"Io e Salvini continueremo a lavorare così finchè il treno del governo viaggia veloce, altrimenti rischiamo noi di finire su un binario morto" ha detto il ministro dello Sviluppo economico. Dalla segreteria leghista emergono malumori dopo una serie di affermazioni
GIORGETTI E DI MAIO IN PIZZERIA A ROMA
Le frasi di Giancarlo Giorgetti aprono un caso nella Lega. E scatenano l'ira di Matteo Salvini. In un conversazione con Bruno Vespa, in vista della stesura del libro del giornalista Rai, il ministro dello Sviluppo economico conferma di avere in mente una Lega nel Ppe. "Perchè io non ho bisogno di un nuovo posto. Io voglio portare la Lega in un altro posto", assicura. "Non ci sono due linee - afferma - Al massimo, sensibilità diverse. Amando le metafore calcistiche, direi che in una squadra c'è chi è chiamato a fare gol e chi è chiamato a difendere. Io, per esempio, ho sempre amato Andrea Pirlo. Qualcuno deve segnare, qualcuno deve fare gli assist".
E fin qui tutto più o meno liscio, tranne l'avvicinamento al Ppe, tema sul quale le posizioni di Salvini e Giorgetti sono notoriamente divergenti. Poi aggiunge: "Lei mi chiede - dice Giorgetti a Vespa - se io e Salvini riusciremo a mantenere un binario comune. Continueremo a lavorare così finchè il treno del governo viaggia veloce, altrimenti rischiamo noi di finire su un binario morto. Il problema non è Giorgetti, che una sua credibilità internazionale se l'era creata da tempo. Il problema è se Salvini vuole sposare una nuova linea o starne fuori. Questa scelta non è ancora avvenuta perchè, secondo me, non ha ancora interpretato la parte fino in fondo. Matteo è abituato a essere un campione d'incassi nei film western. Io gli ho proposto di essere attore non protagonista in un film drammatico candidato agli Oscar. E' difficile mettere nello stesso film Bud Spencer e Meryl Streep. E non so che cosa abbia deciso".
La reazione di Salvini
Frasi che non sono piaciute a Salvini. A Pistoia a chi gli chiedeva se gradisse di più i film western o quelli da Oscar, il segretario leghista ha risposto: "Preferisco il teatro". Il capo della Lega, che stamane ha incontrato il residente brasiliano Jair Bolsonaro, ha poi confermato la linea a favore della costituzione di un nuovo gruppo che riunisca le destra, ora divise, a Strasburgo. Dalla segreteria leghista si preferisce non commentare, per cercare di evitare tensioni o incomprensioni. Ma l'uscita di Giorgetti è mal digerita. Anche perchè non è la prima volta. "E' difficile credere a incomprensioni, e che non ci sia dolo, anche perchè è l'ennesima intervista", argomenta lo staff del capo leghista, citando i colloqui di Giorgetti con due quotidiani, nel più recente dei quali si nutrivano perplessità sui candidati del centrodestra a pochi giorni dalle Amministrative. "Ruolo non da protagonista poi cosa vuole dire? Salvini premier è nel nome del partito, Giorgetti dica se lo vuol cambiare", si aggiunge.
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Il Consiglio federale riunito
I nodi verranno al pettine probabilmente giovedì. Il vice presidente del Senato Roberto Calderoli ha inviato le convocazioni del consiglio federale, il massimo organo esecutivo del partito, che non si riunisce da un po' di tempo. Alcuni detrattori di Giorgetti, ma anche alcuni tra i suoi più strenui estimatori - per la verità -, sostengono che il ministro dello Sviluppo economico ambisca ad andare a Palazzo Chigi in caso di elezione di Mario Draghi al Quirinale. Sul tema Colle, il leghista dice a Vespa: "Draghi potrebbe guidare il convoglio anche dal Quirinale". "Già nell'autunno del 2020 le dissi che la soluzione sarebbe stata confermare Mattarella ancora per un anno. Se questo non è possibile, va bene Draghi". E il governo? "Draghi potrebbe guidare il convoglio anche da fuori. Sarebbe un semipresidenzialismo de facto, in cui il presidente della Repubblica allarga le sue funzioni approfittando di una politica debole". Dichiarazioni, queste ultime, che sono state criticate da Italia viva e Azione, mentre in Forza Italia l'ipotesi viene considerata "abbastanza improponibile" e si continua a lavorare per la compattezza del centrodestra attorno alla candidatura di Silvio Berlusconi.