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Migranti, Meloni: "I due centri in Albania saranno operativi dal primo agosto"

Politica
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La presidente del Consiglio e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, insieme al primo ministro Edi Rama, hanno visitato l'hotspot di Shengjin e la zona di Gjader. "Questo accordo sta diventando un modello, qualche settimana fa circa 15 nazioni europee su 27, la maggioranza dell'Ue, ha sottoscritto un appello alla Commissione per chiedere, fra le altre cose, che segua il modello italiano", ha detto la premier

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"Italia e Albania sono storicamente nazioni amiche, che sono abituate a collaborare insieme e io voglio ringraziare ancora una volta il primo ministro Rama e il popolo albanese per aver offerto il loro aiuto e aver stretto con noi un accordo di grande respiro europeo. Il complesso dei due centri sarà operativo dal primo agosto 2024" e in quello di Gjader "partiamo da più di mille posti attualmente, che arriveranno ai 3mila previsti dal protocollo". A dirlo è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, insieme al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, è andata in Albania a visitare l'hotspot di Shengjin destinato alle procedure di ingresso dei migranti (IL VIDEO). Con la premier anche il primo ministro albanese Edi Rama che si è detto "dispiaciuto" per le "mezze verità" sul suo Paese che sono state scritte e diffuse dalla stampa in Italia da quando è stato varato l'accordo bilaterale sulla gestione dei flussi migratori. "Ho vissuto il tormento dell'anima per aver visto gettare tutto questo fango immeritato sull'Albania e sugli albanesi, mezze verità diffuse dai giornalisti anche del servizio pubblico. Dovrebbero vergognarsi coloro che hanno trasformato il diritto democratico di opporsi a un abuso del quarto potere".

Meloni: "Solidali con l'Albania per campagna denigratoria"

"Voglio esprimere solidarietà all'Albania e al suo popolo, per la campagna denigratoria contro l'Albania, dipinta come un narco-Stato governato dalla criminalità organizzata: non è la prima volta che l'Albania offre il suo aiuto all'Italia, ma in tutti gli altri casi è stata raccontata come una nazione con sincera voglia di far parte della casa comune europea", ha detto Meloni durante le dichiarazioni congiunte con il primo ministro Edi Rama dopo la visita all'hotspot per migranti a Shengjin. "Ricordo l'ultima volta - ha aggiunto -, quando nei giorni più drammatici dell'emergenza Covid il governo albanese con coraggio inviò 30 fra medici e infermieri in Lombardia, epicentro del contagio. In quell'occasione Rama fu lodato e ringraziato". "Nel momento in cui per attaccare il governo italiano si mette in mezzo un partner internazionale, si rischia di fare un danno non al governo ma all'Italia - ha concluso - Se qualcuno che è solidale con l'Italia, al di là del merito dell'accordo, viene inserito in una lotta del fango italiana, il rischio è che in futuro siano meno le nazioni disposte a fare accordi con noi".

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Meloni: "15 Stati Ue chiedono seguire modello intesa con Albania"

"Questo accordo sta diventando un modello, qualche settimana fa circa 15 nazioni europee su 27, la maggioranza dell'Ue, ha sottoscritto un appello alla Commissione per chiedere, fra le altre cose, che segua il modello italiano - ha aggiunto Meloni - Perfino la Germania, con il ministro dell'Interno, ha dichiarato di seguire con interesse questo accordo". "Noi qui vogliamo fare le cose per bene anche perché se quello che qui abbiamo immaginato funzionerà, e funzionerà, allora noi avremo inaugurato una fase completamente nuova nella gestione del problema migratorio. L'accordo potrebbe essere replicabile in molti Paesi, potrebbe diventare una parte della soluzione strutturale dell'Unione europea. Lo capiamo noi e lo capiscono i sostenitori dell'immigrazione incontrollata che lo contestano - ha proseguito la premier - Abbiamo molti occhi puntati addosso, vogliamo riuscire. Un obiettivo del genere val bene due mesi di ritardo, legati alla natura dei terreni di Gjader che non avevamo previsto e hanno richiesto interventi di rafforzamento".

Meloni: "In Albania investimento per contenere costi migranti"

"Non stiamo spendendo risorse aggiuntive ma stiamo facendo un investimento", ha detto Meloni parlando dei due centri per migranti. Il protocollo prevede spese da "670 milioni di euro per 5 anni, 134 milioni all'anno" che, ha aggiunto, "corrispondono al 7,5% delle spese connesse all'accoglienza dei migranti sul territorio nazionale: queste risorse non sono da considerare un costo aggiuntivo. I migranti condotti qui in Albania avrebbero dovunque essere condotti in Italia, dove costano. L'elemento di maggiore utilità di questo progetto è che può rappresentare uno straordinario strumento di deterrenza a chi vuole raggiungere irregolarmente l'Europa, e di contrasto ai trafficanti. E questo vuol dire portare a un contenimento dei costi". Poi ha sottolineato: "Le procedure accelerate di frontiera diventeranno obbligatorie in tutta l'Unione europea. L'Ue nel bilancio pluriennale ha inserito un apposito stanziamento per facilitare queste procedure accelerate. Rispetto al racconto sulla violazione dello Stato di diritto la realtà è ben altra".

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Meloni: "In Albania non saranno portati donne, minori e fragili"

"Siamo qui per annunciare il completamento della prima struttura, questa di Shengjin, che assolverà le funzioni tipiche dei centri di prima accoglienza cioè gli hotspot che chiaramente ci sono anche in Italia, dedicati ai migranti che vengono soccorsi e sbarcati", ha detto Meloni. "Qui si effettuano lo screening sanitario, l'identificazione, il fotosegnalamento, la formalizzazione della domanda di protezione internazionale", ha aggiunto ribadendo che al porto "potranno sbarcare solamente migranti salvati in acque internazionali da navi italiane, mentre non saranno portati in Albania soggetti vulnerabili, minori, donne, anziani, persone fragili". "L'altra struttura, quella di Gjader, che è in via di completamento, avrà tre diverse finalità - ha proseguito - Verranno espletate le procedure accelerate di frontiera, che devono essere completate in massimo 28 giorni e prevedono l'udienza di convalida, l'esame della domanda di protezione internazionale da parte della commissione d'asilo, che avverrà da remoto, e la decisione su eventuali ricorsi". "I migranti che potranno essere sottoposti alla procedura accelerata saranno quelli provenienti dai cosiddetti Paesi di origine sicuri, un elenco - ha ricordato Meloni - che di recente il governo ha ampliato e che ora comprende anche Bangladesh, Camerun, Colombia, Egitto, Perù e Sri Lanka. Un ampliamento che consente di aumentare la platea dei migranti che potranno essere condotti in Albania invece che in Italia".

Rama: "Se accordo con l'Italia sarà un errore sarà stato di cuore"

"Se l'accordo sui migranti tra Italia e Albania sarà un successo o un errore non lo so, comunque se sarà un errore sarà un errore di cuore, non di calcoli malvagi", ha detto poi il premier albanese Edi Rama, parlando in italiano. "Noi abbiamo cercato di fare, senza avere la pretesa di risolvere questo problema enorme dell'immigrazione in Europa, ma non riusciamo a stare lì a chiacchierare e guardare come facevano i preti di Costantinopoli che parlavano del sesso degli angeli mentre le mura della città erano bucate da tutte parti".

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"Dati allarmanti" sui decreti flussi

Ieri Meloni ha consegnato un esposto al Procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo sull'applicazione degli ultimi decreti flussi perché dal monitoraggio sugli ultimi due anni, sono emersi "dati allarmanti" in "alcune regioni, su tutte la Campania", ha detto la premier in Consiglio dei ministri. E la mossa è stata accompagnata dalla rivendicazione dell'abbattimento "del 60% degli arrivi illegali rispetto allo stesso periodo del 2023". Un risultato, "possibile soprattutto grazie ai rapporti di collaborazione con i Paesi del Nord Africa, Tunisia e Libia in testa", ha sottolineato la premier, convinta che un effetto "deterrenza" lo produrrà anche l'accordo con l'Albania per la realizzazione dei due centri.

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"Infiltrazioni della criminalità organizzata"

Il Viminale calcola 21.574 migranti sbarcati finora da gennaio, contro i 51.628 dei primi cinque mesi dell'anno scorso. Ma è su un altro fenomeno che la presidente del Consiglio si concentra: le storture e le possibili ingerenze mafiose nel sistema di ingresso in Italia per motivi di lavoro, anche stagionale, nell'ambito delle quote stabilite nei Dpcm emanati periodicamente. Il governo Meloni a fine 2022 ha varato un decreto per 82.705 persone in un anno, e poi nel 2023 ha reso triennale la programmazione della quota fissandola a 452mila persone, ampliando categorie professionali e settori produttivi. Il primo monitoraggio, spiegano fonti di governo, ha fatto emergere una macchina ormai in enorme difficolta. Nonché il forte sospetto di "frodi" legate anche alle "infiltrazioni della criminalità organizzata", su cui Meloni ha annunciato interventi "amministrativi e normativi" da varare in un Consiglio dei ministri dopo il G7. E si profila una modifica della legge Bossi-Fini già prospettata qualche mese fa dal sottosegretario Alfredo Mantovano. Alla luce dell'esposto, la Procura antimafia potrà attivare le Procure distrettuali, secondo le sue funzioni "di impulso e coordinamento di indagini".

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Una nuova ombra su De Luca

Per ora il quadro dipinto dalla premier è quello di "un numero di domande di nulla osta al lavoro per extracomunitari, durante il click day, totalmente sproporzionato rispetto al numero dei potenziali datori di lavoro, siano essi singoli o imprese". E su questo tema ha aperto un nuovo fronte con Vincenzo De Luca, con cui è da tempo ai ferri corti. "Il suo è un bullismo che nascondono una forma di insicurezza", l'ultima stoccata al governatore della Campania, su cui Meloni getta una nuova ombra dopo la ricognizione sull'applicazione degli ultimi due decreti flussi. Al click day del decreto flussi 2022, il maggior numero di istanze arrivò dalla Campania, 109.716, cinque volte tanto quelle di Lazio e Veneto. L'attacco, però, è esteso anche ai governi precedenti. "È ragionevole ritenere che le stesse degenerazioni si trascinassero da anni e mi stupisce che nessuno se ne sia reso conto", ha sottolineato Meloni, annunciando che l'esecutivo modificherà "i tratti operativi che hanno portato a queste storture, e lo faremo nel rispetto del principio che ispirò la legge Bossi-Fini che ha regolamentato il fenomeno in questi anni: cioè consentire l'ingresso in Italia solo a chi è titolare di un contratto di lavoro".

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I problemi burocratici

In particolare, spiegano in ambienti di governo, è considerato "gravissimo" il "cortocircuito creatosi nell'ultimo decennio" nel sistema dei nullaosta per i visti e la stipula dei contratti: gli uffici dello Sportello unico immigrazione non riescono a stare dietro ai tempi per i pareri, 20 giorni per i lavoratori stagionali, 60 per gli altri, con il risultato che scatta quasi sempre il meccanismo silenzio-assenso. E il caos ha riflessi anche sull'attività delle ambasciate italiane all'estero, che non riescono a verificare i requisiti per i visti. Spesso, ed è un altro fenomeno verificato nel monitoraggio, saltano anche le verifiche su chi arriva con un visto e non si presenta allo sportello unico immigrazione entro 8 giorni con il datore di lavoro per depositare il contratto. L'allarme del governo è diventato un input anche ai magistrati della Dna. E il Pd ritiene opportuno che Meloni e Melillo siano ascoltati dalla Commissione parlamentare antimafia. Una richiesta che, se formalizzata, sarà valutata il 12 giugno dall'ufficio di presidenza della commissione stessa.

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