L'ex leader della destra italiana ha detto di sostenere il presidente di FdI da sempre. Ha anche garantito che la premier in pectore ha tagliato il cordone ombelicale con la vecchia destra e si è sbarazzata da tempo della sua eredità politica
"Ho sempre creduto in lei, farà gli interessi dell’Italia": l’ultimo endorsement pubblico incassato da Giorgia Meloni è quello di Gianfranco Fini. Lunedì scorso l’ex Presidente di Alleanza Nazionale rispondendo alle domande dei corrispondenti esteri ha espresso parole di stima nei confronti della leader di Fratelli d’Italia e ha tentato di disinnescare l’allarmismo degli osservatori internazionali sulla prossima legislatura.
Il passato della leader di FdI
Msi, An, Fdi, passando per il PdL. Giorgia Meloni ha iniziato la sua carriera politica quando aveva solo 15 anni nel Fronte della Gioventù attraversando diverse stagioni della destra italiana. Oggi si è tornato a parlare del suo passato ma con un tono decisamente diverso. A rassicurare sulla direzione che prenderà il governo di cui Giorgia Meloni sarà verosimilmente Premier ci ha pensato Gianfranco Fini, il protagonista negli anni Novanta della stagione di rifondazione della destra italiana che portò alla resa dei conti con il passato e alla scelta definitiva della collocazione euro-atlantica. "Votò a favore della svolta di Fiuggi, il suo atlantismo è autentico, ha principi e coerenza, è tenace e cosciente delle difficoltà che abbiamo davanti", ha detto insistendo sull’estraneità della Meloni a ogni sorta di estremismo. Per corroborare la sua tesi ha persino citato lo storico passaggio del 1995 in cui la destra abbandonò i precedenti retaggi. La svolta di Fiuggi portò allo scioglimento dell’Msi e alla nascita di Alleanza nazionale, il partito di cui Fratelli d’Italia è prosecutore ideale. La rifondazione doveva aiutare a superare l’isolamento della destra italiana.
Oltre il simbolo
Fini ha anche fatto riferimento al simbolo di Fratelli d’Italia che era un tempo vessillo del Movimento sociale: ha rassicurato la platea poliglotta dicendo che la fiamma tricolore "non c’entra col fascismo, non c’entra nulla", ha sottolineato. Ripercorrendo la storia della Meloni, ha ribadito il suo talento, riconoscendole un quid: "Nel 2004 Giorgia Meloni è diventata presidente di Azione giovani, vincendo il congresso per le sue qualità, tra le quali una notevole capacità di coinvolgere il mondo giovanile della destra". Ha in aggiunta ricordato: "Le ho affidato io il ruolo istituzionale di vicepresidente della Camera. E in quel ruolo ha fatto bene. Neanche un politico di sinistra come Fausto Bertinotti ne parlerebbe male". Il sostegno di quello che è stato il Presidente di Alleanza nazionale dal 1995, anno di fondazione, allo scioglimento del 2009 era stato già anticipato dal Senatore Fdi Ignazio La Russa, ospite della MaratonaMentana di La7: “Ha votato per noi di Fratelli d’Italia, si è congratulato con me e ha chiamato anche Giorgia”. Aveva anche confessato: “È stato un bel gesto da parte sua”.
Il ritorno in scena di Fini
Le dichiarazioni fatte da Gianfranco Fini che si è speso con vigore per Giorgia Meloni non sono passate inosservate. L’ex Presidente della Camera e Ministro degli Esteri da anni non interveniva nel dibattito pubblico italiano. Inoltre, la scelta di farlo in occasione di un incontro con i giornalisti stranieri non è casuale. La stampa estera ha accolto la notizia della vittoria della coalizione di centro-destra e in particolare dell’exploit di Giorgia Meloni con una certa preoccupazione. Unione europea, atlantismo e eredità politica: il fondatore di An ha toccato uno a uno i temi sensibili su cui si interrogano gli osservatori di tutto il mondo per diradare i sospetti e offrire una narrazione alternativa su quella che sarà la prossima legislatura.