Giustizia, concorrenza, fisco: il governo alla prova delle riforme

Politica

Alessandro Taballione

Esecutivo e maggioranza tentano di proseguire sulla strada delle riforme. Un cammino reso sempre più difficile dalle differenze di una maggioranza nata per gestire l'emergenza ma che su alcuni temi evidenzia differenze e distanze difficili da colmare

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E' quasi impercettibile il cammino delle riforme. Si va avanti a ritmo blando, ed ogni progresso costa fatica. Con la consapevolezza che si potrebbe inciampare ad ogni passo. Con una maggioranza che tenuta insieme dall'emergenza, fa emergere tutte le differenze che per ora sono sopite. Ma sempre più a fatica.

La riforma della giustizia

Gli esempi sono tanti, il più recente è sulla riforma della giustizia. Ci sarà bisogno di una sorta di conclave per risolvere uno dei temi più spinosi: la riforma del Csm invocata direttamente dal capo dello Stato Sergio Mattarella.

Il referendum del 12 giugno  incombe ed il ministro della giustizia Marta Cartabia vuole andare avanti. E risolvere il nodo principale, ma non l'unico, della riforma del Consiglio superiore della magistratura e il metodo di elezione dei membri del Csm.

In Aula il provvedimento è slittato al 19 aprile. La settimana di passione della riforma potrà contare su qualche giorno in più per trovare una intesa. Italia viva e Centrodestra vogliono il sorteggio. La Cartabia lo avrebbe già definito incostituzionale. Una mediazione potrebbe trovarsi sulla scelta casuale dei collegi, non dei singoli magistrati. L'idea è di Giulia Bongiorno.In questo modo, dice la senatrice leghista, si metterà di fatto all'angolo la deriva correntizia delle toghe.

Il governo intende trovare una intesa, ma in caso contrario è pronto a mettere sul tavolo il voto di fiducia. Dove ogni partito si assumerà la sua responsabiltà

Draghi: "Crisi non fermi le riforme"

Poche settimane fa, il premier Mario Draghi aveva detto in Aula che la crisi Ucraina non deve fermare le riforme. Sono loro la vera chiave per aprire il forziere del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ma la maggioranza ha poca volontà e spazio politico. Fuori la guerra. Davanti le elezioni. E in parlamento l'afflato riformatore ristagna a favore di provvedimenti come peste suina, cinghiali e isole in costituzione. 
Nel mese di gennaio, prima della rielezione di Sergio Mattarella, la Camera aveva approvato, all'unanimità, un testo sull'insegnamento del problem solving, mentre sul fronte delle riforme istituzionali si è proceduto ad approvare un testo , di iniziativa popolare, che riguarda Sardegna, Sicilia ed isole Minori. 
L'impressione è che il parlamento viaggi a marce ridotte perché se si dovessero innestare rapporti più impegnativi, si rischia di sbandare e finire fuori strada. 

 

Le spine: concorrenza, fisco e fine vita

La delega del Fisco continua a slittare, e non si è risolto ancora il conflitto sulla riforma del catasto, passato per un soffio alla Camera. Al Senato la legge sulla concorrenza è asfissiata da migliaia di emendamenti. Palazzo Madama sarà anche il teatro della legge sul fine vita approvata alla Camera da una maggioranza spaccata. Ci vorrà tempo, e tutta la capacità di sintesi del presidente del Consiglio Mario Draghi per portare a casa dei risultati senza ammaccature. Senza contare l'assoluta incomunicabilità della maggioranza sui temi istituzionali. La strada della legge costituzionale per cambiare la base territoriale per l'elezione del Senato è ostruita dal centrodestra. L'elezione diretta del capo dello Stato promossa da Giorgia Meloni è vista come fumo negli occhi dal centrosinistra. 

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