Covid, dopo dpcm c’è il nodo dei trasporti pubblici al tavolo tra governo e Regioni

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All'indomani del varo del nuovo dpcm le Regioni sollevano preoccupazioni per la gestione del trasporto pubblico. Oggi riunione preliminare al ministero dei Trasporti, poi la Conferenza delle Regioni farà le sue valutazioni. Possibili nuove misure sul tema prima della scadenza del decreto. Le Regioni spingono anche sulla didattica a distanza per decongestionare i trasporti, ma Conte sostiene Azzolina: "Le scuole rimangano aperte”

La situazione dei trasporti pubblici "è critica", ma per il momento non ci sarà la didattica a distanza. Dopo il varo del nuovo dpcm (LE MISURE), le Regioni hanno presentato una serie di preoccupazioni che riguardano soprattutto il nodo del trasporto pubblico e in maniera collegata anche sulla scuola. Il presidente del Consiglio Conte ha confermato le scelte dell'esecutivo dopo il no della ministra dell'Istruzione Azzolina, secondo cui "i ragazzi sono felici a scuola e ci devono rimanere, la presenza è fondamentale”. Il premier però ha ammesso che che gli assembramenti su bus e metropolitane sono un problema serio che va risolto in fretta. E per respingere l'attacco delle Regioni che definiscono "irresponsabile" la linea della ministra sulla Dad e chiedono fondi per potenziare le linee, il governo potrebbe intervenire prima della scadenza del dpcm fissata al 13 novembre per adottare una serie di misure che consentano di alleggerire la pressione sui mezzi pubblici, come proposto più volte dagli esperti del Cts: controlli su bus e metropolitane, orari di ingresso e uscita scaglionati per uffici e scuole superiori, apertura delle Ztl, ulteriore potenziamento dello smart working (CORONAVIRUS: LO SPECIALE - TUTTI GLI AGGIORNAMENTI). 

Oggi nuove riunioni sul tema trasporti

Un primo appuntamento ci sarà a breve: oggi il ministro dei Trasporti Paola De Micheli vedrà le associazioni che rappresentano le aziende del trasporto pubblico locale e i rappresentanti di Regioni e Comuni per monitorare gli ultimi dati disponibili sui flussi di passeggeri e ipotizzare i primi interventi. "Non abbiamo ancora una proposta - dicono dalla commissione trasporti della Conferenza delle Regioni - per abbassare la capienza occorre incrementare le linee ma bisogna avere materialmente le risorse necessarie". Le Regioni chiedono almeno 300 milioni. Non è escluso che il tema finisca anche sul tavolo della conferenza Stato-Regioni in programma giovedì, una riunione straordinaria dedicata a provvedimenti ordinari ma che, vista anche la sollecitazione di alcuni governatori proprio sulla questione nell'incontro di domenica con Conte, potrebbe virare sul tema trasporti. 

La linea gialla M3 della metro affollata a metà pomeriggio- Passeggeri sui mezzi pubblici a Milano in tempi dicivid e mascherine obbligatorie -  Milano 8 ottobre 2020  Ansa/Matteo Corner

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Le preoccupazioni delle Regioni

A sollevare il problema è stato Luca Zaia. "Se pensassimo alla didattica a distanza per le ultime 2-3 classi delle superiori, magari in alternanza, un giorno sì e 2 no, una settimana sì e 3 no, verrebbe tolta tanta pressione sui trasporti" dice il presidente del Veneto che lancia anche l'avvertimento al governo: "Azzolina dice che 'non se ne parla'. Vedremo se le cose dovessero peggiorare, sperando che non ci si ritrovi a chiudere le scuole". La preoccupazione di Conte e dell'esecutivo è quella di mantenere aperto un dialogo costruttivo con le Regioni. "Non è vero che non abbiamo accolto le loro obiezioni" dice in merito alle richieste dei territori per le misure finite poi nel Dpcm, "abbiamo avuto un intenso confronto e abbiamo accolto alcuni suggerimenti mentre altri abbiamo ritenuto di non poterli accogliere". In ogni caso "dobbiamo proseguire con la collaborazione e il confronto che è quello che ci ha consentito di gestire" i momenti più duri dell'emergenza. Anche il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia prova a stemperare le tensioni chiedendo - a fronte dei rilievi dello stesso Zaia e dei governatori Fontana e Fedriga sul dpcm - di far prevalere gli "interessi istituzionali". Le Regioni di destra "possono essere soddisfatte del risultato ottenuto sull'adozione di nuovi test e sulla modifica delle regole per quarantena e tamponi - dice - dobbiamo continuare a collaborare". Parole che hanno come obiettivo quello di evitare lo scontro in una fase - lo confermano i numeri, con quasi 6mila nuovi casi e l'impennata delle terapie intensive - che richiederà molto probabilmente nuovi interventi. 

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Cosa dice il dpcm

Negli allegati al dpcm viene confermata una capienza massima per il Tpl "non superiore all'80%" che però, fanno notare dal Cts, in molti casi si è già tradotta nel 100%. Ecco perché gli scienziati avevano chiesto che si tornasse ad un'occupazione del 50%, una percentuale che, secondo l'Associazione delle aziende del Tpl (Asstra), lascerebbe però a piedi circa 275mila persone al giorno . Su questo diverse Regioni hanno alzato il muro: se volete ridurre la capienza deve scattare la didattica a distanza per gli studenti delle superiori. Il no di Conte è stato netto. "Non c'erano e non ci sono ora i presupposti. Per la scuola abbiamo fatto tanti sacrifici in termini di investimento di risorse e impegno per consentire ai ragazzi di tornare a scuola in condizioni di sicurezza e continueremo a farlo". Come se ne esce? Il Cts, nell'ultima riunione con il ministro Speranza, ha ribadito "l'assoluta necessità" dei controlli su bus e metro e ha rilanciato una serie di proposte fatte già a maggio, come lo scaglionamento degli ingressi e l'apertura delle Ztl.

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