Il segretario dem dimissionario spiega la sua scelta: "È stato un atto d'amore, ho percepito il rischio che il partito potesse implodere". Sull'esperienza del governo Conte: "Tutti lo abbiamo sostenuto, ma quando non è andato in porto mi sono girato e non c'era più nessuno". E sull'ipotesi di una candidatura a sindaco di Roma: "Non è il mio obiettivo"
“Ho voluto dare una scossa, quando ho percepito il rischio che il Pd potesse implodere. Il mio è stato un atto d'amore". Spiega così le sue dimissioni da segretario del Pd Nicola Zingaretti, ospite di Barbara D'Urso su Canale 5. E poi precisa: "State certi che io non scompaio. Ci sarò con il mio lavoro, e con le mie idee" (COSA SUCCEDE ORA NEL PD).
“Il Pd non è un partito che scompare con il suo leader”
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"Il Partito democratico per fortuna non è un partito di un leader. Noi abbiamo tante energie, siamo una grande forza popolare", ha aggiunto Zingaretti, Anzi, "io domani andrò a rinnovare la tessera del mio circolo. Noi non siamo uno di quei partiti che scompaiono con il loro leader". E tornando sulle sue dimissioni, Zingaretti aggiunge: "Non drammatizziamo". Poi ribadisce: "Ho voluto una scossa, per dire alla mia comunità di essere più vicini alla vita degli italiani in questo momento". "Per me - aggiunge - non c'è nessuna distanza, c'è la pazienza per arrivare alle estreme conseguenze per dire: buttiamoci e aiutiamo il nostro Paese".
"Io sindaco di Roma? Non è il mio obiettivo"
Sull'ipotesi di una sua candidatura a sindaco di Roma, Zingaretti è netto: "Non è questo il mio pensiero e assolutamente il mio obiettivo", ha affermato. "Faccio già il presidente della Regione, e ho un sacco di cose da fare", ha aggiunto.
"Dopo la caduta di Conte sono rimasto solo"
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Sull'esperienza del governo Conte, Zingaretti ha ricordato che all'interno del Pd lo "abbiamo voluto tutti insieme, tutti lo abbiamo difeso, io, il gruppo dirigente. Ma quando non è andato in porto ci siamo girati e non c'era più nessuno. E sono stato accusato di aver detto 'o Conte o niente'". Per questo motivo, ha detto, "ci vuole un grande chiarimento, lo faccia il gruppo dirigente, ma è opportuno che ognuno faccia la sua parte, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Io ci sarò, ma l'accusa non era giusta: aver difeso al 100% una linea che invece abbiamo difeso tutti”.