Dossier Usa su fondi russi, il presidente del Copasir: "Caso chiuso"

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Adolfo Urso conferma: "Il discorso è chiuso e non si sarebbe dovuto neanche aprire". In precedenza il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Franco Gabrielli aveva mostrato al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che nelle carte di Washington sui 300 milioni di euro pagati da Mosca a oltre 20 partiti e politici europei dal 2014 non ci sono riferimenti a soggetti nazionali. Sulla stessa linea anche Draghi: "Blinken mi ha detto che non siamo coinvolti" 

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"Mi pare di poter dire che il caso è chiuso, e non si sarebbe dovuto neanche aprire". Lo ha detto il presidente del Copasir Adolfo Urso, parlando con i giornalisti a margine dell'Assemblea degli Industriali di Vicenza. "Purtroppo - ha aggiunto - siamo nel corso di una campagna elettorale in cui si pensa a denigrare l'avversario". Nel corso dell’audizione tenuta con il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica il sotto segretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla sicurezza Franco Gabrielli aveva mostrato che nelle carte di Washington sui 300 milioni di euro pagati da Mosca a oltre 20 partiti e politici europei dal 2014 non ci sono riferimenti a soggetti nazionali. Nel pomeriggio la conferma anche di Draghi: "Da Blinken rassicurazioni, non siamo coinvolti". 

L’audizione

Come reso noto da Urso, nel corso dell'audizione "sono stati forniti elementi riguardanti le recenti dichiarazioni rese dall'amministrazione Usa in ordine alle attività di ingerenza russa nei processi democratici di diversi Paesi e da essi non sono emersi profili concernenti la sicurezza nazionale". In sostanza, Gabrielli ha illustrato all’organo i rapporti redatti dal Dipartimento delle informazioni per la sicurezza e dall’Agenzia informazioni per la sicurezza esterna sulla di quanto comunicato da Stati Uniti, dimostrando la mancanza di evidenze sul coinvolgimento di soggetti italiani. Il sottosegretario avrebbe anche fatto riferimento alla telefonata tra il premier Mario Draghi e il segretario di Stato americano Antony Blinken, nella quale il secondo avrebbe ribadito l’estraneità della Penisola al dossier.

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Il dossier

La polemica politica si era scatenata mercoledì scorso, quando l’amministrazione Biden aveva pubblicato un documento nel quale si evidenziava come la Russia avesse trasferito segretamente dal 2014 oltre 300 milioni di euro a partiti politici, dirigenti e politici stranieri di oltre una ventina di Paesi per esercitare il suo “soft power”. Subito Pd e Movimento Cinque Stelle avevano chiesto di fare chiarezza prima del voto del 25 settembre mentre Lega e Fratelli d’Italia si erano detti completamente estranei alla vicenda. 

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