"Noi ci stiamo muovendo, e, per esempio, è in fase di costituzione un fondo specifico per sostenere le start up italiane del settore. A questo proposito sono d'accordo col sottosegretario Butti" sulla necessità di far nascere "campioni nazionali anche in questo campo, nel quale possiamo essere all'avanguardia”, ha detto la premier presiedendo il comitato per la transizione digitale
L'intelligenza artificiale "può essere considerata come la più grande sfida intellettuale, pratica e antropologica di quest'epoca e non solo", ha affermato la premier Giorgia Meloni presiedendo il comitato per la transizione digitale. "Noi ci stiamo muovendo, e, per esempio, è in fase di costituzione un fondo specifico per sostenere le start up italiane del settore. A questo proposito sono d'accordo col sottosegretario Butti" sulla necessità di far nascere "campioni nazionali anche in questo campo, nel quale possiamo essere all'avanguardia, purché si lavori sul tessuto produttivo e industriale, per essere all'altezza della sfida a livello globale”
Meloni: “Rischi enormi”
“Siamo di fronte a una grande rivoluzione, diversa da quelle che ci hanno preceduto, per la velocità e l'impatto che può avere sulle nostre vite e sulle nostre società, collettivamente intese”, ha aggiunto Meloni sottolineando che "l'intelligenza artificiale cambia il modo in cui facciamo le cose, esattamente come è accaduto con l'energia elettrica o con la rivoluzione industriale. Rispetto al passato, però, l'intelligenza artificiale prefigura un mondo in cui il progresso non ottimizza le capacità umane, ma le sostituisce – ha aggiunto la premier - Se in passato questa sostituzione riguardava soprattutto il lavoro fisico, in modo che le persone potessero dedicarsi a lavori di concetto, ora è l'intelletto che rischia di essere sostituito, e questo riguarda anche i lavoratori altamente qualificati. Credo che correremmo dei rischi enormi se considerassimo questi ambiti come zone franche senza regole".
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Le ripercussioni sul lavoro
"Rischiamo di avere nel mondo del lavoro molte persone e professionalità che non saranno più necessarie. Abbiamo visto qualcosa di simile con la globalizzazione, che ha portato a una verticalizzazione della ricchezza e a una sofferenza della classe media, che si è impoverita. La mancanza di controllo delle catene di approvvigionamento fondamentali ci ha fatto scoprire, quando sono arrivati gli shock, che c'era stata una sottovalutazione dei rischi, ai quali quindi non eravamo preparati", ha concluso.