La scommessa Schlein alla guida del Pd e una sfida chiamata "alleanze"

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Daria Paoletti

Daria Paoletti

"Ora si cambia". Dal partito, alla squadra, alle alleanze, le sfide della neosegretaria 

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La tessera presa solo qualche settimana fa là dove si mandò in archivio il Partito Comunista. Della Bolognina, del prima e del dopo, Elly Schlein non ha vissuto nulla, lei che aveva quattro anni all’epoca, e per un giro della storia in quel quartiere di Bologna si è tesserata. Ora quel corpaccione divoratore di leader lo guida. Una segretaria, donna e giovane, che ha vinto, come ha detto lei, facendo ponte tra dentro e fuori. E che ora è una scommessa, una sfida che sa di grande incognita. A cominciare dai compagni di viaggio che sceglierà. A scorrere le liste per la composizione dell’Assemblea del partito i nomi scelti dalla neosegretaria contano 67 donne, e tanti giovani, che hanno 20 anni.

Un filo sottile su cui camminare

"O il Pd cambia o è finita" ha ripetuto attraversando il Paese: classe dirigente e metodo di selezione, competenza e non fedeltà, ha sostenuto lei che quel Pd lo voleva occupare, e lo ha scalato, che è stata la più votata in Emilia-Romagna alle ultime regionali del 2020, poi vice di quel Bonaccini che ha ora sfidato e battuto. Nonostante i pronostici, nonostante come dicevano i critici, con lei si sia schierato gran parte del gruppo dirigente degli ultimi anni, da Franceschini a Zingaretti, da Orlando a Francesco Boccia, allo stesso Luigi Bersani. È stato uno dei refrain di Bonaccini. Che si è sentito rispondere secco: è un’affermazione sessista, se una donna si fa strada dev’essere sempre strumento di qualcun altro. Tenere insieme tutto, dentro e fuori, accogliere senza perdere compagni di strada il filo sottile su cui lei, come ogni segretario dem, dovrà camminare.

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Il tema delle alleanze

"Sono sopravvissuta perché libera".  Restarlo sarà una delle sfide. L'altra si chiama alleanze. Descritta come più aperta al Movimento avrà la fortuna di non doversi fronteggiare subito con la scelta: alle europee del 2024 il proporzionale sarà il termometro del Pd targato Schlein, con una legge proporzionale che consente una corsa in solitaria. Ma il rapporto con Conte che in questi ultimi mesi ha pescato elettori e postura a sinistra, pare ancora tutto da costruire con un partito, che ha sempre detto Elly, deve tornare a fare la sinistra. Ecologista e femminista per di più

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E il ruolo con il sindacato

Non meno facile quello con il Terzo polo. Calenda ha già spalancato le porte ai riformisti nella convinzione che non vorranno essere parte del nuovo corso dem. E con in comune con Renzi Schlein pare avere la capacità di attrarre voti non solo del Pd, ma null’altro. Lei i dem li lasciò proprio per quel corso renziano fatto di abolizione dell’articolo 18 e di buona scuola. E scese in piazza con la Cgil. Sindacato anche questo, con cui i rapporti si sono sfilacciati e che una segretaria che fa del lavoro, che non sia solo precario e che sia pagato dignitosamente, una priorità dovrà fare i conti.

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