Corsa al Quirinale, il totonomi per la presidenza della Repubblica

Politica

Paola Motta

A due mesi dall'elezione del presidente della Repubblica la corsa al successore di Mattarella è già iniziata, anche se solo in prossimità del voto il quadro politico potrà essere più chiaro. Rimangono le incognite sul futuro di Draghi

E' la partita delle partite, il passaggio politico più delicato e rilevante dei prossimi mesi. A partire da metà gennaio il Parlamento potrà essere convocato in seduta comune per l'elezione del 13 presidente della Repubblica. E' già iniziato il totonomi, candidature più o meno credibili, spesso utilizzate solo per testare le reazioni e osservare cosa sprigiona il sasso gettato nell'acqua. Ma la tattica fa parte del gioco. Soltanto in prossimità del voto il quadro si chiarirà e bisogna considerare una variabile: se la pandemia - anche in Italia - non fosse più sotto controllo, l'emergenza potrebbe favorire soluzioni impensabili fino ad ora.

Escluso il bis di Mattarella 

 

L'attuale inquilino del Quirinale ha chiarito più volte - anche se indirettamente - di non essere disponibile per un bis. Mattarella esclude un suo secondo mandato come avvenuto per Giorgio Napolitano. Già quella rielezione fu considerata una forzatura costituzionale e come tale dovrebbe restare un unicum, dicono diversi costituzionalisti. Anche in questi giorni - all'inaugurazione dell'anno accademico alla Sapienza - Mattarella ha ripetuto di "essere a poche settimane dalla conclusione del mio ruolo". A rinforzare il messaggio di fine mandato anche la notizia - pubblicata alcune settimane fa - di una firma di un contratto d'affitto per un appartamento in zona Roma Nord. Nonostante tutti questi indizi nel Palazzo c'è chi ritiene ancora possibile un bis, magari a tempo, per garantire una fine legislatura che metta in sicurezza le risorse ottenute grazie al Recovery plan e le riforme urgenti per il Paese. 

E SuperMario?

 

E' la domanda delle domande che apre scenari diversi. Il nome del presidente del Consiglio è da mesi tra i più ricorrenti come possibile successore al Colle. Suo malgrado però, perché Draghi da tempo ripete che parlarne ora sarebbe irrispettoso per l'attuale presidente della Repubblica e rimanda la decisione al Parlamento. Intanto fioriscono ipotesi, congetture, scenari. Il futuro dell'Italia e del governo Draghi - nato come garanzia all'Europa - per l'attuazione del Pnrr fa tutt'uno con l'elezione del nuovo capo dello Stato. Se Draghi andasse al Quirinale chi guiderebbe il governo? Chi sarebbe in grado di tenere insieme M5S e Pd da un lato, Forza Italia e Lega dall'altro senza rischiare la fine anticipata della legislatura? Una fine anticipata della legislatura che però pochi parlamentari desidererebbero visto il taglio di oltre quattrocento scranni dalla prossima.  Rimane una voce di Palazzo: Draghi al Quirinale con l'attuale ministro dell'economia Daniele Franco a Palazzo Chigi, garante del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Suggestione appunto: i quesiti sul futuro e sulle intenzioni del "Supermario" nazionale sono infiniti, ma a oggi rimangono senza risposta. 

Berlusconi

Per l'ex presidente del Consiglio sarebbe la "giusta conclusione" della sua carriera politica. A parole i partiti del centrodestra, Lega e Fratelli d'Italia gli hanno assicurato sostegno: ma lo stesso Berlusconi che di anni ne ha 85, numeri alla mano, sembra essere consapevole che i rischi di una bruciatura siano molto alti. Alcuni osservatori leggono il recente apprezzamento fatto dal  leader azzurro dello stile di Conte e del Reddito di cittadinanza come di una sorta di manovra di avvicinamento al M5S. Forse è solo fantapolitica. Anche perché rimane una questione non da poco: il presidente della Repubblica è anche il presidente del Consiglio superiore della magistratura. Carica che sarebbe rivestita da un leader che ha vissuto una vita politica di scontri con la magistratura e ha qualche processo ancora pendente.

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Nomi evergreen

 

Romano Prodi ha detto esplicitamente di non essere della partitia per sopraggiunti limiti di età. E ha scommesso che al  Quirinale andrà chi ha meno veti, non chi ha più voti. Nella rosa dei papabili ci sono anche Gianni Letta, Giuliano Amato e Pierferdinando Casini. Lunga esperienza politica e istituzionale per tutti anche se tutti identificabili con un periodo storico preciso: Letta con Berlusconi e le sue tv, Amato, il dottor Sottile con il prelievo forzoso sui conti degli italiani nel 92; il più giovane Casini, è anche l'unico in Parlamento attualmente, eletto con il PD nel 2018 dopo essere stato tra i fondatori del centrodestra. Un percorso trasversale che potrebbe risultare molto utile per mettere assieme voti a gennaio. New entry il nome di Paolo Gentiloni, attuale commissario economico a Bruxelles. 

E' il momento di una donna?

 

Nessuna donna al Quirinale, nessuna donna ancora a Palazzo Chigi. Qualche anno fa ci fu un timido tentativo per Emma Bonino ma non portò a nulla. Secondi alcuni una candidata possibilepotrebbe essere Marta Cartabia, attuale ministro della giustizia e presidente emerito della corte costituzionale. Una figura istituzionale e di garanzia anche se con poca esperienza politica. Nel mese di ottobre era partita una mobilitazione per la candidatura di Liliana Segre: ma la senatrice a vita, sopravvissuta alla Shoah, ha ringraziato e bloccato l'idea: "Non ho la competenza - ha spiegato - e ho 91 anni".

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