Le parole dell’ex presidente Dem: “Occorre costruire un campo progressista coinvolgendo quelle realtà sociali che già interpretano il cambiamento e non trovano rappresentanza politica"
Per risanare il Pd e farne il motore di un'alleanza progressista occorre "essere tutti pronti a mettersi a disposizione, fino allo scioglimento dell'esistente, per costruire un campo progressista coinvolgendo quelle realtà sociali che già interpretano il cambiamento e non trovano rappresentanza politica". Lo dice l'ex presidente Dem, Rosy Bindi, in una intervista alla "Stampa" che, puntando alla rifondazione, non esclude lo scioglimento del partito. Ci sta pensando? "Sì - risponde - e ci risparmi la resa dei conti interna, perché la ritualità del congresso è ormai accanimento terapeutico".
La corsa alla segreteria
E sulla corsa alla segreteria e le autocandidature dopo il voto: "Ci evitino questo spettacolo" commenta. "Quando Letta divenne segretario, mi permisi di dargli un consiglio: il Pd sostenga con lealtà il governo Draghi, ma non si dica al Paese che questo è il nostro governo. Il Pd non doveva identificarsi con l'agenda Draghi, ammesso che sia mai esistita, perché si trattava di un governo di larghe intese. Bisognava garantire lealtà, sì, ma guardando al futuro. Come sulla guerra: non doveva esserci nessun dubbio da che parte stare, ma come starci forse sì, per esempio rivendicando l'autonomia dell'Europa nell'Alleanza atlantica. Se ti appiattisci sul governo Draghi, è naturale che non puoi fare alleanze con chi lo fa cadere".