Scuola, Bianchi a Sky TG24: "Settimana corta? Sì se in piano didattico, no come emergenza"

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Il ministro dell'Istruzione garantisce: "Sull'educazione ambientale il mondo scolastico non si tirerà indietro", ma "l'intero Paese deve cambiare atteggiamento". E sottolinea: le scuole "hanno sempre fatto la loro parte", ma sulle emergenze "non devono pagare per prime"

 

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La "settimana corta è importante se sta dentro al piano didattico e non come misura di risparmio energetico. Deve tornare centrale la funzione didattica della scuola". Così, a Sky TG24, il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, ha commentato l'ipotesi di una settimana più breve a scuola per far fronte ai problemi energetici del Paese (TUTTE LE NEWS LIVE).

"Emergenze? Scuola non deve pagare per prima"

"Le scuole hanno sempre fatto la loro parte", ha ricordato poi il ministro, che ha garantito: "La scuola non si tira indietro, ma non bisogna partire da lei. L'intero Paese deve cambiare atteggiamento" sul fronte ambientale. E ha ricordato: "Sulle emergenze la scuola non deve pagare per prima".  Di settimana corta non se ne è "mai parlato in Consiglio dei ministri - ha spiegato ancora il ministro - ma io la considero se sta dentro un piano didattico e non per risparmi energetici". "Le scuole nella loro autonomia possono parlarne, ma non in chiave di risparmio energetico, se questa è una possibilità che permette di ragionare sulla scuola, sul tempo scuola - ha ribadito - non come risposta emergenziale, ma come scelta didattica. È nell'autonomia delle scuole".

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"L'anno scorso assunti 61mila insegnanti"

Mentre sui numeri degli insegnanti a disposizione, ora che un nuovo anno scolastico sta partendo, Bianchi ha fatto sapere: "L’anno scorso abbiamo assunto 61mila insegnanti. Quest’anno ne sono già stati assunti oltre 50mila e altri sono in via di assunzione. Poi ci sono gli insegnanti di sostegno in deroga". Ma, secondo il ministro, è la crisi demografica a cui si sta assistendo in Italia il vero problema da fronteggiare: in 2 anni, spiega, si sono persi quasi 300mila studenti. Inoltre " in 10 anni, entro il 2031-32, ci saranno 1,4 milioni di studenti in meno". Per arginare l'emergenza e garantire sostegno alle famiglie, intanto, "sono stati investiti 5 miliardi negli asili nido", aggiunge.

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