Stasera il voto finale sul provvedimento. Nella notte la riforma della giustizia firmata Cartabia è passata per due volte consecutive alla Camera ottendendo la fiducia posta dal governo Draghi. La seduta fiume terminata ha visto ricompattarsi il Movimento 5 Stelle
Nella notte è arrivato il voto di fiducia alla Camera. E' passata per ben due volte consecutivamente alla Camera la fiducia (una per ognuno dei due articoli di cui è composta la legge) posta dal governo Draghi sulla riforma del processo penale firmato da Marta Cartabia, con 462 e 458 voti favorevoli e una cinquantina di contrari. La seduta fiume, terminata a notte fonda, ha visto ricompattarsi il Movimento 5 stelle in cui solo 24 ore prima si erano fatte notare un quarto delle defezioni e un voto in dissonanza dal gruppo.
Discussione alla Camera, voto finale previsto in serata
Dopo il via libera nella notte, è iniziata stamattina la seduta della Camera per discutere gli ordini del giorno alla riforma del processo penale. In serata è previsto il voto finale. Conclusa l'illustrazione dei 94 ordini del giorno. Il governo ha dato i pareri con il sottosegretario Francesco Paolo Sisto. Successivamente la Camera ha sospeso la seduta. I lavori riprendranno alle 15.20
La riforma
La riforma punta a ridurre del 25% entro i prossimi cinque anni i tempi della durata del processo penale in Italia, abbattendo soprattutto l'imbuto della fase di appello che dura mediamente 850 giorni contro uno standard europeo di 104 giorni. La sfida è portare tutte le 29 corti di appello a rispettare un limite di due anni: attualmente sono 19 le Corti d'appello nelle quali il processo di secondo grado è sotto i 2 anni, in 3 è leggermente al di sopra dei 2 anni, mentre le sedi problematiche sono 7. Entrerà in vigore gradualmente, per consentire agli uffici giudiziari di organizzarsi tenendo conto dell'arrivo dei 16.500 assistenti dei magistrati, previsti dall'Ufficio del processo; e dei circa 5mila addetti del personale amministrativo. Previste inoltre norme transitorie e a regime.
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I punti cardine
PRESCRIZIONE PROCESSUALE - È stato il punto più divisivo. Lo stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado introdotto dalla riforma Bonafede, a partire dal 20 gennaio dello scorso anno, resta in piedi. E vale tanto in caso di sentenza di assoluzione che di condanna. Si prevede che durante il primo grado decorra regolarmente. In Appello i processi dovranno durare due anni e in Cassazione uno, con la possibilità che i procedimenti più complessi arrivino rispettivamente fino a tre anni e a 18 mesi. L'accordo raggiunto nei giorni scorsi prevede che per i reati più gravi (mafia, terrorismo, violenza sessuale e traffico di droga) il giudice procedente possa chiedere ulteriori proroghe di un anno. C'è anche una fase transitoria, fino a tutto il 2024, in cui le Corti di Appello avranno tempi ancora più ampi, per permettere loro di smaltire l'arretrato anche grazie a assunzioni e investimenti nei Tribunali. Se il timing non viene rispettato il processo si ferma, diventa "improcedibile". Dovrebbero anche essere fatti salvi i diritti delle vittime dei reati di proseguire la causa per il risarcimento dei danni davanti al giudice civile, anche nel caso di processi 'fermati' dalla nuova tempistica.
REATI PUNITI CON L'ERGASTOLO E GIUSTIZIA RIPARATIVA - I reati puniti con l'ergastolo restano imprescrittibili. Mentre per quanto riguara la giustizia riparativa, si punta a sfoltire, drasticamente, i fascicoli penali. Con ampia apertura alle sanzioni alternative, in base allo studio elaborato dalla commissione presieduta dall'ex presidente della Consulta Giorgio Lattanzi. L'istituto della 'messa alla prova' che contempla la possibilità per l'indagato - per reati fino a 6 anni di reclusione - di chiedere subito al giudice nella fase delle indagini preliminari di essere impiegato in lavori socialmente utili non retribuiti. Il processo viene sospeso e, se l'indagato svolge correttamente il lavoro, arriva Il proscioglimento per prescrizione. Si pensa di allargare questa 'chance' a molti reati di scarso allarme sociale. Si punta sui riti alternativi come i patteggiamenti. Inoltre previsto un ampliamento della giustizia 'pecuniaria': convertibili in 'multe' le condanne fino a 12 mesi.
PENE DETENTIVE, MENO CARCERE - Per condanne fino ai 4 anni di reclusione, il giudice può decidere per gli arresti domiciliari oppure per la semilibertà con rientro serale in cella, secondo la valutazione che viene fatta dell'imputato, che potrà comunque ottenere il lavoro esterno. Le valutazioni saranno fatte caso per caso, senza automatismi.
FILTRI DEFLATTIVI - Introdotta la inappellabilità per alcuni reati minori, l'inammissibilità degli appelli privi di specifiche motivazioni e viene ampliata la non punibilità per fatti di lieve entità.
RIFORMA ORDINAMENTO PENITENZIARIO - L'impegno è stato preso dalla ministra Cartabia dopo la visita del 14 luglio a Santa Maria Capua Vetere, luogo del pestaggio dei detenuti avvenuto il 6 aprile 2020. Presto nuove assunzioni per la polizia penitenziaria e la costruzione di 8 nuovi padiglioni con i fondi comunitari. Più formazione per il personale aiuterà a far sì che la pena sia finalizzata al recupero sociale del detenuto come prevede la Costituzione e non sia fine a se stessa.