Boccia: “Passaporto sanitario contro Costituzione". Solinas: "Litania neocentralista"

Politica

Il ministro degli Affari regionali in audizione alla Commissione Federalismo fiscale della Camera: “Una Regione non può adottare provvedimenti che ostacolino la libera circolazione delle persone”. Poi ha comunque sottolineato che su ogni decisione peseranno le indicazioni degli esperti. La replica del governatore sardo: "Vuole riaffermare una supremazia prepotente dello Stato rispetto alle Regioni"

Il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia si dice contrario al passaporto sanitario proposto dal governatore della Sardegna Christian Solinas per viaggiare durante la fase 2 dell’emergenza Coronavirus (AGGIORNAMENTI LIVE - LO SPECIALE). “Rileggete l'articolo 120 della Costituzione: una Regione non può adottare provvedimenti che ostacolino la libera circolazione delle persone. E poi se gli scienziati dicono che non ci sono passaporti sanitari, non ci sono”, ha detto Boccia in audizione alla Commissione Federalismo fiscale della Camera. La replica di Solinas: "Dal ministro Boccia non ci saremmo aspettati l'inutile litania neocentralista che vuole riaffermare una supremazia prepotente dello Stato rispetto alle Regioni nell'architettura della Repubblica come definita da novellato titolo V".

La risposta di Solinas

Il governatore sardo Solinas, rispondendo a Boccia, afferma che "qui non è in discussione la libera circolazione come strumentalmente evocata dal ministro Boccia, ma l'esigenza di un bilanciamento virtuoso tra valori e interessi costituzionalmente garantiti, a partire dalla tutela della salute pubblica". Per Solinas "è a dir poco sorprendente che parli di incostituzionalità di una proposta come il certificato di negatività al virus chi ha derogato a norme costituzionali e diritti fondamentali con atti amministrativi emergenziali".

Boccia: “Se Regioni riaprono, no a distinzioni”

Sulle eventuali riaperture delle regioni dal 3 giugno, Boccia ha spiegato: "Nei prossimi giorni con l'ultimo clic che riporterà il Paese a muoversi ci dovrà essere anche quello del buonsenso. Se tutte le regioni ripartono, ripartono senza distinzioni sul profilo dei cittadini di ogni regione, la distinzione tra cittadini di una città rispetto all'altra non è prevista, se siamo sani ci muoviamo. Diverso è prevedere una fase di quarantena, ma non siamo in quella condizione. E anche in quel caso ci vuole un accordo tra le parti". Così il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia. Boccia, in audizione alla Commissione parlamentare sul Federalismo fiscale, ha sottolineato che comunque in ogni decisione peseranno le indicazioni degli esperti.

“In Lombardia un’ecatombe, nel resto d’Italia un dramma”

Le province lombarde di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e quella di Piacenza in Emilia Romagna "hanno vissuto un'ecatombe, il resto del Paese un dramma. Non paragonerei quelle province al resto d’Italia”, ha aggiunto il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, parlando di possibili provvedimenti finanziari per sostenere l'economia di quelle zone colpite dall’emergenza sanitaria.

 

"Mai bloccati materiali sanitari destinati alle Regioni"

Boccia ha poi negato che durante l'emergenza siano stati bloccati materiali sanitari destinati alle Regioni: "L'Agenzia Dogane - ha spiegato il ministro - ha fatto un lavoro difficilissimo per bloccare l'esportazione di materiali sanitari non destinati a ospedali italiani, come tamponi, reagenti, ventilatori polmonari, indirizzati a privati all'estero. Quando è stata bloccata qualche importazione dall'estero destinata alle Regioni, bastava una mail per sbloccarle. E così è stato fatto. Diverso se erano materiali destinati a privati in Italia per fare business, in quel caso sono stati bloccati. I presidenti delle Regioni sono sempre stati informati di questo".

 

"Monitoraggio Regioni funziona, non è una pagella"

Il ministro per gli Affari regionali si è poi soffermato sul sistema di monitoraggio dell'andamento della pandemia: "Funziona bene, è stato condiviso con tutte le Regioni, ogni settimana ci dà il termometro della pandemia, non è un giudizio, una pagella, non ci sono dei voti, è il tentativo di accendere luci se c'è un piccolo focolaio e se la resilienza della sanità non è piena".

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