace and love”. Nel pomeriggio il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto sulla giustizia ma senza misure sulla cybersicurezza e norma sui magistrati

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Resta alto il livello di tensione all’interno della maggioranza di governo. Lo scontro si è acceso sul tema del canone Rai, con Forza Italia che ha stoppato la richiesta della Lega di abbassarlo di 20 euro, arrivando a votare con le opposizioni pur di bloccare l’iniziativa. Il portavoce nazionale degli azzurri, Raffaele Nevi, ha definito "paraculetto" il leader leghista Matteo Salvini. La premier Meloni sta cercando di mettere un freno alle fibrillazioni, e intanto oggi Salvini non ha partecipato - per motivi familiari - al Consiglio dei ministri durante il quale è stato approvato il decreto sulla giustizia. A quanto si apprende, il testo ha avuto l'ok ma senza le misure sulla cybersicurezza sulle quali sono stati decisi "ulteriori approfondimenti" da parte degli "uffici competenti".

Il decreto giustizia

Sarebbe stato tolto - a quanto si apprende - dal decreto giustizia approvato oggi l'articolo che introduceva il cosiddetto 'bavaglio' ai magistrati. La norma, presente nella bozza circolata nei giorni scorsi, prevedeva l'avvio dell'azione disciplinare per i magistrati che non si astengono dai procedimenti "quando sussistono gravi ragioni di convenienza". Inoltre la ministra alle Pari Opportunità Eugenia Roccella ha fatto sapere che "è stata ulteriormente potenziata l'efficacia dell'utilizzo dei braccialetti elettronici come strumento di controllo delle misure cautelari". Sono state esplicitate, ha spiegato Roccella, "le procedure di accertamento che la polizia giudiziaria deve compiere per verificare il corretto funzionamento dello strumento per ogni singolo caso, imprimendo peraltro un'accelerazione con la fissazione a 48 ore del termine entro cui questi accertamenti devono essere compiuti".

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Gli incontri della premier

Il tema dei disaccordi sarebbe stato affrontato nel colloquio fra la presidente del Consiglio e il presidente della Repubblica Mattarella, avvenuto mercoledì, a un paio d'ore dal caos in Senato. Nel day after, la presidente del Consiglio avrebbe avuto contatti con i due vicepremier. "È andata come doveva andare", avrebbe ragionato con i suoi, si racconta in ambienti della coalizione tirando le somme dopo la spaccatura della maggioranza, in cui FdI si è schierata assieme alla Lega sul canone, in una votazione dall'epilogo quasi scontato. All'interno del centrodestra c'è chi vede nelle mosse di Meloni una strategia per contenere da un lato le spinte di FI e dall'altro le fughe in avanti della Lega. Nessuno, fra i protagonisti della coalizione, ignora però il rischio che ora possano restare cicatrici sulla maggioranza, in un momento cruciale come l'approvazione della manovra in Parlamento.

Forza Italia attacca

"Nessun litigio", taglia corto Tajani, che con i fedelissimi rivendica di aver tenuto il punto e di aver dimostrato che il partito è unito. "Ora facciamo raffreddare le acque", il messaggio del leader (che nei giorni scorsi ha convocato il Consiglio nazionale per il 13 dicembre). Intanto, però, Nevi ha invitato la Lega a darsi "una calmata: abbassi i toni e torniamo a parlarci di più". Con quell'appellativo per Salvini che in romanesco suona come 'furbetto'. Servono quattro ore per la nota con cui l'azzurro si scusa se le sue parole "sono risuonate come offensive nei confronti del leader della Lega". "Peace and love", replica il vicepremier, al termine di una giornata in cui gli altri leghisti rispettano quasi rigidamente l'ordine di scuderia di non commentare: "È FI che ha votato con il Pd...".

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Gli scenari

Dopo la crescita alle Regionali, FI reclama il ruolo "incontrovertibile" di seconda forza della coalizione, secondo una logica contestata però dalla Lega e dalla stessa Meloni, secondo cui valgono i numeri in Parlamento. Le prove di forza potrebbero presto ripetersi. Perché i dossier aperti non sono pochi. Dalla distribuzioni delle deleghe di Raffaele Fitto, alle modifiche alla manovra. Passando per il capitolo Rai. Non solo la partita dei vertici, con il piano di FI di ottenere la presidenza per Simona Agnes che non decolla. Depositata alla Camera c'è una proposta del leghista Stefano Candiani per aumentare i limiti di affollamento del tetto pubblicitario della tv di Stato. Uno scenario visto come fumo negli occhi dagli azzurri e con potenziali ricadute negative per altre emittenti, come quelle di Mediaset, della famiglia Berlusconi.

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Ok Senato alla fiducia sul dl fisco, passa alla Camera

Ieri intanto l'aula del Senato ha confermato la fiducia, posta dal governo, sul decreto fiscale. Hanno votato a favore 100 senatori, 46 contrari e un astenuto. Il provvedimento che è collegato alla legge di bilancio, passa ora alla Camera per l'approvazione definitiva. Va convertito in legge entro il 18 dicembre. Come si apprende dai tabulati del Senato, in aula erano presenti 147 senatori e altrettanti i votanti. A favore hanno votato, compatti, i gruppi di maggioranza (Coraggio Italia-Udc, Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega). Tutte contrarie le opposizioni (Italia viva, M5s, gruppo Misto e Pd) e l'unico astenuto è stato il senatore Meinhard Durnwalder del gruppo delle Autonomie. Il decreto fiscale approderà in Aula alla Camera martedì 3 dalle 16 dopo il voto finale sul ddl concorrenza. È stata preannunciata l'apposizione della questione di fiducia al termine della discussione generale, non prima delle 18. Mercoledì dalle 16.20 ci saranno le dichiarazioni di voto sul voto di fiducia e dalle 18 la chiama. Il voto finale sul decreto si terrà giovedì 5 dalle 9 alle 13.

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