"La recente sentenza della Cassazione è uno stimolo a investire nella contrattazione di qualità che promuova tutele e garanzie aggiuntive rispetto al salario minimo orario che, da solo, non è sufficiente a garantire il principio del giusto salario", spiega la ministra in un'intervista al Corriere
"Il lavoro del Cnel è stato prezioso perché ha arricchito il dibattito intorno al salario minimo con ulteriori elementi di valutazione e confermando quello che da tempo diciamo: esiste una contrattazione collettiva che copre ben oltre l'80% dei lavoratori italiani". A sottolinearlo è il ministro del Lavoro, Elvira Calderone, in un'intervista al Corriere della Sera. "Questa - dice- è la base, in linea con l'orientamento dell'Ue, per investire sul rinnovo dei contratti e quindi migliorare le condizioni economiche a favore dei lavoratori, anche attraverso i contratti di secondo livello che puntano sulla produttività e che, grazie ad un intervento di detassazione in manovra, sono cresciuti nell'ultimo anno del 35%".
Per Calderone, inoltre, "la pronuncia della Cassazione dimostra che esiste il tema del salario dignitoso, più che del salario minimo. Non a caso la Suprema Corte fa riferimento all'articolo 36 della Costituzione quando parla di "giusta retribuzione" attraverso paghe che non siano al di sotto della soglia di povertà perché esprime questi valori in maniera compiuta e rappresenta il parametro da sempre attuale per ogni valutazione. Leggo quindi la sentenza come uno stimolo a investire nella contrattazione di qualità che promuova tutele e garanzie aggiuntive rispetto al salario minimo orario che, da solo, non è sufficiente a garantire il principio del giusto salario".