La nuova puntata de "La Guida" di Massimo Leoni. Che ci aiuta, in questi giorni, a orientarci nel cammino verso le prossime elezioni
Un sospetto infamante. Una vittoria sub iudice a tempo indeterminato, perché se c’è una verità, chi la possiede può scegliere come e quando rivelarla, tenendo al guinzaglio il governo di un Paese che si dice sovrano e magari anche nel nome di questa sovranità è diventato governo. Ecco, di questo l’Italia non ha bisogno.
Di verità invece si ha, si ha sempre bisogno. In particolare se quella verità può determinare, o quanto meno riorientare il voto del 25 settembre. Quello che c’è, se c’è, bisogna saperlo subito. Uno o un milione di dollari, nelle tasche del più in vista dei candidati o dell’ultimo dei peones, non importa. Bisogna sapere. E bisogna evitare che quella per la verità diventi la battaglia di chi presume – da quella verità – di avere un vantaggio. La verità deve essere un obiettivo istituzionale, cioè di tutte le istituzioni di questo paese, rigorosamente ognuna nel suo ruolo, altro preciso dovere come ricordava l’uscente presidente della Consulta, Giuliano Amato, appena l’altro giorno.
Intendiamoci. L’emergere della verità, di per sé non risolve i problemi. Bisogna che chi la rivela sia affidabile e sia ritenuto tale, possibilmente senza discussione. È indiscutibile in Italia l’affidabilità dell’amministrazione americana? Di certo qualcuno la discute, non solo filorussi veri o presunti. Il coinvolgimento sollecito e attivo delle nostre istituzioni, però, diminuirebbe lo spazio del dubbio. Anche per questo è indispensabile.
Poi, ci sarebbero le conseguenze della verità. Sarebbe un game changer, sarebbe davvero capace di determinare o rideterminare il voto o le dimensioni del non voto? Molti credono di no, nonostante la gravità delle ipotesi e il timing accurato. A maggior ragione, questa verità prima è, meglio è (ELEZIONI- TUTTE LE NEWS IN DIRETTA) - (ELEZIONI POLITICHE - LA SFIDA DEL VOTO).