Ddl contro violenza di genere approvato dal Senato: è legge

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Dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin, il Parlamento accelera nella lotta ai femminicidi: il testo, già licenziato alla Camera, oggi ha ottenuto altri 157 sì. Intanto è polemica sulla campagna negli istituti scolastici affidata ad Alessandro Amadori

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Ok dal Senato sul Ddl contro la violenza di genere: il provvedimento, già approvato a ottobre dalla Camera, oggi ha ricevuto altri 157 sì e diventa così legge. Dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin, il Parlamento ha deciso di accelerare nella lotta ai femminicidi. Le forze politiche si sono dimostrare compatte nel votare il ddl, e oggi la segretaria del Pd Elly Schlein e la premier Meloni si sono sentite per trovare un accordo "in merito alla possibilità di trovare un terreno comune per far fare un passo avanti al Paese sulla prevenzione della violenza di genere". La politica è però più che mai divisa sulla decisione del ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, di affidare la campagna nelle scuole Educare alle relazioni al professor Alessandro Amadori: l'autore del libro La guerra dei sessi in cui si sostiene che anche le donne "sanno essere estremamente cattive".

Le misure contenute nel ddl

Il ddl contiene un pacchetto di misure che punta a rafforzare il ’Codice Rosso’ grazie al potenziamento di strumenti come l’ammonimento, il braccialetto elettronico, la distanza minima di avvicinamento e la loro applicazione ai cosiddetti ’reati spia’.

Gli odg del Pd accolti dalla maggioranza

Tra i dem c'è soddisfazione per l'accoglimento da parte del governo di due odg presentati nell'ambito dell'esame del ddl: la mossa non era "scontata", ha detto il presidente dei senatori Pd Francesco Boccia. "Abbiamo ottenuto che venga finanziata con risorse adeguate la formazione per gli operatori sanitari, le forze dell'ordine e il personale sanitario. E soprattutto - aggiunge Boccia - abbiamo stabilito che in tempi rapidi, dopo l'approvazione della legge di bilancio, si calendarizzino in Parlamento i disegni di legge che intervengono sulla prevenzione e sul contrasto della violenza, a completamento della normativa vigente in modo da arrivare a quella legge nazionale e a quelle misure condivise che hanno chiesto anche le studentesse e gli studenti al ministro Valditara oggi".

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Il progetto nelle scuole

Prende informa il progetto nelle scuole, Educare alle relazioni, messo a punto dal ministero dell’Istruzione e del Merito dopo aver sentito il parere delle associazioni dei genitori, degli studenti, dei docenti, dei sindacati, dell’ordine degli psicologi e di diversi esperti. Previsti gruppi di discussione e autoconsapevolezza tra gli studenti delle superiori, che lavorino utilizzando la metodologia del T group, il “sensitivity training group”, ovvero gruppi di addestramento alla sensibilità, e docenti che operino con il riferimento dei Gruppi Balint, cioè con un metodo che ha come scopo la formazione alla relazione e la promozione del benessere. Con il coinvolgimento, oltre che del Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi, anche di influencer, cantanti e personaggi amati dai ragazzi in qualità di ambassador. Il Protocollo che istituisce il progetto avrà una durata di 2 anni a decorrere dalla data della sottoscrizione e potrà essere rinnovato previo accordo fra i dicasteri interessati. Il progetto prevede, oltre all’individuazione di un docente animatore-moderatore e di un docente referente, la costituzione di un gruppo-classe, che si riunirà una volta alla settimana in orario extracurricolare e che potrà coinvolgere anche esperti in educazione affettiva e relazionale, avvocati, assistenti sociali, operatori di organizzazioni attive nel campo del contrasto alla violenza di genere. Al termine del lavoro si chiederà a ciascuno studente di scrivere una relazione sull’esperienza svolta. Gli elaborati poi, dovranno essere inviati al ministero dell’Istruzione. Il 25 novembre inoltre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, le scuole dovranno organizzare incontri con esperti. 

La polemica

Ma proprio la scelta di affidare il progetto al professor Alessandro Amadori, ha scatenato le polemiche. Amadori, psicologo docente di marketing politico, prima delle elezioni aveva scritto insieme a Valditara un altro libro dal titolo È l'Italia che vogliamo, con la prefazione di Matteo Salvini. Ma è arrivato alla ribalta, come ricordato dal quotidiano Domani, per aver parlato delle donne con toni considerati "inaccettabili" dalle opposizioni. Nel mirino, in particolare, la sua descrizione delle "Ginarche", definite "donne cattive" che "agiscono come amazzoni giustiziere che vendicano l'intero genere femminile attraverso una totale svalutazione del maschile", e anche le sue tesi, come quella che "sarebbe in corso una guerra dei sessi". Per la senatrice di Avs, Ilaria Cucchi, il professore è un "negazionista della violenza di genere". "Non è squallido", come dice Valditara, chiedere spiegazioni sull'incarico di Amadori", incalza la deputata Dem Ilenia Malavasi, ma lo è "affidare un progetto sull'educazione affettiva a chi giustifica la violenza contro le donne". "Il signore" che "in un libercolo teorizza che non esiste la violenza di genere e che le donne stanno tentando di dominare i maschi", non avrebbe altri "meriti accademici" se non l'essere "amico di Valditara", osserva l'europarlamentare Pina Picierno. Nel mio libro - replica Amadori - non c'è nessun intendimento anti femminile, ma quello di arrivare a una nuova alleanza tra i generi". Nel capitolo Il diavolo è anche donna, spiega il consulente, si vuol dire "con un'iperbole che l'aggressività non è solo maschile, ma anche femminile". 

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