Elezioni, altro caso nel Pd: la candidata Rachele Scarpa sotto accusa per frasi su Israele

Politica
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Dopo Raffaele La Regina, segretario regionale della Basilicata che ha rinunciato alla candidatura alla Camera per una frase su Israele scritta nel 2020, nel mirino è finito un post della 25enne capolista per i dem a Treviso: parlava di "regime di apartheid di Israele" e di "atti di guerra e di repressione nei confronti dei civili da parte del governo israeliano". La difesa: una “legittima critica alla politica del governo israeliano. Ritengo una priorità assoluta lottare contro razzismo e antisemitismo”

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Dopo il caso di Raffaele La Regina - segretario regionale della Basilicata del Pd che ha rinunciato alla candidatura alla Camera nelle elezioni del 25 settembre per una frase su Israele scritta nel 2020 (“Gli alieni e lo Stato d'Israele hanno un punto in comune: non esistono”) - nel Partito democratico si apre un altro caso. È quello di Rachele Scarpa, 25enne candidata del Pd in Veneto, anche lei sotto accusa per le sue posizioni su Israele. Una “legittima critica alla politica del governo israeliano”, si è difesa (ELEZIONI: GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE - I VIDEO).

Il caso Rachele Scarpa

Il caso Scarpa è stato sollevato nelle scorse ore dal senatore Giovanbattista Fazzolari (FdI) e dall'onorevole Andrea Orsini (Forza Italia). Sotto i riflettori è finito un post della candidata pubblicato nel 2021. Citando anche Human Rights Watch, Scarpa parlava di "regime di apartheid di Israele" e di "atti di guerra e di repressione nei confronti dei civili da parte del governo israeliano". Queste parole, ritirate fuori, hanno provocato diverse reazioni. “Un'altra aspirante parlamentare del Pd ha scritto gravi post contro Israele: si tratta di Rachele Scarpa. Troppi esponenti del Pd parlano come estremisti islamici: una vergogna", ha commentato il leader della Lega Matteo Salvini. Fazzolari ha parlato di "deliranti attacchi", Orsini di "pesante indizio della mentalità che serpeggia in una parte significativa della sinistra italiana", definendo "addirittura osceno accostare le parole Israele e apartheid".

La sede Inps di via dell'Amba Aradam a Roma, 15 aprile 2020. ANSA/CLAUDIO PERI

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La difesa di Scarpa

Rachele Scarpa ha risposto con un post pubblicato su Facebook. "Il Partito Democratico, di cui faccio parte, sostiene da sempre il processo di pace in Medioriente e io mi riconosco nella posizione espressa dall'Unione Europea e anche dal presidente Biden a favore di una soluzione a due Stati per il conflitto tra Israele e Palestina, quindi senza negare mai il diritto di Israele a esistere in sicurezza e allo stesso tempo quello dei Palestinesi a vivere al di fuori di uno stato di occupazione e con libere elezioni senza ricatti di Hamas", ha scritto la candidata capolista per i dem a Treviso. “Ben altro discorso – ha aggiunto – è la legittima critica alla politica del governo israeliano, quando in passato in nome del diritto di difesa è arrivato a colpire la popolazione civile, ricevendo critiche da tutto il mondo anche da parte di esponenti del mondo ebraico o da parte di politici preparati su questi temi”. E ha concluso: “La mia militanza politica è iniziata dal viaggio nel campo di sterminio e concentramento di Auschwitz: ritengo una priorità assoluta lottare contro razzismo e antisemitismo. È la politica estera delle destre italiane a essere completamente indifendibile e ad avere come riferimenti ‘campioni della democrazia’ come Bolsonaro, Orbán, Putin e Trump”.

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