Conte: M5S contro la mafia. Compromessi? Pronti a lasciare il governo

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L'ex premier è intervenuto a Palermo per concludere una lezione su mafia e politica promossa dalla scuola di formazione del Movimento e ha lanciato un messaggio all'esecutivo

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Il Movimento cinque stelle è nato "per fare la guerra alla mafia". E la farà con la "forza del diritto, il rigore dell'etica pubblica e l'intransigenza morale". Così il presidente di M5s, Giuseppe Conte, ha tracciato le linee di un programma antimafia portato dentro il governo dal quale il movimento che sarebbe pronto a uscire "se fossimo costretti a compromessi che non accettiamo". Conte è intervenuto a Palermo alla fine di una giornata fitta di impegni e di incontri, soprattutto nei quartieri popolari. Ha concluso una lezione su mafia e politica promossa dalla scuola di formazione del movimento.

All'incontro sono intervenuti l'ex procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, e il presidente del Centro di documentazione 'Giuseppe Impastato', Umberto Santino. Conte ha ripreso, nel suo intervento, le polemiche che stanno infiammando la campagna per le elezioni comunali per il sostegno dato al candidato del centrodestra, Roberto Lagalla, da Marcello Dell'Utri e Totò Cuffaro condannati il primo per concorso esterno in associazione mafiosa e l'altro per avere favorito esponenti di Cosa nostra. "A Palermo - ha detto - si sta consumando un passaggio importante: nel centrodestra si stanno concentrando le presenze di protagonisti del vecchio sistema clientelare. Bisogna quindi evitare il ritorno al passato".  Dopo avere sostenuto che sul rapporto tra mafia e politica non si può "rischiare una involuzione", Conte ha rivendicato al suo movimento battaglie che "con la forza del diritto" hanno introdotto misure contro il voto di scambio politico-mafioso e la legge 'spazzacorrotti'. E ha aggiunto: "Ora stiamo lavorando sulla gestione dei beni confiscati e sui testimoni di giustizia. Siamo anche contrari all'idea che si possa abbandonare il presidio dell'ergastolo ostativo". Contro il rischio di un passo indietro nella lotta alla mafia, Conte ha indicato il reddito di cittadinanza come modello di welfare destinato alle fasce più deboli e diventato un "presidio di legalità" perché ha indebolito "le suggestioni del malaffare". Stranamente, ha aggiunto, esponenti del centrodestra "hanno risposto aggredendo proprio il reddito di cittadinanza". Ora però, ha aggiunto, bisogna pensare al salario minimo, altra misura necessaria per alzare il livello dei diritti, mentre c'è un'economia sommersa, fatta per lo più di evasione fiscale, di 181 miliardi. Quanto alle stragi, di cui ricorre il trentennale, Conte ha assicurato che il movimento "si batterà sempre per la verità e la giustizia e perché sulle bombe vengano chiarite anche le responsabilità dei livelli più alti".

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