Pnrr, l’appello delle Regioni: "Garantire le coperture, si rischia il blocco dei cantieri"

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I governatori chiedono un incontro con il ministro Raffaele Fitto e discutono un documento da presentare all’esecutivo: la sostituzione delle risorse europee con quelle del bilancio "potrebbe rappresentare un'incognita forte data da saldi di finanza pubblica e dall'entrata in vigore della nuova governance europea, un rischio blocco dei cantieri senza la certezza dei finanziamenti". Fedriga: "Le Regioni sono pronte a collaborare per il processo di rimodulazione"

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La Conferenza delle Regioni lancia un appello al governo chiedendo di garantire le coperture necessarie a compensare il definanziamento di attività e progetti in seguito alla revisione del Pnrr, e sottolineando la necessità di un maggiore coinvolgimento delle Regioni nel Piano. Senza un'adeguata copertura al definanziamento, spiegano, si rischia il blocco dei cantieri, oltre al fatto che il definanziamento coinvolge progetti di rigenerazione urbana e piani urbani integrati. Per questo, oltre a chiedere un incontro al ministro Raffaele Fitto per affrontare i temi e le criticità sollevate, la Conferenza ha discusso un documento da presentare al governo: la sostituzione delle risorse europee con quelle del bilancio - segnalano i governatori - "potrebbe rappresentare un'incognita forte data da saldi di finanza pubblica e dall'entrata in vigore della nuova governance europea, un rischio blocco dei cantieri senza la certezza dei finanziamenti".

Pichetto Fratin: "Non si perdono risorse per dissesto idrogeologico"

"Non ci sarà alcuna perdita di risorse da destinare agli interventi di dissesto idrogeologico, che continuano la loro piena attuazione, senza soluzione di continuità, all'interno dei programmi di finanziamento originari, in quanto 'progetti in essere', precedentemente finanziati con norme nazionali ed inseriti successivamente all'interno del Pnrr", ha assicurato nel pomeriggio il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, nel corso di interrogazioni a risposta immediata alla Camera. "Anzi - spiega - proprio il permanere di tali progetti all'interno del Piano potrebbe comportarne la mancata realizzazione, considerate le regole restrittive dello stesso, con l'evidente rischio di stralcio di quote progettuali".

Fedriga: "Regioni pronte a collaborare sulla rimodulazione"

"Le Regioni sono pronte a collaborare per il processo di rimodulazione del Pnrr", ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, al termine della riunione di oggi. Una collaborazione - ha sottolineato - "fondamentale per il successo degli interventi che dovranno concludersi rispettando il termine del 2026 al fine di garantire la piena attuazione del Piano. Il documento sulle proposte di revisione delle singole misure è stato oggetto oggi di discussione all'interno della Conferenza delle Regioni, dopo la sua presentazione nella Cabina di regia. Alla fase di elaborazione del documento di revisione non abbiamo lavorato, ma cogliamo positivamente la disponibilità del ministro al confronto e al dialogo. Si propone pertanto una revisione che individua per le misure oggetto di revisione, o di stralcio dal Pnrr, fonti di finanziamenti afferenti alle politiche di coesione e in particolare al Fsc". "Occorre, per questo, rafforzare i meccanismi di raccordo e il supporto con le Amministrazioni regionali e le Province autonome, soprattutto in relazione alle questioni tecniche, di attuazione e monitoraggio - ha proseguito Fedriga -, in considerazione della definizione di misure correttive necessarie al superamento delle criticità o propedeutiche alla formulazione di proposte di aggiornamento o modifica del Pnrr, anche attraverso la costituzione di una specifica Cabina di regia. Sarà quindi necessario un confronto al fine di assicurare un allineamento e una coerenza con le progettualità e le programmazioni regionali già avviate. Per questi motivi ho scritto al ministro Fitto per un incontro al fine di affrontare le nostre richieste e proposte".

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Bonaccini: "Per progetti tolti i soldi non ci sono"

"Nella proposta del governo mancano all'appello 16 miliardi. È un fatto. Che poi riescano a trovare coperture diverse è un altro conto. Ma oggi quei soldi non ci sono", ha cmmentato il presidente dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, al Corriere della Sera. "A seconda dei casi - ha aggiunto - si parla della prossima programmazione del Fondo di sviluppo e coesione, dei fondi europei, del fondo investimenti della sanità o genericamente di fondi nazionali. Ma nessuna di queste è una copertura finanziaria certa, nella migliore delle ipotesi si tratta di buone intenzioni". "Sono molto preoccupato, perché il Paese sta affrontando un'emergenza continua. Non posso però non apprezzare che Fitto - ha sottolineato - abbia inserito nel documento un'attenzione specifica per i territori dell'Emilia-Romagna colpiti dall'alluvione di maggio. Noi siamo pronti ad avanzare proposte concrete, per spendere senza ritardi le risorse del Pnrr". "Io mi metterei a verificare chi i progetti li ha pronti. L'Emilia-Romagna li ha pronti. Bisogna che il governo ci convochi. Ci mettiamo lì a sedere a guardare nome e cognome dei progetti e partiamo al lavoro", ha aggiunto poi Bonaccini, nel pomeriggio, ospite a PiazzAsiago. "Il presidente della Conferenza delle Regioni, Fedriga, nei giorni scorsi, ha detto al governo che è incredibile che noi governatori abbiamo appreso dai giornali e dalle televisioni la rimodulazione del Pnrr. Ad oggi - ha concluso - resta quel grido d'allarme di tutti i presidenti di Regione".

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Giani: "Tolto un miliardo alla Toscana, governatori preoccupati"

"Più leggo i documenti e più sono contrariato da questa posizione del governo" sulla rimodulazione del Pnrr, con cui "la Toscana viene veramente tartassata perché ci viene tolto un miliardo, di 6 miliardi e mezzo che erano imputabili a progetti concreti e definibili", ha affermato Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, a margine di una conferenza stampa su Firenze Fiera. "Dalla conferenza dei presidenti di Regione che abbiamo fatto online - ha spiegato - è venuta fuori una posizione ferma di sollecitazione a un incontro con il ministro Fitto, proprio per una valutazione di grande preoccupazione da parte dei presidenti di Regione, tutti, di centrodestra e di centrosinistra, tant'è vero che c'è un documento molto articolato che evidenzia le criticità che vengono fuori". Anche le regioni di centrodestra infatti, secondo Giani, "sono imbarazzate, le vedo tutte molto imbarazzate. Mentre io magari posso essere più libero di esprimermi anche sul piano politico, essendo in uno schieramento diverso, le altre regioni non hanno magari la stessa libertà perché hanno un vincolo di natura politica, però vi posso assicurare che le avverto molto molto imbarazzate".

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Le opere che rischiano di saltare

A una settimana esatta dalla cabina di regia che ha deciso il definanziamento, dunque, si amplificano le perplessità di governatori e sindaci che ora rischiano di dover rinunciare a progetti già messi a bando o comunque in programma. Il sindaco di Bari, e presidente dell'Anci, Antonio Decaro, torna a sollecitare il governo a garantire "risorse sostitutive", altrimenti - dice - "rischiamo di bloccare le procedure per la realizzazione di opere pubbliche come nuovi servizi, opere di rigenerazione e riqualificazione, interventi per l'assetto del territorio e in contrasto al cambiamento climatico". È lunghissima, infatti, la lista delle opere che rischiano di saltare, dall'abbattimento delle ultime due Vele di Scampia, alla riqualificazione del Serpentone di Corviale, a Roma. Tutti progetti legati ai 2,5 miliardi inizialmente previsti dal Pnrr per i Piani urbani integrati. Ma altrettanti sono i progetti legati anche all'efficientamento energetico, alla mitigazione del rischio idrogeologico o al potenziamento di servizi e infrastrutture sociali di comunità. "Un'ulteriore osservazione - scrivono le Regioni - riguarda la circostanza che non risulta evidente in che misura la riprogrammazione proposta abbia effetto in termini dell'obbligo normativo di destinare almeno il 40% delle risorse allocabili alle Regioni del Mezzogiorno e in che misura siano posti in essere clausole e meccanismi di salvaguardia volti a garantire tale obiettivo attraverso, ad esempio, l'accompagnamento a livello territoriale".

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