Manovra 2024, ok definitivo della Camera: il testo è legge

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I voti favorevoli sono stati 200, i contrari 112 e 3 gli astenuti. Meloni ringrazia i parlamentari di maggioranza "per il sostegno e la compattezza dimostrati" e le opposizioni "che, pur nel forte contrasto sui temi, hanno contribuito allo svolgimento del dibattito"

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Via libera dell'Aula della Camera alla Manovra 2024: il testo è legge. I sì sono stati 200, i no 112 e 3 gli astenuti. L'ok finale è arrivato nel secondo giorno di esame a Montecitorio, dopo che il testo era già stato approvato dal Senato lo scorso 22 dicembre. La premier Meloni - in convalescenza - sui social ringrazia la maggioranza "per il sostegno e la compattezza dimostrati" nell'approvare "una Manovra importante", che mette al "centro le famiglie, il lavoro e le imprese. In linea con i principi che guidano la nostra azione e con il programma che gli italiani hanno votato". La premier non dimentica però le opposizioni "che, pur nel forte contrasto sui temi, hanno contribuito allo svolgimento del dibattito".  Anche il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti esprime la sua soddisfazione in una nota: "Bene il sì alla Manovra. Proseguiamo su un percorso di prudenza, responsabilità e fiducia. Avanti così". Diversi gli attacchi durante le dichiarazioni di voto, tra cui quello della leader dem Elly Schlein, secondo cui il testo altro non è se non "una lunga serie di mance e mancette distribuite in una logica di gioco al ribasso". Poi ha detto: "Ci faremo carico noi dell'opposizione del lavoro che non avete fatto voi, troppo impegnati a spartirvi posizioni di potere nella Rai o nelle partecipate".

Conte: "Manovra fa invidia ai peggiori governi tecnici"

Il tono non è diverso tra i Cinque Stelle. Per Giuseppe Conte la Manovra di Giorgia Meloni è da "far invidia ai peggiori governi tecnici". Sui social scrive: "Una Manovra con cui Meloni, Salvini e Tajani continuano la stagione dei tagli ai danni dei pensionati. Un colpo di scure da quasi 60 miliardi in 20 anni, se consideriamo questa e la precedente finanziaria. Si colpiscono anche le rivalutazioni delle pensioni del ceto medio e quelle future di dipendenti pubblici, come medici, infermieri, insegnanti". Non si lascia scappare l'occasione per attaccare di nuovo sul Reddito di Cittadinanza - "su chi è in condizioni di povertà avevano già fatto cassa per 2 miliardi l'anno" - e sugli altri cavalli di battaglia dei Cinque Stelle: "Il salasso è confermato e riguarda chi fatica con l'affitto e con il mutuo, oltre che i lavoratori sottopagati: la maggioranza ha nuovamente detto no al salario minimo legale". Arrivano però, continua, "due miliardi di nuove tasse (ma alle banche non vengono fatti pagare due miliardi di tasse sugli extraprofitti)".

Il leader del M5S, Giuseppe Conte, con Giorgia Meloni ad "Atreju", la manifestazione organizzata da Fratelli d'Italia, Roma, 08 dicembre 2021.
ANSA/GIUSEPPE LAMI

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L’intesa sul Superbonus

Intanto ieri, poco prima dell’ultimo Consiglio dei ministri del 2023, è stato raggiunto un accordo sul Superbonus, un decreto ad hoc varato poi in Cdm. Niente proroga, sulla quale il Mef aveva da subito fatto muro, ma la possibilità per i redditi sotto i 15mila euro di mantenere nei fatti l'agevolazione per intero attraverso un fondo per la povertà. Per questa fascia di cittadini viene infatti istituito un Fondo, le cui modalità di accesso saranno stabilite dal Mef, e che servirà a ottenere un contributo per le spese sostenute dal primo gennaio 2024 e fino a ottobre. "Lo Stato - spiega il leader azzurro Antonio Tajani - pagherà la differenza tra il 70% e il 110%". Altra novità del decreto è la possibilità per i contribuenti che non hanno completato i lavori entro fine anno di non restituire i benefici maturati a tale data. Salvi - dunque - tutti i lavori che sono stati certificati entro la fine del 2023. Dal primo gennaio 2024 si passa al sistema del credito d'imposta che può essere richiesto sul 70% delle spese sostenute. In mancanza del doppio salto energetico si entra nel regime ordinario al 50%. Nel decreto Superbonus arrivano poi una stretta sul Sismabonus e una sulle barriere architettoniche. Nel primo caso, spiegano fonti di Palazzo Chigi "vengono inserite verifiche più puntali per limitare l'agevolazione soltanto agli edifici effettivamente danneggiati da eventi sismici". Sul bonus barriere dal primo gennaio 2024 la cessione del credito viene consentita per le parti comuni dei condomini con uso abitativo e alle persone fisiche con redditi inferiori a 15mila euro. Un limite che, chiaramente, non si applica alle persone con disabilità.

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Balneari e calciatori i nodi dell’ultimo Cdm

Sciolto il nodo del Superbonus, in Cdm si era poi aperta la questione degli sconti ai calciatori. Nelle bozze del decreto Milleproroghe era prevista una proroga. "Immorale", secondo Matteo Salvini che in Cdm si sarebbe detto pronto anche a non partecipare al voto. Ma anche altre voci, a partire da Giorgetti e da Daniela Santanché, si sarebbero levate per bloccare il "lodo Lotito", come era stata ribattezzata chiamata la misura tra i parlamentari. Che alla fine non passa (e non piaceva nemmeno a FdI e alla premier, che aveva osteggiato già quando era stata sollevata la questione con la stretta sul rientro dei lavoratori dall'estero prevista da uno dei decreti attuativi della delega fiscale). Approvati tutti i provvedimenti all'ordine del giorno - 4 decreti della delega, compresa la nuova Irpef, il Milleproroghe e il nuovo decreto Superbonus - la riunione si protrae ancora. È di nuovo Salvini a prendere la parola per una "informativa" sui balneari. Il vicepremier leghista cerca di convincere il Cdm ad approvare delle linee guida per indirizzare i sindaci sul da farsi con le concessioni (che prevedevano tra l'altro anche sei mesi al tavolo tecnico per completare i criteri per la definizione della "scarsità" delle spiagge). Sul dossier pende però una procedura di infrazione europea. Roma aveva due mesi per rispondere, che scadono a breve. E un voto del governo ora, a interlocuzione in corso, rischierebbe di compromettere il dialogo, il ragionamento che avrebbe opposto Raffele Fitto che sta negoziando con Bruxelles. Se ne riparlerà a gennaio, al rientro dalla pausa natalizia e dopo che Giorgia Meloni avrà affrontato la sua seconda conferenza stampa di fine anno, che, di fatto, diventa una conferenza di inizio anno con il nuovo rinvio al 4 gennaio.

Uno stabilimento balneare a Rimini. ANSA/PASQUALE BOVE

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