Balneari, l’Ue invia a Roma una nuova lettera d’infrazione. Cosa sappiamo
La missiva della Commissione, contenente il parere motivato dell'esecutivo europeo sul dossier delle concessioni, è stata spedita. L'invio sancisce un passo avanti nella procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per il mancato adeguamento alla direttiva Bolkenstein. Dopo averla recepita, il governo di un Paese membro ha due mesi per replicare a quanto indicato, assicurando un adeguamento normativo
- La Commissione europea porta avanti la procedura d'infrazione contro l'Italia per la “violazione della direttiva" sulle concessioni balneari. La Commissione ha inviato oggi un parere motivato, che è la seconda fase della procedura d'infrazione prima del deferimento alla Corte di Giustizia dell'Unione europea
- La decisione risulta sul database delle infrazioni Ue ma non figura ancora nel comunicato stampa con il pacchetto delle infrazioni di novembre. Di conseguenza, al momento, la lettura del parere motivato non è disponibile. L'invio della missiva sancisce un passo avanti nella procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per il mancato adeguamento alla direttiva Bolkenstein
- La lettera apre un nuovo capitolo nel tira e molla tra Ue e Italia sulle concessioni balneari. Una portavoce della Commissione Ue ha spiegato: "Abbiamo inviato un parere motivato" sulle concessioni balneari italiane e questo "dà ora al governo italiano due mesi per fornire risposte e allora decideremo sui prossimi passi. La nostra preferenza è sempre di trovare un accordo con gli Stati membri, piuttosto che andare in giudizio. È un parere motivato e non pregiudica le trattative continue che avremo con le autorità italiane"
- Non è un caso che, martedì pomeriggio, il dossier sia stato tra i punti più caldi del vertice ristretto di maggioranza convocato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. La capa del governo ha ben chiaro che ormai il tempo stringe e potrebbe provare, come è già accaduto la scorsa primavera, a provare una interlocuzione con l'esecutivo europeo sui prossimi passi che il governo vorrebbe (e dovrebbe) mettere in campo
- La scorsa primavera, di fatto, la lettera dell'Ue già era pronta e faceva seguito alla sentenza con cui la Corte di Giustizia europea, esprimendosi su una vertenza che coinvolgeva l'Antitrust e il comune pugliese di Ginosa, metteva per iscritto che "le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente"
- Era il 20 aprile e, pochissimi giorni prima, in un bilaterale a Palazzo Chigi tra Meloni e il commissario Thierry Breton, il dossier Balneari - nonostante le smentite ufficiali - era stato tra i temi toccati. La Commissione scelse di non muoversi
- Si era invece limitata, un mese dopo, a ribadire come "i continui ritardi nell'implementazione" delle procedure per le gare "restano fonte di preoccupazione". Anche perché, l'ultimo intervento legislativo a riguardo era il rinnovo automatico delle concessioni fino al 31 dicembre 2024 contenuto nel Milleproroghe
- Roma, nel frattempo, aveva già stabilito un tavolo tecnico per la mappatura delle spiagge. Il 5 ottobre il lavoro si è concluso asserendo che "il 33% circa delle aree demaniali delle coste, un terzo del totale, è in concessione, mentre il 67% è libero"
- Ed è su questa base che il governo starebbe lavorando a una norma "intermedia" tra quanto previsto dalla Bolkenstein e la volontà di tutelare gli operatori. La storia, del resto, è antica. L'apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia risale al dicembre del 2020, la prima sentenza della Corte Ue sul tema addirittura al 2016
- E il principio che l'Ue vuole tutelate non è mai cambiato: "La procedura di selezione per le concessioni deve essere imparziale e trasparente, il sistema italiano crea incertezza giuridica e scoraggia gli investimenti in un settore cruciale". Ha, quindi, un peso anche economico. Tanto che nelle raccomandazioni economiche stilate dalla Commissione all'Italia il caso dei Balneari è citato come un fattore che ha un suo peso sui conti pubblici