Amato lascia la Consulta: "Caos istituzionale se i poteri non rispettano i limiti"

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Dopo otto mesi di presidenza, il numero uno della Corte Costituzionale pronuncia il suo ultimo discorso prima di farsi da parte. Si apre il rebus per la successione: in prima fila ci sono due donne

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Non oltrepassare mai i confini che separano i vari poteri dello Stato, per prevenire un "caos istituzionale" sui casi di più difficile soluzione. È questo il lascito di Giuliano Amato, nel giorno del suo addio alla Corte costituzionale. Si tratta dell'ultimo intervento pubblico, il passo d'addio dopo otto mesi di presidenza. Il suo mandato di nove anni di giudice costituzionale scadrà, infatti, il prossimo 18 settembre.

Il nuovo presidente potrebbe essere una donna

Una volta che un altro giudice sarà stato nominato dal capo dello Stato e avrà giurato, forse già il 20, la Corte eleggerà il nuovo presidente, che stavolta potrebbe essere una donna, anche se al momento lo scenario resta assai incerto. Alla cerimonia al Palazzo della Consulta, Amato appare commosso. Il suo intervento è un'analisi ad ampio respiro, che parte dalla considerazione di un mondo cambiato in peggio: più conflitti tra gli Stati e dentro le loro società, con sistemi politici radicalizzati sui "temi valoriali e identitari", sui quali dunque diventa sempre più difficile trovare soluzioni condivise, mentre si alzano o si minacciano "barriere nazionali" contro il diritto comune europeo.

Un richiamo al rispetto dei limiti da parte di tutti

Una situazione che si ripercuote anche sul lavoro della Consulta, chiamata a prendere decisioni su casi che investono scelte che competono il Parlamento", e che spesso si è trovata davanti il "silenzio" o le "voci discordi" delle Camere. La Corte ha seguito le "bussole fondamentali" della "collaborazione istituzionale" e dell'"equilibrio" nella ricerca delle soluzioni di sua competenza, senza mai sostituirsi al Parlamento nell' "apprezzamento etico-sociale". Linee guida che Amato si augura continuino a essere seguite. Senza cedere alla "tentazione", di fronte alla difficoltà delle Camere di decidere sul fronte dei nuovi diritti invocati dalla società, di considerare le sentenze fonti di diritto al pari delle leggi. "La soluzione non è che ciascuno dei poteri profitti delle difficoltà per fare ciò che gli pare giusto e che tuttavia tocca all'altro", ammonisce il presidente, richiamando il rispetto dei limiti da parte di tutti i poteri perché "tutti rispondiamo ai nostri cittadini".

Tre nomi in lizza per la successione

Con l'addio di Amato si apre il nodo della successione, che potrebbe anche concludersi con il ritorno di una donna al vertice della Corte, dopo l'esperienza di Marta Cartabia. Sui tre nomi papabili due sono donne: Silvana Sciarra e Daria de Pretis. Il terzo candidato è Nicolò Zanon. Tutti e tre sono vicepresidenti e il criterio dell'anzianità alla Corte, che ha sempre ispirato la scelta del presidente stavolta non aiuta: hanno giurato tutti lo stesso giorno. L'età sinora non ha mai avuto un peso, ma se la si prendesse in considerazione, in pole ci sarebbe Sciarra, che ha 74 anni, una decina in più dei suoi concorrenti.

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