I giudici di Strasburgo pongono dieci domande al governo italiano per capire se il leader di Forza Italia abbia avuto un processo equo, in merito alla sentenza definitiva che costò la carica di senatore al leader di Forza Italia. La risposta è attesa entro il 15 settembre
La Corte dei diritti dell'uomo ha chiesto al governo italiano di chiarire le motivazioni dietro la sentenza della Cassazione del 2013 che condannò a quattro anni di reclusione Silvio Berlusconi per frode fiscale.
Le domande all'Italia
L'Italia dovrà rispondere entro il 15 settembre a dieci domande, tra cui: "Il ricorrente signor Silvio Berlusconi ha beneficiato di una procedura dinanzi a un tribunale indipendente, imparziale e costituito per legge? Ha avuto diritto a un processo equo? Ha disposto del tempo necessario alla preparazione della sua difesa?".
Le presunte violazioni
In seguito a quella sentenza l'ex premier decadde da senatore; da allora ha scontato la pena, ha ottenuto la riabilitazione ed è stato rieletto al Parlamento europeo. Il ricorso è stato presentato dagli avvocati del leader di Forza Italia ai giudici di Strasburgo nel 2014: al centro della richiesta di revisione una serie di presunte violazione dei diritti della difesa, dal taglio dei testimoni alle mancate traduzioni in italiano di alcuni documenti. Tutte contestazioni già respinte dai giudici italiani, ma che i legali di Berlusconi hanno deciso di sottoporre alla Corte europea.